Problemi e nuove esperienze dal mondo dellinformazione al Festival del giornalismo di Perugia
San Benedetto del Tronto | I temi, le analisi, le esperienze presentate e le riflessioni suscitate nel pubblico hanno costituito un contributo significativo nel delineare le problematiche più controverse relative al mondo dell'informazione.
di Maria Teresa Rosini
Festival Giornalismo 2009
Filo rosso che ha trasversalmente attraversato tutti i confronti e le discussioni il rapporto, o forse la contesa, tra il giornalismo tradizionale e le nuove forme di informazione on line che oggi sono una realtà di grande rilevanza.
Se l'informazione on line (nella variegata gamma delle sue manifestazioni) è stato osservato, può apparire più democratica, aperta e "militante" nella ricerca della verità rispetto alla carta stampata spesso più cauta o asservita, il rischio che comporta è quello di un'eccessiva frammentazione della realtà in cui molte verità (ognuno può darne la sua versione) finiscono con l'elidersi a vicenda con la complicità di un'assenza di regole e responsabilità che spingerebbe chiunque ad improvvisarsi "scrittore della realtà".
Se la situazione è quindi fluida e si discute sul senso, i limiti e le potenzialità delle nuove ed originali forme assunte dalla costruzione e dalla comunicazione dell'informazione, le innovative esperienze che sono state presentate testimoniano del tentativo di coniugare l'uso della rete con quello di canali più tradizionali (televisione e stampa), o di trasformare il fenomeno del citizen journalism in collaborazioni strutturate e organizzate tra professionisti, per così dire, tradizionali, e utenti che diventano pure essi operatori dell'informazione (la francese Rue89.com e Current) in un ambito, però, di responsabilità e regole.
Presente dal campo della nostra attualità e ampiamente rappresentato negli incontri di Perugia anche il tema sempre aperto dell'oggettività o della soggettività dell'informazione, della sua indipendenza, dei suoi rapporti con la politica e con le altre istituzioni: ne hanno discusso Gianni Riotta (molto contestato dal pubblico giovanile) e John Lloyd del Financial Times.
La significativa presenza di giovani, in gran arte impegnati a costruirsi un futuro professionale nel mondo dell'informazione (riservato ai pochi che avranno capacità e determinazione per conseguirlo, ci ricorda Vittorio Zucconi), è un altro dato del festival che proprio all'azione e alla generosità di un giovanissimo giornalista, Giancarlo Siani del Mattino di Napoli ucciso dalla camorra nel 1985, ha dedicato il premio giornalistico "Una storia ancora da raccontare"i cui vincitori quest'anno sono risultati Alberto Solmi, per la sezione carta stampata, e Sandro Di Domenico e Federico Tosi per la sezione video.
Molto atteso l'incontro con i vanguard journalists americani del team Current US, un gruppo di giovani impegnati in tutto il mondo in un nuovo giornalismo di inchiesta per scoprire le realtà meno visibili e meno frequentate dal giornalismo tradizionale e che testimoniano di un nuovo modo di indagare e dare rilevanza ai fatti.
Entusiasmanti per le capacità comunicative e la rilevanza dei temi affrontati, gli incontri con i grandi professionisti del giornalismo italiano da Sergio Romano, che ha tenuto una lectio magistralis, a Vittorio Zucconi, Michele Serra, Ezio Mauro, Marco Travaglio, Gianni Riotta, Toni Capuozzo.
Molto emozionante anche l'intervento di Rosaria Capacchione del Mattino di Napoli, impegnata da anni in inchieste relative alla camorra e costretta ad una vita sotto scorta per le minacce ricevute al pari dello scrittore Roberto Saviano e del magistrato Raffaele Cantone, anche lui presente a Perugia per parlare della realtà della lotta alla camorra in Campania che vede giornalisti, magistratura e imprenditori in prima linea.
Infine, ma non certo ultimo per importanza, un tema centrale in un mondo, quello dell'informazione, nel quale il predominio maschile, nonostante le eccezioni, sembra essere ancora una realtà: sulla discriminazione di genere nell'ambiente dell'informazione si sono confrontate giornaliste italiane e straniere, con sorprendenti divergenze di vedute e di consapevolezze sull'argomento: Alexandra Foderl-Schmid, direttore di Der Standard (Austria), Svetlana Mironyuk (Agenzia Novosti, Parigi), Maria Laura Rodotà del Corriere della sera, Annalisa Spiezie vicedirettore di Studio Aperto. Sembra che le giornaliste straniere abbiamo minori occasioni di rilevare la presenza di discriminazioni e in generale avvertano con menor disagio il problema.
Che sia responsabilità del più "maschilista" mondo giornalistico italiano?
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07/04/2009
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