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Nelle Marche c'è voglia di cambiamento

San Benedetto del Tronto | Le elezioni regionali del 2010 sono ormai nell'agenda politica. Interesseranno 13 regioni, 11 governate dal centrosinistra e due dal centrodestra. Il dibattito si sta concentrando prevalentemente su alleanze e meno sui programmi.

di Felice Di Maro

Gian Mario Spacca(foto d'archivio)

Se nelle Marche oltre al segretario regionale di Rifondazione, Marco Savelli, anche quello del Partito Democratico sarà di Pesaro il sud delle Marche sarà ancora penalizzato e in particolare San Benedetto del Tronto. Tutto lascia intendere che sinistra e centrosinistra si presenteranno uniti alle elezioni regionali del 2010 e con un programma in perfetta continuità con quello che ha impegnato l'attuale legislatura che ha dato al Piceno sviluppo zero.

Del rilancio del Porto di San Benedetto non se ne parla anche se lavori vari sono iniziati: Non c'è uno straccio di documentazione pubblica. Il terzo braccio è stato cancellato dall'agenda dei lavori. Tutto si decide nelle segrete stanze del Comune di San Benedetto. La "Democrazia Economica" tanto decantata dal Partito Democratico non esiste.

Se l'elettorato dovesse riconfermare l'attuale coalizione, nel Piceno niente è stato fatto e niente si continuerà a fare. Grazie ai due segretari dei maggiori partiti, se quello proposto nel PD sarà tale, avremo una situazione certo non nuova nel panorama istituzionale nazionale ma praticamente statica senza innovazione.

Il primo, di Rifondazione, già segretario della federazione pesarese e assessore al Comune di Pesaro, l'altro (Palmiro Ucchielli) e sempre se sarà tale (e, speriamo di no!) è stato Presidente della Provincia di Pesaro Urbino nella passata legislatura ed è stato anche senatore e quindi sa come muoversi a livello della burocrazia nel sistema dei partiti: esplicitamente sulla stampa si è dichiarato che le candidature verranno decise dai vertici.

Sia Savelli che Ucchielli hanno avuto modo di confrontarsi variamente essendo stati impegnati nella stessa città. Quando abbozzeranno uno schema di accordo, il testo da loro redatto, più o meno in tempo reale sarà approvato dall'intera coalizione senza se e senza ma come è peraltro d'abitudine nella dialettica tra sinistra e centrosinistra nelle Marche. E, in perfetta continuità la loro politica sarà ad esclusivo vantaggio del nord delle Marche.

Cosa si può fare? Non si può fare molto! Perché? Il problema vero è che le Marche sono una comunità senza rivolta. Si critica continuamente ma quando si va a votare si vota sempre per le stesse forze politiche e per prassi vengono elette più o meno sempre le stesse persone e il risultato è che il sud non esiste: il caso dell'esclusione del Piceno dal distretto della Domotica è un esempio eloquente ma se ne potrebbero citare altri. Purtroppo il sistema dei partiti è quello che è, ma cerchiamo almeno di fare un'analisi leggendo la Costituzione.

L'articolo 49 afferma che "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". A parte il "metodo democratico", i partiti sono considerati Associazioni e non hanno altro obbligo com'è noto che la registrazione e di darsi uno statuto. In pratica il Codice Civile determina il quadro giuridico. Si tenga conto che la tipologia media di uno statuto di un qualsivoglia partito è garantista solo delle scelte operate dai vertici e non tiene conto per niente o quasi delle aspettative degli iscritti.

Per quanto riguarda i simpatizzanti non esiste nessuna norma né di coinvolgimento diretto nelle decisioni e né ovviamente di partecipazione in generale. Gli elettori, sia quelli occasionali che quelli attivi e pro-attivi sono anche assenti dalle pratiche di informazione ordinaria.

Tutto è affidato alla comunicazione a mezzo stampa: esistono e solo quando si fanno le elezioni comunicazioni personalizzate con invito di voto e a volte è allegato il programma. I partiti ricevono i voti dagli elettori, incassano il finanziamento pubblico quando sono rappresentati in Parlamento, e se ne fregano in modo assoluto delle problematiche e quant'altro.

Una eccezione è rappresenta dall'Udc che considera l'elettore che abbia fatto dichiarazione di voto un amico al quale si deve rispetto anche se può capitare che le posizioni sono diverse o addirittura di rottura in funzione delle scelte dichiarate. Temo che il senatore Amedeo Ciccanti rappresenti una eccezione.

Ma perché, salva l'eccezione verificata personalmente, esiste questa pratica? Possiamo ancora andare avanti così? Certo a Pesaro, a Urbino, a Jesi, il sistema partiti a quanto pare funziona: in generale i cittadini non si lamentano. Ma attenzione! Ciò nonostante in sette Comuni della Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabili, San Leo, Sant'Agata feltria, talamello) il 17 e 18 dicembre del 2006 un referendum consultivo con il l'83,9% ha sancito la volontà di passare sotto la provincia di Rimini.

La Corte Costituzionale analizzerà il ricorso presentato dalla Regione Marche ma di certo la coesione sociale almeno a livello istituzionale nel nord non è poi tanta. Si raccoglie dai media che essendo la zona dotata di un habitat con un ottimo ecosistema questo sarebbe a rischio in quanto il riminese avrebbe un'attività di cementificazione molto intensa. Ma le leggi nazionali sull'ambiente sono uguali o no? Gian Mario Spacca, Governatore delle Marche ha presentato un programma di rilancio per questi comuni?

Il problema vero è che Sinistra e Centrosinistra trascurano le periferie e le aree caratterizzate da bassa popolazione: i sette Comuni hanno quasi 16 mila abitanti. Ma dove è che si coglie il menefreghismo veramente totale? Il punto più eclatante e sporco lo cogliamo nei riguardi del Piceno, notoriamente area in ritardo di sviluppo. Sia chiaro non è che i cittadini del Nord navigano nell'oro, ci sono disagi sociali diffusi. Ma certamente fare spesa al mercato con dieci euro è una situazione che non è mai stata rilevata dai media regionali.

Comunque c'è poco da fare, in generale i nordisti sono più bravi. Eleggono politici di professione che utilizzano pratiche articolate su più livelli: parlano bene e razzolano male. Ovviamente parlano sia nel Piceno che del Piceno ma operano (e solo per fare ciò che si può fare e s'intende anche con la crisi economica attuale) sempre e solo al nord. Grazie a loro il cetriolo cambia sempre percorso però il terminale resta sempre lo stesso.

Come cittadini del Piceno dobbiamo incominciare a prendere le distanze dalla sinistra e dal centrosinistra. Dalle critiche bisogna passare ad azioni concrete. Alle elezioni del 2010 dobbiamo presentare programma e candidati alternativi in tutta le Marche. Dobbiamo operare uno stop all'era di Gian Mario Spacca, attuale Governatore delle Marche che sembra trascurare San Benedetto del Tronto e il Piceno ma anche il nord.

 

29/07/2009





        
  



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