Fiera del libro di Torino: uscire dal guscio
San Benedetto del Tronto | Si è conclusa lunedì la XXII fiera del libro di Torino dal titolo ricco di suggestioni e richiami di grande attualità: IO, GLI ALTRI, occasioni per uscire dal guscio
di Maria Teresa Rosini
Un bilancio positivo oltre ogni aspettativa come ci confermano alcuni dei dati comunicati dagli organizzatori nella conferenza stampa di chiusura.
o 307.650 i visitatori di questa edizione che registra un incremento del 5% rispetto all'edizione 2008
o Un buon 10% in più di vendite rispetto al 2008 per le case editrici, senza distinzione di grandezza tra gli editori grandi, medi e piccoli.
o 850 gli incontri in programma animati da oltre 2.000 relatori e ospiti e cui hanno assistito 70.000 spettatori nelle 24 sale e spazi convegno.
o L'Egitto, paese ospite, ha riscosso un grande successo tra i visitatori: lo scrittore egiziano più prestigioso e applaudito Ala Al Aswani
o Anche il Bookstock Village, sezione della fiera dedicata ai bambini e ai ragazzi, ha riscosso un grande successo: 32.000 gli studenti delle 1.560 classi che hanno partecipato alle attività programmate.
Al di là delle cifre, visitare la fiera del libro di Torino, che dall'anno prossimo tornerà a chiamarsi Salone internazionale del libro, è un ‘esperienza avvolgente nella quale l'unico rammarico è la durata troppo breve per cui le molteplici sollecitazioni in cui si è immersi fanno appena in tempo a suscitare appetiti insaziabili che già diventano rimpianto: di non aver assistito a quell'incontro, a quella conferenza, a quella presentazione, di non aver visitato quello stand, di aver scelto qualcosa e rinunciato ad un mucchio di altre esperienze.
L'atmosfera è positivamente caotica e orientarsi nell'enorme superficie espositiva non sempre agevole: ovunque vaghi lo sguardo da stand dalle forme e dalle scenografie più inconsuete occhieggiano libri, titoli, immagini, sorta di sirene ammalianti cui si fa fatica a resistere senza fermarsi, sbirciare, ma lasciarsi andare potrebbe essere pericoloso...e, quindi, una rigorosa e irrinunciabile tabella di marcia ci porta a zigzagare tra sale rosse, gialle e azzurre, dei 500, spesso dislocate a distanze non trascurabili le une dalle altre, in cui i protagonisti dei più eccitanti dei nostri sogni e delle nostre curiosità culturali ci consentiranno per un tempo purtroppo breve, di ridurre la distanza che ce ne separa.
L'approccio con la fisicità dei grandi protagonisti della cultura è spesso, in qualche modo, deludente: si stenta a crederlo, ma apparentemente sono proprio persone come noi e la loro naturalezza sembra sfacciata se commisurata alle doti, spesso sorprendenti, di affabulatori e comunicatori che manifestano.
Ascoltandoli sei portato a credere che è quasi magica la possibilità che dai loro neuroni il pensiero, le idee possano passare alle nostre cellule cerebrali, solleticarle, spingerle a una reazione, sopraffarle: in ogni caso non lasciarle mai come erano.
Ciascuno di noi si presenta ad ascoltarli con un intero universo personale di idee, convinzioni, pensieri ed emozioni ed è sufficiente una frase, un collegamento, una similitudine a spalancarci scenari inimmagginati come tessere mancanti di un puzzle che si incastrano perfettamente in un "paesaggio" di cui precedentemente non ci riusciva di cogliere il senso.
E, un po' come succede con i libri, quando l'esperienza si conclude ci si sente un po' orfani, in una sensazione di abbandono: chi potrà di nuovo costringerci ad un legame così saldo e intimo con un'altra mente, riusciremo di nuovo a sentirci così sorprendentemente vivi e profetici riguardo la realtà, la nostra vita, il mondo?
Intanto galoppiamo verso la prossima sala, il prossimo incontro, verso un panino preso al volo, mentre dubbi amletici o certezze incrollabili sedimentano in noi e lo faranno a lungo, che lo vogliamo o no.
A sera si coglie la stanchezza nello sguardo degli ultimi visitatori quasi delusi di dover fare i conti con la propria resistenza fisica ormai esaurita e i propri appetiti mentali ancora attivi e curiosi di assaggiare. Le sale si svuotano gradualmente, quasi forzatamente perché alle 23 la fiera chiude, così ci si può trovare a pensare che tutto questo è anche lavoro, che deve esserci una enorme macchina organizzatrice e un gran numero di persone che ha contribuito alla ginnastica dei miei neuroni....
E allora mi dico che non è vero che la cultura e i libri sono noiosi e che riflettere sulla realtà e sulla nostra comune condizione di uomini di questo tempo è esercizio fondamentale. Forse per qualcuno "uscire dal guscio" e incontrare gli altri è più difficile, ma la conoscenza e la riflessione sulla realtà è davvero l'unica possibilità che abbiamo di sentirci, di essere, uomini liberi.
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20/05/2009
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