Parte domani il Giro del centenario, che non è il centesimo della serie, ma solo il novantunesimo
San Benedetto del Tronto | Novelli: "Se la prima volta di un Giro d'Italia in bici risale al 1909, lo scarto di nove anni è la cicatrice degli anni perduti per le due guerre mondiali del secolo scorso che il Giro ha impressa nella sua storia".
di Renato Novelli

Inizia domani il Giro D'Italia e, come per gli anni passati, ilQuotidiano.it vi terrà aggiornati con i "pensieri quotidiani" del Professor Renato Novelli
Quando il Giro cominciò, il Tour de France passava al settimo anno. Imperava l'ottimismo della belle epoque, la fede nell'avvenire, garantito dall'incalzare di invenzioni prodigiose che dalla seconda metà dell'Ottocento, avevano inaugurato una gara di velocità dell'intera umanità. La bicicletta come simbolo (cavallo di ferro) della modernizzazione veloce era stata soppiantata dalle auto.
Da mezzo simbolico della modernità, era divenuto lo strumento di lavoro e di spostamento dei poveri, simbolo di fatica e di velocità. Il ciclismo, come sport, mise insieme simbolicamente aspetti apparentemente incompatibili: l'uso del mezzo moderno e l'eroismo individuale, la velocità del mezzo e la fatica sovrumana del singolo, la dedizione totale allo sport che nasceva e la fantasia bizzarra del comportamento eroico.
I ciclisti insieme ai piloti della guerra aerea durante il primo conflitto mondiale, rappresentavano la morale coraggiosa dei cavalieri coniugata con gli strumenti più avanzati della modernità. Furono eroi omerici, come sostiene Roland Barthes, identificati attraverso gesta individuali. Il mito si divise presto in tre: quello del dominatore dell'intero Giro, quello dell'impresa straordinaria che dava la vittoria finale, quello del gesto di grandezza fuori dalla vittoria.
Costante Girardengo, il primo campionissimo, (il secondo a ricevere questo titolo fu Coppi), primo prototipo del dominatore, vinse due giri nel 1919 con 6 vittorie di tappa, due secondi posti su 10 totali, nel 1923 con 8 vittorie su 10 rimase famoso per un episodio diverso. Nel 1921, dopo aver vinto le prime quattro tappe, nella quinta, Chieti - Napoli /264 Km.), dopo pochi chilometri, si scontra con un altro ciclista e distrugge la bici.
Gli avversari si scatenano, Girardengo rimonta in sella, si avvicina, perde di nuovo terreno, poi sul Macerone la salita terribile che porta al Piano dlle Cinque Miglia, scende dalla bici stremato, traccia una croce nella terra morbida fuori dalla strada, si siede su un muretto. Tra i dominatori solo lui, Binda, Mercx e Bugno hanno vinto il Giro restando al comando dal primo giorno. Bartali, Coppi, Pantani furono campioni da impresa. Coppi una la fece nella tappa San Benedetto del Tronto - Roccaraso, staccando tutti sulla salita di Rocca Pia.
La tappa partì dalla piazzetta del vecchio comune. Coppi e Bartali dormirono ospiti in case di maggiorenti. Più volte Bartali ha espresso il desiderio che accanto a lapidi dedicate a Coppi e a lui, ce ne fosse una dedicata a loro due insieme. Magari il comune di san Benedetto potrebbe accontentarlo.
Gaul(1956) e Hampsten(1988), vinsero grazie ad una bufera di neve. Gaul, in particolare staccò tutti sul Bondone dopo che il suo direttore il mitico Learco Guerra (detto in stile omerico la locomotiva umana) lo aveva fermato e gli aveva rovesciato addosso un secchio di acqua calda che diminuì solo su lui l'impatto del freddo della neve.
In cento anni, il Giro non è cambiato. E' rimasto il luogo delle imprese, delle passioni individuali, della politica delle alleanze e delle combine tra concorrenti. Anquetil racconta che nel Giro da lui vinto nel 1960, Il suo trainer Geminiani, nelle ultime tappe aveva conquistato l'apporto di ben 5 squadre. Ma questo fatto non cancella le cronometro capolavoro del biondino francese.
Il Giro del centenario parte con lo sguardo rivolto al passato, come l'Angelo della storie nel ritratto di Paul Klee. L'evento più mediatico internazionale è il rientro di Armstrong in una gara a tappe. Gli italiani aspettano un altro ritorno, quello di Basso, dopo la squalifica, dato come favorito dai bookmakers. Ci saranno anche Sastre, vincitore dell'ultimo Tour de France e il forte Menchov.
Cavendish, forse il velocista più forte e diverso,(ricordate la Sanremo), corre un giro parallelo, come il famoso apologo della modernità dell'azione parallela dei diplomatici dell'"Uomo senza qualità" di Musil.
Il percorso sembra essere duro e interessante. Le Alpi arrivano presto. La tappa decisiva potrebbe essere, il 25 Maggio, la Pergola - Monte Pietrano nell'alto pesarese che introduce i muri, le salite a strappi severi. Saremo già oltre la metà del Giro. La tappa abruzzese del Block House si farà, malgrado il terremoto. Armstrong ha proposto di devolvere i premi di quel giorno a giovani corridori abruzzesi. In ogni tappa ci saranno i prodotti dell'iniziativa "Abbruziamo", una raccolta di euro per la ricostruzione.
L'ombra lunga del doping copre ancora l'allegria solare del Giro, ma sapremo se ne stiamo uscendo e possiamo tornare ad emozionarci per lo sport più cavalleresco ed umano del mondo. Poi pensiamo se Cunego potrà tornare quello del 2004, se Nibali crescerà, se il vecchio e indomito Simoni(vincitore 2001 - 2003) o l'elegante Garzelli (vincitore 2000), svolgeranno un ruolo decisivo o addirittura ipotecare la vittoria finale, se emergerà un nome nuovo e se Armstrong quando dichiara di non poter competere con Basso e Di Luca (dominatore del 2007), stia mentendo e non punti come dice ad una vittoria di tappa, ma alla maglia rosa.
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08/05/2009
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