Obama, l'Europa e il mondo
Roma | Il presidente americano è riuscito a infiammare il cuore dei giovani europei dichiarando il suo no alle armi nucleari e il suo impegno per l'ambiente.
di Massimo Teodori

Barack Obama
Il G20 di Londra, insieme agli altri incontri di questi giorni - il sessantesimo anniversario della Nato sul Reno e il prossimo vertice tra Unione Europea e Stati Uniti - sembrano acquistare una portata storica nel dischiudere un nuovo e più felice orizzonte per il mondo intero.
Fino a un anno fa la comunità internazionale era disgregata e in balia di un'incipiente crisi economica. L'America, rimasta unica superpotenza, era invisa a tutti. Le istituzioni internazionale, in primis l'Onu, sembravano inceppate. Le potenze emergenti, Cina, India e Brasile, erano considerate estranee o fuori gioco. L'Europa era paralizzata da rivalità interne, in preda a un diffuso antiamericanismo che la allontanava dall'altra sponda dell'Atlantico.
Negli incontri di Londra e del Reno sono invece emersi molti elementi che fanno ritenere superata la tendenza negativa. Gli Stati Uniti di Obama hanno vinto l'handicap della nazione più odiata della terra; e quindi hanno potuto esercitare quella leadership fondata non sulla forza militare ma su iniziative efficaci e sulla co-partnership che da tempo si era perduta.
Con il rientro nella Nato, la Francia è parsa abbandonare quell'orgoglioso sciovinismo che da sempre la caratterizza. La Cina è divenuta l'interlocutore indispensabile per affrontare la crisi economica. Il dialogo con la Russia di Putin ha ripreso dopo i conflitti su armi stellari e Georgia. Gli accordi multilaterali per affrontare i grandi problemi del globo, si sono rimessi in moto.
Ma il successo del tour di Barack Obama non è solo di immagine, né la valenza di questi mega-incontri si esaurisce nella cornice scenografica e nell'amplificazione mediatica. Le decisioni che sono state prese sono tutte significative se, come è possibile, rappresentano l'inizio di un nuovo trend di cooperazione internazionale.
Di fronte alla crisi sono state soddisfatte sia le richieste americane di immettere molto denaro liquido per rianimare il mercato attraverso istituzioni come il Fondo monetario internazionale, sia le pressioni francese e tedesca per nuove regole più stringenti per la finanza internazionale.
Altrettanto importante è stato il vertice Nato che ha preso atto della persistente minaccia terroristica di Al Qaeda che deve essere affrontata con la solidarietà degli occidentali, in primis della vecchia Europa che in passato ha evitato responsabilità dirette anche sulla prima linea dell'Afghanistan.
Ultimo ma non minore segnale del nuovo clima è il fatto che il presidente americano è riuscito a infiammare il cuore dei giovani europei dichiarando il suo no alle armi nucleari e il suo impegno per l'ambiente.
Certo, queste decisioni non sono risolutive dei mali del mondo. Ma costituiscono il segno che qualcosa si è messo in moto verso quella meta che è ‘il nuovo sistema internazionale', senza il quale in tempi di globalizzazione sarebbe molto difficile andare avanti, innanzitutto per superare la crisi economica.
Editoriale pubblicato da "Il Tempo" il 4 aprile 2009 con il titolo "La nuova politica degli Usa"
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04/04/2009
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