Donne e lavoro: utopia o conciliazione possibile?
San Benedetto del Tronto | Gli interventi, dopo i saluti dei rappresentanti dellamministrazione comunale, Antimo di Francesco e Margherita Sorge, sono stati tutti di qualità elevata per la precisione e la chiarezza con cui le diverse tematiche sono state affrontate.
di Maria Teresa Rosini
Si è parlato di donne e lavoro domenica scorsa, 8 marzo, all'Auditorium del Comune di San Benedetto del Tronto. Un tema che non compare di frequente sulle pagine dei giornali, che non è certamente quello centrale quando si parla di questione femminile, piuttosto quello di cui, spesso, non si sanno definire con precisione il contesto e i problemi così come le risposte che la legislazione italiana prevede o le possibilità di azione delle figure istituzionali previste per garantire in quest'ambito le pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori.
L'incontro, organizzato dalla Consigliera alle Pari Opportunità per il Comune di San Benedetto del Tronto Palma del Zompo, ha voluto offrire un contributo di informazione su questo tema che in realtà è uno di quelli centrali nella vita delle donne, in quel quotidiano in cui si gioca davvero il discorso di genere sulle differenze e sui diritti.
Gli interventi, dopo i saluti dei rappresentanti dell'amministrazione comunale, Antimo di Francesco e Margherita Sorge, sono stati tutti al femminile e tutti di qualità elevata per la precisione e la chiarezza con cui le diverse tematiche sono state affrontate e sviscerate.
Intanto un resoconto accurato sulle figure dei consiglieri alle Pari opportunità, create sulla base della normativa europea e che operano a livello nazionale, regionale e provinciale.
La Consigliera alle Pari Opportunità per la provincia di Ascoli Piceno, Paola Petrucci ha fornito un quadro dettagliato delle potenzialità di azione spesso non praticate di queste figure. Si tratta di figure tecniche ( non politiche quindi) nominate dal ministero del lavoro di concerto col ministero delle pari opportunità, inquadrabili come pubblici ufficiali con competenze in ambito nazionale, regionale e provinciale. Provengono dall'ambito del mondo delle professioni, del sindacato, dell'imprenditoria e svolgono la funzione di porre atto iniziative utili a conciliare la condizione lavorativa con gli altri impegni familiari tra i quali le donne sono spesso costrette a trovare e subire equilibri precari, spinte alla rinuncia all'uno o all'altro dei due compiti o ad un sovraccarico di impegni spesso insostenibile.
Un primo problema esposto dalla Petrucci, è quello relativo al ricambio, dato che vengono nominate due figure, una delle quali in veste di supplente, che sono sottoposte al vincolo di non più di due mandati consecutivi, quindi che devono essere rimpiazzate entrambe al termine del periodo previsto con difficoltà di reperimento e formazione delle stesse.
La Petrucci evidenzia quindi il ritardo della nostra regione nell'applicazione della legge 53 (art. 9) relativamente ai congedi parentali e la necessità, per una efficace utilizzazione della stessa, della stipulazione di protocolli di intesa con gli enti locali, atto che nel nostro comune è stato firmato nello scorso gennaio. Al protocollo hanno aderito tutte le sigle sindacali, le organizzazioni delle imprese e dei consulenti del lavoro.
L'art. 9 prevede l'assunzione di iniziative che abbiano gli obiettivi di:
• Sostenere la maternità
• attivare percorsi di formazione per coloro che rientrano al lavoro dopo una lunga assenza
• agire sulle organizzazioni aziendali prevedendo tempi di lavoro più flessibili
• prevedere possibilità di sostituzione anche per figure professionali particolari come ad esempio le titolari d'azienda o le libere professioniste
Un requisito di cui la Petrucci sottolinea l'importanza, è la necessità che vi siano accordi sindacali a monte, nelle aziende, perché l'adozione delle iniziative abbia maggiori possibilità di successo.
Nel protocollo è previsto anche un "Tavolo di coordinamento" di cui facciano parte tutti i soggetti firmatari e che dovrebbe costituire uno stimolo e un sostegno all'attività dei consiglieri di pari opportunità.
La prima riunione del "tavolo di coordinamento" si è tenuta lo scorso 26 febbraio ed ha stabilito di avviare contatti coi referenti nazionali alle pari opportunità (che hanno appunto il compito di affiancare le figure locali nella presentazione di progetti) e di realizzare delle schede di progettazione "tipo" che consentano alle aziende di avere dei riferimenti nell'elaborazione dei loro progetti.
La scadenza per la presentazione dei progetti da parte delle aziende è prevista per il 10 giugno 2009.
Perché gli strumenti amministrativi e legislativi risultino efficaci, sostiene però Paola Petrucci, è indispensabile anche creare nel mondo delle aziende una nuova cultura nei confronti del lavoro femminile per arrivare alla consapevolezza che i problemi delle donne sono in realtà problemi di tutta la società, che conciliazione e condivisione servono a tutti i soggetti coinvolti per migliorare e avere opportunità diversificate e funzionali ad obiettivi generali. Acquisire il punto di vista del vantaggio per le aziende di sostenere la formazione e le migliori condizioni possibili per i propri dipendenti, conciliando e risolvendo i problemi che coinvolgono l'ambito dell'organizzazione del lavoro e quello delle famiglie, rappresenta sicuramente un obiettivo decisivo per portare gli strumenti previsti ad agire efficacemente.
La relatrice Nunzia Pandoli, attraverso la comunicazione di dati statistici ci ha mostrato come la conciliazione dei tempi di lavoro con gli altri "tempi" della vita facciano registrare ancora un' evidente disparità di condizione tra uomini e donne.
Il 78% del tempo dedicato ad esigenze familiari è a carico delle donne, con la conseguenza che:
• il 20% di esse lasciano il lavoro dopo la maternità,
• il 70% lascia il lavoro per dimissioni volontarie,
• solo il 4% riprende il lavoro dopo la maternità.
La regione Toscana, territorio in cui la Pandoli svolge il suo lavoro, è più avanti nel percorso verso una reale conciliazione tra esigenze di vita e lavoro delle donne, attraverso l'attuazione di una serie di iniziative come un'applicazione efficace del part-time, le esperienze di telelavoro, la flessibilità dell'orario e la banca delle ore.
Ma, in realtà, la redistribuzione degli impegni di cura e l'alleggerimento della condizione femminile passano anche attraverso la predisposizione di servizi sociali di vario genere per il quali il nostro paese sconta un ritardo significativo soprattutto nel contesto europeo: servizi per la cura degli anziani e per l'infanzia trovano una distribuzione insufficiente in tutto il territorio nazionale con situazioni drammaticamente carenti per le differenze significative tra nord e sud.
Affrontare la complessità dei problemi in modo sinergico attraverso la condivisione concreta di obiettivi che non riguardano solo determinate categorie sociali, ma il benessere dell'intera società, può risultare strategico anche in termini aziendali dato che la soddisfazione di chi presta la propria attività lavorativa all'interno di un'organizzazione è fattore di incentivazione della motivazione e del miglioramento professionale traducendosi, alla fine, in un beneficio economico.
E' un invito concreto alle aziende ad investire in questa direzione, superando diffidenze che sono ancora di carattere prevalentemente culturale e assumendo nuovi punti di vista in una fase in cui sperimentare il nuovo, data l'incertezza e la "fluidità" della situazione economica attuale, può fare la differenza nella prospettiva del futuro.
Le segretarie provinciale della CGIL, Barbara Nicolai e della CISL Feliciana Capretta, hanno fornito informazioni sul persistere di una evidente disparità di genere all'interno del mondo del lavoro:
- nelle situazioni di crisi economica, come l'attuale, l'emorragia di posti di lavoro femminili assume proporzioni maggiori rispetto a quella maschile.
- il ricorso al congedo parentale appare come una scelta forzata per la donna, dato che essa risulta spesso occupata in modo economicamente meno remunerativo (il gap salariale tra uomini e donne, al di là di un'uguaglianza formale, si colloca su una percentuale del 25%)
- l'incentivazione agli straordinari di fatto esclude le donne perchè gli impegni di cura familiare assorbono tutto il tempo residuo l'orario lavorativo.
Negli interventi successivi, tutti di elevato livello, un aspetto merita di essere sottolineato: quello che riguarda le relazioni tra donne, spesso molto poco solidali, e l'atteggiamento vittimistico e passivo a volte praticato nell'affrontare i problemi: entrambi, viene ribadito con decisione, non giovano alla risoluzione delle questioni di genere in cui ancora le donne sono imprigionate. Creare reti di solidarietà, assumere uno sguardo culturale nuovo anche all'interno dell'universo femminile è indispensabile per procedere nel cambiamento.
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15/03/2009
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