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San Benedetto del Tronto e piano regionale dei porti

San Benedetto del Tronto | Felice Di Maro: "La riqualificazione del porto di San Benedetto del Tronto rappresenta un'occasione per lo sviluppo economico della città".

di Mimmo Minuto

Felice Di Maro

La Nomisma, società bolognese che da quattro anni si occupa dello studio di fattibilità della società di trasformazione urbana recentemente ha presentato la fase 3 e il 16 gennaio il BUR (Bollettino Ufficiale della Regione Marche) ha pubblicato il piano regionale dei porti. Ma quale ruolo potrà avere il Porto di San Benedetto?

In quest'intervista raccogliamo le osservazioni di Felice Di Maro, laureato in economia presso l'Università Politecnica delle Marche e studioso di innovazione tecnologica e metodi matematici.

45 milioni di euro previsti dal piano dei porti dalla Regione Marche per quello di San Benedetto. Cosa significa in termini economici e finanziari?
In termini economici significa che l'insieme dei progetti può essere valutato per un costo per opere e servizi collegati in funzione di questo piano con processi globali d'investimenti pari ad un valore di 45 milioni di euro.
Mentre in termini finanziari significa che il quadro della contabilità in relazione alle entrate e uscite deve equilibrarsi con una liquidità tale da coprire i costi. Terreni demaniali e altro non possono costituire tutto l'insieme dei 45 milioni di euro. E la liquidità per la costruzione delle varie opere non deve essere disponibile tramite il sistema bancario e quello degli istituti finanziari soltanto. Se sarà così l'equilibrio contabile risulterà sbilanciato per effetto degli interessi che si pagheranno. Se i processi economici e finanziari non saranno valutati con parametri obiettivi in relazione alle risorse disponibili si avrà un saldo negativo che graverà su enti o società che avranno il compito di gestione del progetto.

Il progetto della Nomisma prevede che l'area portuale si articoli in tre ambiti. Questa scelta potrebbe essere compatibile con le risorse economiche disponibili e ipotizzabili?
Premesso che la Nomisma sta realizzando un ottimo progetto. Facccio riferimento alla fase 2 presentata dall'architetto Emilia Corradi il 25 giugno 2008 all'Auditorium di San Benedetto del Tronto nel convegno sul tema "Progetto RAST: esperienze e opportunità di sviluppo".
In quella sede il porto come "opportunità di sviluppo" è stato presentato in funzione di una riqualificazione possibile e naturalmente come occasione di sviluppo. Invito a considerare che i processi di innovazione tecnologica collegati vanno nell'insieme valutati in quanto indissolubilmente legati all'arredo dei tre ambiti individuati e il quadro di proiezioni dei costi ne deve anche tener conto altrimenti è concreto il rischio di avere aumenti progressivi dei costi.
Lo sviluppo di quella fase è stato presentato il 28 gennaio 2009 alla Commissione Assetto del Territorio del Consiglio comunale di San Benedetto del Tronto. I tre ambiti, così come sono informato dai media locali sembrano compatibili con le risorse disponibili e ipotizzabile. Oltre alla costruzione del terzo braccio a nord e la riarticolazione della darsena e e della nuova collocazione dei cantieri si devono fare anche scelte per nuove attività e non solo indotte.

La crisi in corso obbliga a fare scelte anche di breve periodo. Quale potrebbe essere l'itinerario da seguire?
Senza esitare penso che i collegamenti viari debbano essere realizzati non insieme a tutte le altre opere ma prima altrimenti si corre il rischio che resti l' attuale sistema dei collegamenti che è simile a un imbuto che non consente di svolgere funzioni ottimali di traffico da e per l'area portuale. In pratica anche per il diportismo è necessario avere una maglia di collegamenti non solo interegionale ma anche per la città e per le località della vallata del Tronto e delle altre zone interne. Ovviamente il polo scientifico e tecnologico e il parco marino potrebbero avere tempi indipendenti. Nuove residenze sia sociali che di alberghi dovrebbero avere tempi successivi a quelli delle infrastrutture.

C'è il rischio che il porto di San Benedetto nel piano regionale possa diventare di supporto a quello di Ancona?
Sì. Il rischio c'è. Per il porto di Ancona sono destinati investimenti circa dieci volte maggiori e ciò comunque limita fortemente lo sviluppo e ne segna anche le scelte del piano. Pesa come un macigno che in funzione del piano il diportismo a San Benedetto non potrà crescere più di tanto. E, si tenga conto che le attività collegate al diportismo non potranno di certo compensare quella della pesca e della cantieristica, entrambe in calo. San Benedetto, anche se potenzialmente potrebbe avere una domanda di attracco in crescita e, nell'insieme, eventi turistici di rilievo, si voglia o no, si presenta come un "supporto" di Ancona e grazie anche alle strutture viarie che è prioritario s'intende che si facciano.
Sia chiaro! Sarà solo in Ancona che si continueranno ad ospitare barche di livello se il terzo braccio non sarà in grado di avere fondali adatti. Collegare San Benedetto con il sistema adriatico del trasporto passeggeri mi sembra una opzione che potrebbe essere accolta nel piano.

Quali scelte economiche sarebbero necessarie fare per rilanciare il porto di San Benedetto e le sue attività?
Dopo la realizzazione delle opere viarie immediatamente si devono aprire i cantieri delle non impossibili residenze sociali e alberghiere e del Polo scientifico e tecnologico. In pari tempo si deve costruire il terzo braccio. Ma, attenzione, il nuovo braccio deve essere mirato verso quelle funzioni che non possono essere solo di alaggio, ossia di messa in mare di barche costruite o riparate a San Benedetto, e di attracco dei pescherecci. L'area portuale e con il nuovo braccio si deve integrare il più possibile anche con quelle funzioni collegate all'offerta turistica e alla città. Quindi, i tre ambiti indicati dalla Nomisma si possono anche arredare con infrastrutture leggere ma la scelta di piano deve essere quella di avere spazi attrezzati nei vari ambiti per attività culturali, sportive, e di spettacolo, in modo da avere un valore aggiunto. Si dovrebbe affermare un nuovo modo di cogliere i processi in atto tra scienza e produzione con le nuove frontiere tra tempo di lavoro e tempo libero. Quest'ultime dovrebbero diventare centrali per gli operatori del porto anche considerando che il lavoro è comunque un'attività intellettuale e quindi di studio. Il Polo scientifico e tecnologico, inteso come un non-luogo e distinto dalle attività in sede, deve operare con iniziative mirate nei vari ambiti individuati per far conoscere tutte quelle operazioni legate ai molteplici aspetti dal lavoro fisico a quello intellettuale. Si tenga conto che le attività legate al mare stanno da tempo al centro dei processi di innovazione tecnologica.

19/02/2009





        
  



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Felice Di Maro
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