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La fortuna di un allenatore

Fermo | Mister De Amicis, ormai da due mesi seduto sulla panchina della Fermana, analizzando il ruolo del tecnico confessa che spesso è la buona sorte a fare la differenza.

di Walter Carelli

Giuseppe De Amicis

Arrivato in un momento di sconforto, è riuscito a creare entusiasmo intorno alla squadra e ha avuto il grande merito di crederci sempre, anche quando il campionato sembrava fosse già chiuso. Giuseppe De Amicis, nato a Teramo il 22 aprile 1967, da allenatore ha vinto il campionato di Eccellenza con il Centobuchi e ha guidato il Real Vallesina. Ex calciatore professionista, ha fatto parte di formazioni blasonate quali Teramo, Ternana, Cagliari, Reggina, Chieti e Maceratese. Alla vigilia di questo caldo finale di stagione lo abbiamo incontrato per discutere sulla figura dell'allenatore.

Allora mister, cominciamo dallo spiegare cosa c'è alla base del mestiere di un tecnico.

Credo la fortuna sia un fattore decisivo. E' fondamentale trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Un allenatore deve avere ovviamente delle capacità, ma molto dipende dalle situazioni in cui si trova a lavorare. Società, piazza e giocatori hanno un peso rilevante. L'armonia di tutte queste componenti crea le condizioni migliori per rendere al massimo.

Nella sua lunga carriera ne ha incontrati di tecnici. Ce n'è qualcuno che le ha lasciato qualcosa di particolare?

Innanzitutto tengo a precisare che con tutti gli allenatori che ho avuto ho sempre mantenuto un buon rapporto. E tutti mi hanno dato qualcosa, così come ho ripreso dei particolari da ex compagni di squadra che in campo erano già dei veri e propri mister. Tutta l'esperienza da calciatore mi è servita, un bagaglio che porterò sempre con me e che cercherò di sfruttare al meglio.

Quali sono le caratteristiche che differenziano un allenatore bravo da uno mediocre?

Sono una serie di cose, non esiste una semplice ricetta. Un buon tecnico riesce a tirare fuori il massimo dalla rosa che ha a disposizione, utilizza i giocatori in base alle loro caratteristiche, legge velocemente la partita e trova le contromosse. Rimane umile e consapevole dei suoi limiti, gestisce con carisma il gruppo ed è capace di trasmettere le proprie idee. Fondamentale poi è il continuo aggiornamento. Un tecnico non può mai dire di essere diventato bravo, di essere arrivato, perché il suo lavoro è in costante evoluzione. Bisogna dire però che, molto più semplicisticamente, quasi sempre un allenatore viene considerato bravo quando è assistito dai risultati.

A quale allenatore di oggi guarda con maggiore simpatia?

In Italia ce ne sono tanti di bravi, abbiamo una grossa scuola. Mi vengono in mente Spalletti, Giampaolo, Colantuono, Gasperini. Ad esempio Marco (Giampaolo) è un amico, abbiamo iniziato a giocare insieme nel Teramo. Lui è diventato un tecnico molto bravo, che prepara tanto e bene la squadra sul campo.

Invece De Amicis che allenatore è?

De Amicis non è ancora un allenatore, dovrebbe diventarlo. E' agli inizi, spera di crescere con il lavoro quotidiano e con una società capace di programmare il futuro. Poi saranno i risultati e la fortuna a dire se sarà un vero tecnico.


Good luck mister!!

16/04/2009





        
  



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