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"Chi costruisce l'unità del centro sinistra? Rossi che la pratica o Mandozzi che la predica?"

San Benedetto del Tronto | L' Associazione Piceno al Massimo: "In questi giorni dal Sindaco Gaspari e dal Coordinatore del Pd Gregori sono arrivati appelli all'unità un po' ridicoli ed un po' patetici per trasformare la vittima in carnefice e i carnefici in salvatori della patria".

Riceviamo e pubblichiamo questa nota stampa firmata dai seguenti membri dell’Associazione Piceno al Massimo Angela Pazzi, (Presidente) Doriana Carosi, (vicepresidente) Vincenzo Castelli, (socio fondatore) Fabio Curzi, (socio fondatore) Roberto Gobbato, (socio fondatore) Olimpia Gobbi, (socio fondatore):

I dirigenti del PD hanno deciso di candidare Emidio Mandozzi contro il presidente in carica Massimo Rossi, l’unico in grado di battere la destra come confermano i risultati elettorali e dicevano già prima delle elezioni il sentire comune, il gradimento e la stima trasversale alla persona.

Ciò è stato fatto consapevolmente e secondo una strategia pianificata e portata avanti nonostante le diffuse contestazioni di un’ampia parte della base dei partiti e dell’opinione pubblica. Ora, di fronte all’imprevisto successo elettorale ottenuto da Massimo Rossi, che con i suoi 24.804 voti ha superato il consenso ottenuto dal PD, quegli stessi dirigenti, che testardamente hanno consumato la divisione, invitano gli elettori a mobilitarsi contro la destra per salvare l’unità del centro sinistra.

Dice Giovanni Gaspari: “è sotto gli occhi di tutti il dato del successo personale e delle liste che appoggiavano Massimo Rossi. […]Però quello che mi sento di dire è che bisogna fare politica guardando avanti, evitando rancori da una parte e dall'altra…Non prevalgano gli asti personali sugli interessi del territorio. I sentimenti negativi non hanno nulla a che vedere con le esigenze e le priorità dei cittadini”.

Aggiunge Gregori: “Non lasciamo che i rancori personali abbiano il sopravvento sulla politica e sull' intelligenza politica che da sempre ha contraddistinto il popolo della sinistra”.

La finalità vera di questi appelli (a dir la verità un po’ ridicoli ed un po’ patetici) è trasformare la vittima in carnefice e i carnefici in salvatori della patria; è far apparire come capricci, come piccoli ma in fondo umani e perciò superabili dissapori privati le gravi scelte fatte a danno del territorio, fino a renderne invisibili ed irriconoscibili l’ origine e le responsabilità.

Questi accorgimenti di bassa retorica rivelano la percezione e la concezione che certi dirigenti politici hanno dell’elettore, visto come una massa informe “di manovra” senza ragione e senza memoria. Altro che opposizione alla destra!

In questo disprezzo c’è una inquietante somiglianza con la cultura berlusconiana, che viene persino biecamente superata nella doppiezza dell’apparente antiberlusconismo. Chi ha posizioni di responsabilità nel maggiore partito di sinistra è consapevole degli effetti che hanno questi appelli? Un effetto a breve termine è sicuramente quello di far decidere “per il mare” molti cittadini “consapevoli” che hanno sia intelligenza che passione politica.

Un effetto a lungo termine, ancora più preoccupante, è quello di impoverire il dibattito politico locale, contribuendo ad alimentare sfiducia nelle istituzioni politiche rappresentate come teatrini di lotte personali e risentimenti, consumando così definitivamente quel tessuto sociale di legami e fiducia che è sempre stato un terreno generativo di consensi per la sinistra.

Creando dunque le condizioni per un dominio culturale, ed a lungo andare pervasivo, della destra. Nella realtà, e fuori dagli appelli, sappiamo bene che c’è chi coltiva con impegno l’unità del centro sinistra pensando anche al suo futuro e chi ritiene sufficiente predicarla, paradossalmente persino nel momento in cui la distrugge.

Noi di Piceno al Massimo sappiamo riconoscere chi pratica l’unità e chi è in una prospettiva positiva di costruzione autenticamente aperta al futuro. Per questo guardiamo ai progetti ed ai risultati; guardiamo ai metodi ed alla loro capacità di far evolvere il sistema democratico verso forme sempre più avanzate di cittadinanza attiva e responsabile; guardiamo ai linguaggi, alla loro trasparenza e correttezza, ai modi della campagna elettorale, alle persone…

Insomma noi decidiamo se e chi votare sulla base dei fatti, dei comportamenti e non dei giochi di parole.

17/06/2009





        
  



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