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Il Marchigiano Michele Scarponi vince la sesta tappa

MAYRHOFEN IM ZILLERTAL | Di Luca ancora in rosa. Armstrong a 4 minuti e 30 secondi.

di Renato Novelli

Michele Scarponi(foto d'archivio)

Tappone lungo finalmente 2248 Km.)dall'Italia all'Austria, fuga lunga d'altri tempi(193 Km.) prima un gruppetto dal KM 50 (Davanti, dal km 50, ci sono Kiriyenka (Caisse d'Epargne), Scarponi (Diquigiovanni-Androni), Gatto (ISD), Bonnafond (Ag2r), Klostergaard (Saxo Bank), poi un binomio (Scarponi e Kiriyenka), infine conclusione solitaria di Michele Scarponi da Jesi, come Federico II imperatore.. Scarponi eroe due volte.

Per la fuga e perché è tornato alle gare dopo una lunga squalifica per essere stato implicato nell'Operazione Puerto in Spagna. Coinvolto nel 2006 e poi nel 2007, aveva ammesso di essere responsabile di uso di mezzi illeciti.

All'inizio della stagione aveva vinto in modo convincente la Tirreno -Adriatico. Oggi ha identificato la fuga giusta, l'ha agganciata, condotta fino al traguardo, mentre gli altri cedevano. Una buona fetta di gloria la porta nel letto della stanza d'albergo anche Kiriyenka, bielorusso, non nuovo alle fughe da lontano.

Non azzecca, invece, quasi niente Garzelli vincitore dell'ormai lontano Giro del 2000, ma spesso movimentatore di fughe di qualità. Ieri giornata nera. Si trova a 6 minuti dalla maglia rosa. Si inserisce in molti scatti, ma non va nella fuga giusta. Molto rumore per nulla, direbbe William Shakespeare. Ma buon per lui e per chi gli proporrà una qualche alleanza. Per il resto tutto normale senza farsi male.

Armstrong ha perduto ancora dal gruppo dei migliori. Il suo Giro comincia nella cronometro delle Cinque Terre, detta da molti girini il trappolone. Ma le speranze di una sua vittoria finale sembrano remote. Guaio mediatico per il Giro. Potrebbe tentare una resurrezione Vespa, a Porta a Porta. Ma non arriva negli States.

L' impresa di Scarponi fa piacere. Le grandi fughe stanno al ciclismo come i capolavori del cinema stanno ai grandi attori. Il Giro si nutre di imprese solitarie come Nanni Moretti si nutriva in un film lontano, di Nutella. Le fughe scacciano i cattivi pensieri a cui questi anni ci hanno abituato. Ci vuole un "bel labirinto di cuore umano" per continuare a seguire con dedizione uno sport dove non sai se il vincitore del Tour de France ha vinto veramente o verrà declassato Un "sovvertimento dei sensi", come scrive Stefan Zweig nel romanzo omonimo descrivendo la forza perversa di un amore programmato con oscuro sentire.

A proposito di romanzi consiglio una lettura per celebrare il falso centenario del Giro novantaduenne: "Addio Bicicletta" scritto da un Gianni Brera trentenne, irriverente, narratore degli albori del ciclismo. Il decennio tra i due secoli, fino all'inizio di quel Giro del Maggio del 1909, fu decisivo per la gestazione dello sport, moderno. La Gazzetta uscì nel 1896, articoli di ginnastica e record e anche reports sui duelli. Per fortuna., la bici finì presto di essere la moda dei ricchi alla moda.

Prima la Sanremo, poi il Giro la trasformarono in strumento di uno sport umanissimo, un'epopea di eroi poveri e matti (che diventavano anche ricchi o benestanti, ma rimanevano matti). Nello stesso corso di tempo, la sana e proletaria scazzottata cancellò dalla Gazzetta i languori omicidi dei duelli e si chiamò pugilato.

Lo sport era nato.

14/05/2009





        
  



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