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Crisi alla Manuli, l'intervento di Mandozzi

Ascoli Piceno | «Nell'esprimere solidarietà ai lavoratori ed alle loro famiglie in questo momento così delicato, sono convinto che si possa trovare una via d'uscita ad una situazione che è drammatica, ma che potrebbe sfociare anche in un problema di tenuta sociale...»

Emidio Mandozzi

Da Emidio Mandozzi, Capogruppo di Centrosinistra nel Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno, riceviamo e pubblichiamo quanto segue:

Con la crisi alla Manuli vengono al pettine i limiti di un territorio debole dal punto di vista del proprio tessuto industriale, che ha bisogno di (ri)trovare al più presto spinte competitive verso un nuovo sviluppo possibilmente scevro da condizionamenti dettati da imprese multinazionali che, come purtroppo abbiamo potuto constatare, seguono strategie e programmi industriali che poco hanno a che vedere con il territorio stesso.

Starei bene attento a parlare di inaffidabilità da parte di queste ultime, se non fosse che le diverse, negative esperienze vissute in questi anni, hanno dimostrato a tutti la scarsa propensione da parte di aziende come la Carbon, la Alhstrom ed ora la Manuli (senza dimenticare tutte le altre che hanno chiuso i battenti nell’ultimo lustro o che hanno drasticamente ridimensionato i numeri occupazionali), al confronto con il territorio stesso, con le istituzioni locali, con i sindacati. A questo punto non credo che sia un problema di costo del lavoro (o meglio, non il solo) e quindi di un fattore di spicciola competitività aziendale, terreno sul quale il sindacato ascolano ma anche le istituzioni si sono sempre misurate anche a costo di sanare qualche incomprensione con i lavoratori.

Credo invece che in qualche modo c’entri la scarsa adeguatezza del territorio circa servizi efficienti, con il Piceno che sconta notevoli ritardi infrastrutturali. Ma il problema, a mio avviso, è anche e soprattutto il ritardo accumulato dallo stesso nostro territorio nello sviluppare un sistema industriale, ma più propriamente economico, in grado di sopravvivere autonomamente, autoalimentandosi, dal punto di vista imprenditoriale, contando sulle risorse autoctone di un Piceno che pure, negli anni che si sono succeduti dall’avvento della Casmez in poi, aveva le potenzialità per farlo.

Non è mai troppo tardi, e l’impegno che il Governo centrale sta mettendo per sanare contenziosi al suo interno, creando condizioni per un nuovo sviluppo economico in aree svantaggiate come il sud Italia, in particolare verso la Sicilia (ma altri appetiti credo saranno presto mostrati anche da altri), testimonia il fatto che il Piceno in questo momento deve essere unito e coeso nel ricercare tutte le condizioni per far sì che Berlusconi si accorga che in questo nostro complesso e variegato Paese, c’è anche un territorio che si chiama Piceno ed è in crisi profonda.

Anzi, taluni suoi ministri dovrebbero già saperlo, visto che in campagna elettorale hanno fatto anche delle promesse in terra picena. Nel frattempo si tratta di vedere come uscire da una situazione, quella della Manuli, obiettivamente complessa e per nulla facile. Un punto credo debba però rimanere fermo: i lavoratori hanno già dato, e tanto.

Non più tardi di qualche mese addietro, dopo una complessa ed a tratti dura trattativa, si giunse ad un accordo tra la stessa azienda, la Rsu e le segreterie sindacali, e con una fattiva mediazione della Provincia, a che la Manuli rinvigorisse il suo rapporto con il territorio, tornando ad investire attraverso un vero piano industriale di sviluppo.

A distanza di qualche mese, di quell’accordo la stessa multinazionale ha fatto carta straccia, e questo non solo è incomprensibile, ma anche inaccettabile sul piano umano, prima che sindacale e sociale. L’azienda deve essere chiamata ad onorare quanto sottoscritto, altrimenti passa la convinzione che in un contesto come l’attuale diventa inutile fare accordi. E questo sarebbe ancora più deleterio sul piano della credibilità delle parti in causa.

Nell’esprimere dunque la mia sentita solidarietà ai lavoratori ed alle loro famiglie in questo momento così delicato, sono convinto che solo con una vera unità di intenti di tutte le forze del lavoro, politiche ed istituzionali, con una unità di tutta la città, si possa trovare una via d’uscita ad una situazione che è drammatica, ma che potrebbe sfociare anche in un problema di tenuta sociale, in un contesto territoriale dove il problema del lavoro e dell’occupazione ha oramai oltrepassato i livelli di guardia. Come sempre avvenuto in passato, il centrosinistra ed il sottoscritto in particolare, non si tireranno indietro.

Il nostro aiuto ed il nostro impegno verso i cittadini del Piceno sarà incondizionato ed incondizionabile. Sulla crisi del lavoro siamo convinti che non si debba intentare alcuna “guerra di religione” politica, e noi non intendiamo farla. Ma tutti debbono fare in toto la propria parte. Ad iniziare da quanti, in questo momento, hanno maggiori responsabilità di governo del territorio.

06/08/2009





        
  



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