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Giornata mondiale contro l'Aids: diffusi i dati del fermano

Fermo | Dopo il calo di fine anni novanta, dal 2004 è tornato a crescere il numero dei contagiati. Cambiate le caratteristiche del sieropositivo "tipo": ora è un uomo eterosessuale quarantenne.

di Redazione

Il "Fiocco rosso", simbolo internazionale della lotta contro l'Aids

In occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, indetta il 1° dicembre di ogni anno, l’Unità operativa Malattie infettive della zona 11 di Fermo e la Comunità volontari per il mondo hanno diffuso un comunicato congiunto in cui espongono i dati relativi alla diffusione del virus nel fermano. Anche se i numeri risultano sovrapponibili a quelli marchigiani e sostanzialmente in linea con quelli del resto d’Italia, dalle ricerche emerge che, dopo una drastica diminuzione dei casi di contagio – dal 1996 al 2000 – e una sorta di assestamento negli anni 2001-2003, si è assistito a una tendenza all’aumento a partire 2004.

Questo indica – sostengono i ricercatori – che l’epidemia non è affatto spenta e, anche se si registra un calo di attenzione sia da parte della società che delle autorità e sembrano scomparse le campagne di informazione e prevenzione, il problema non è risolto.

Dagli studi emergono alcune caratteristiche epidemiologiche diffuse in ambito nazionale e locale: prima fra tutte la sopravvivenza delle persone malate – aumentata di almeno dieci-quindici anni – e il crescente ritardo nel giungere alla diagnosi (in sei casi su dieci si arriva alla malattia conclamata senza essersi accorti della sieropositività). Si è ridotto il numero di tossicodipendenti colpiti, mentre sono aumentati i contagi per via sessuale tra gli omosessuali maschi (soprattutto giovani) e gli eterosessuali, la percentuale delle donne colpite ed i casi tra gli immigrati, che dal 1993 al 2008 sono passati dall’1,7 al 18 %. Un dato positivo riguarda la costante diminuzione di contagio nei bambini (in 12 anni sono nati 41 bambini da madri sieropositive e nessuno è risultato malato).

Concentrandosi sul territorio fermano, i dati epidemiologici provenienti dal reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Fermo ci dicono che sono state 226 le persone complessivamente seguite negli ultimi dodici mesi – 63 donne e 163 uomini – mentre altre 30 hanno avuto contatti sporadici. 18 sono i nuovi casi nella città di Fermo, di cui 5 trasferiti da altri centri e 13 nuovi casi di primo riscontro che hanno tutti contratto l’infezione per via sessuale.

Negli ultimi vent’anni sono inoltre sostanzialmente cambiate le caratteristiche del sieropositivo “tipo”: non si tratta più di un tossicodipendente maschio di circa 24 anni, come all’inizio dell’epidemia. Oggi, nella quasi totalità dei casi, è una uomo eterosessuale di 40-44anni, che si è infettato 10-15 anni prima per via sessuale; non essendosene accorto è arrivato ignaro alla malattia conclamata, avendo avuto modo, nel corso degli anni, di infettare nuove partner.

Secondo Paolo Padovani, primario del reparto Malattie infettive dell’ospedale fermano, “questa figura epidemiologica, uniformemente presente in tutta la nostra società, nella diffusione della malattia è indistinta rispetto agli altri target dell’infezione ed è più difficile da raggiungere con un messaggio di prevenzione perché non confinata in un ghetto culturale come il tossicodipendente o l’omosessuale, che proprio per questa discriminazione sociale sono facilmente identificabili anche come target della prevenzione”. Non è il rapporto sessuale in sé a costituire un fattore di rischio – continua Padovani – “ma è il modo vivace e promiscuo in cui la propria sessualità viene espletata a fare la differenza, e ovviamente l’uso del preservativo riduce enormemente questo rischio”.

30/11/2008





        
  



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