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Chi ha paura delle primarie vere?

San Benedetto del Tronto | Organizzare le primarie alla buona, è quanto di più mediocre e provinciale si può immaginare. Frustrante per gli elettori e i simpatizzanti di un partito ancora allo stato nascente ma con un seguito per nulla trascurabile.

di Tonino Armata

Tonino Armata

Un partito s’impianta, si costruisce, si rafforza e, persino, si espande quando le sue procedure di reclutamento degli iscritti sono inclusive, vale a dire aperte ad un seguito potenziale molto ampio, e le sue procedure di selezione dei dirigenti e dei candidati sono altrettanto aperte, ma anche trasparenti e competitive. Nel suo Statuto nazionale (anche nello Statuto regionale e provinciale), il Partito Democratico afferma solennemente dei principi.

Il primo, che tutte le cariche monocratiche devono essere contendibili. Il secondo, che le primarie devono costituire lo strumento principale per scegliere le candidature a quelle cariche, ovvero per consentire agli iscritti e, anche agli elettori potenziali di partecipare ai processi di selezione. Naturalmente, almeno in una certa misura, è comprensibile che il passaggio dalla lettera (e dallo spirito) degli statuti alla pratica risulti in non poche realtà locali alquanto complicato. Tuttavia, almeno su un punto, dovrebbe essere reso chiaro e affermato che non si può tornare indietro.

Qualora ci sia più di una candidatura ad una carica elettiva, si devono indire elezioni primarie vere e non si capisce perché il coordinatore comunale e la segretaria del Circolo San Benedetto Centro abbiano organizzato l’assemblea degli aderenti il 4 novembre, più di trenta giorni dopo l’approvazione del regolamento per le primarie per la scelta dei candidati alla carica di Presidente della Provincia di Ascoli Piceno (2 ottobre 2008) e la comunicazione dei candidati alle primarie quattro giorni dopo la scadenza (30 novembre 2008). Questa assurda decisione (che non è menzionata da nessuna parte dello statuto) ha certamente danneggiato chi voleva partecipare alla competizione delle primarie per la candidatura a Presidente della provincia di Ascoli Piceno.

Con tutto quello che sta accadendo, organizzare le primarie alla buona, è quanto di più mediocre e provinciale si può immaginare. Frustrante per gli elettori e i simpatizzanti di un partito ancora allo stato nascente ma con un seguito nient'affatto trascurabile come ha dimostrato qualche settimana fa l'imponente raduno del Circo Massimo, poi il rilancio nei sondaggi che vedono il Pd di nuovo al 34%, poi la vittoria elettorale nella provincia di Trento, infine l'inizio d'uno smottamento sociale del consenso a questo governo di destra.

Leggo che, un po’ dappertutto serpeggia il timore di primarie laceranti che conducano poi alla sconfitta nelle elezioni amministrative. Sembra che sia già anche successo così, ma mi riserverei di approfondire se la causa della sconfitta non fosse un partito già diviso piuttosto che il prodotto di primarie male congegnate e peggio praticate. Mi parrebbe ovvio che chi si candiderà alle primarie debba assumere il nobile e solenne impegno ad appoggiare chiunque conquisterà la candidatura.

Continuo anche a pensare che un partito che si chiama ‘democratico’ debba essere costituito da persone, gentildonne e gentiluomini, che si comportano in maniera democratica, accettando il verdetto espresso dagli elettori e che sappiano che un Partito cresce quando vince le elezioni e che, dunque, la vittoria del prescelto dalle primarie servirà a tutto il partito e quindi anche a candidate sconfitti nelle primarie. Non voglio, in nessun modo negare che le primarie sono uno strumento che produce anche tensione e delusione. Penso, poiché molti richiamano le primarie presidenziali Usa (ma quelle italiane dovrebbero essere piuttosto paragonate alla scelta dei candidati governatori Usa), al sofferto discorso di ‘concessione’ splendidamente pronunciato da Hillary Clinton.

In conclusione, le primarie vere devono produrre anche informazioni sulla biografia politica dei candidati, sui programmi e sulle priorità. Le primarie non sono mai ‘concorsi di bellezza’ e, infine, lanciano, sulla coda della mobilitazione conseguita, una campagna elettorale che deve partire con la propulsione accelerata. I cittadini coinvolti non soltanto saranno più soddisfatti, ma probabilmente saranno anche disponibili a partecipare attivamente per fare vincere il candidato prescelto.

29/11/2008





        
  



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