Il Topo Parte II
San Benedetto del Tronto | Prosegue il racconto che ha vinto l'edizione 2009 del concorso nazionale Giallocartadel Professor Francesco Tranquilli.
di Francesco Tranquilli

Bororo Guerriero
"Ciao, sono Augusto..."
"Chi?"
"Ehi, mi hai tamponato ieri, ti ricordi?"
"Oh. Sì. Augusto. Non ho avuto tempo di passare all'assicurazione..."
"No, ma non è per questo che ti chiamo..."
Silenzio sulla linea.
"Ci sei ancora?"
"E allora perché?"
Tu che dici, stronzetta? Io uomo, tu donna, sai fare due più due?
"Ecco, visto che ieri te ne sei andata un po'... insomma... mi chiedevo se magari con più calma noi..."
Dimmi tu se alla mia età e con il mio curriculum devo essere così imbranato a invitare una tipa.
"Domani parto per il Brasile."
"Ah."
Cazzo, troppo lontano.
"Ma fra un mese al massimo torno. Magari prima."
Sì, e mo' mi ritrovi, bella mia.
"E stasera?"
Ci pensa.
"Ho troppo da fare. Capisci, i bagagli e..."
"Solo bere qualcosa, scegli tu il posto e l'ora."
Ci pensa ancora. E' fatta.
"Alle Quattro stagioni, ma non prima delle dieci."
Una sfigatissima sala di tè. Io odio il tè. Ma l'ora va bene. Se ci sta, giuro che le faccio perdere l'aereo.
"Ti passo a prendere."
"Negativo. E' a cento metri da casa mia. Ci vediamo lì."
Dio quanto sono teso. Teso e incazzato. Tre quarti d'ora da solo a questo tavolinetto, con tutte ‘ste ragazzette con la bocca sporca di latte che mi sbirciano e ridacchiano. Troppo piccole siete, bamboline, crescete qualche anno e poi vi faccio ridere io.
E questa che non risponde al cellulare. Un altro minuto e me ne vado. Eh, ma gliela metto in conto. Brasile o non Brasile, alla fine mi ripaga pure questa. In natura, non con l'assicurazione. Che manco ci sarà andata, scommetto.
"Scusa il ritardo."
"Oh... io..."
Mi si siede accanto. Il sangue mi scivola via dalla faccia e si raccoglie al basso ventre. Si toglie il giubbotto nero, resta in bianco, tee-shirt e jeans, entrambi attillatissimi, e sotto il vestito niente, almeno di sopra. Devo distogliere lo sguardo sennò sbavo.
"Qualcosa che non va?"
"Pe... perché? No. Che... prendi da bere?"
Lei si guarda intorno, arriccia le labbra.
"Vediamo: un tè?"
Mi prende per il culo, oltretutto.
"Sei strano. Che hai da guardare?"
"Niente. Il bianco è il mio colore preferito."
"Il colore della purezza. Devi avere un animo nobile. Che lavoro fai?"
"Sono un consulente finanziario."
Lei prende in mano un biscotto, lo spezza coi denti, mi guarda, beve un sorso di tè al mirtillo.
"Cioè sei uno di quegli squali che negli anni scorsi l'hanno messo nel culo a milioni di persone in tutto il mondo?"
A te non ancora, stronza. Vuoi la guerra? Caschi bene.
"Be', non proprio..."
"Vuoi un biscotto?"
"Un bisc... No, grazie, non mi piacciono."
"Io li adoro. Soprattutto quelli duri. Resistono meglio agli sbalzi climatici. Mi hanno salvato la vita un bel po' di volte."
Parla masticando. Quant'è volgare. Me la farei qui subito su questo divanetto.
"Veramente? Ma... tu che fai?"
"Sono un'antropologa."
E sarebbe?
"Bello."
"Significa che studio usi e costumi delle popolazioni che sono rimaste ai margini della cosiddetta civiltà moderna."
"Pensavo ti occupassi di ruderi e fossili."
"Non ho detto archeologa. Antropologa."
"Ah, ecco."
Ma quanto se la tira. E quanto mangia. Le piacciono davvero, i biscotti.
"Conosci i Bororo?"
"Eccome! Li invito a cena tutti i sabati... no, scherzo. Sono una razza di scimmie, no?" Grandi scopatrici, a quanto ne so.
"No, quelli sono i Bonobo. Bororo, vivono nel Mato Grosso. E' da loro che vado. Che ritorno."
"Un viaggio lungo?"
"Molto. E faticoso. Per cui, adesso sarà il caso di salutarci..."
Ma vedrai se Augusto ti fa andare via così. Se non ti mette almeno le mani addosso e la lingua in bocca appena fuori da qui.
"Ma no, adesso mi hai eccitato... Incuriosito voglio dire: il Mato Grosso, i... Borono, mi devi raccontare di più. Ti accompagno a casa?"
Lei finisce la terza tazza di tè, indossa il giubbotto, si mette in tasca l'ultimo biscotto superstite.
"No. Magari due passi sul molo, ma solo cinque minuti."
Così pensi tu.
"Grande. Perfetto."
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24/07/2009
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