In assenza di servizio erogato è illegittimo chiedere il canone di depurazione delle acque. I comuni devono perciò restituire le somme indebitamente versate dai cittadini. Ribadendo questi concetti, la Corte Costituzionale – con la sentenza n. 335 del 10 ottobre scorso – ha definitivamente risolto l’annoso problema degli ingiustificati pagamenti per servizi idrici inesistenti.

L’Asppi – Associazione sindacale dei piccoli proprietari immobiliari – denuncia come, nel corso degli anni, comuni e aziende concessionarie dei servizi avrebbero addebitato ai propri utenti somme per servizi mai attivati. E qualcosa di simile pare stia avvenendo per la richiesta di canoni di depurazione delle acque anche dove non esistono sistemi di depurazione o dove vi è solo un progetto di attivazione per il futuro.

“Tale modo di agire delle aziende è stato definito incostituzionale – afferma l’avvocato Sandro Serena, presidente regionale Asppi – dalla Corte che ha precisato che tutti i comuni privi di impianti di depurazione e che riscuotono direttamente, o tramite società concessionarie la tariffa per la depurazione, debbono restituire quanto ricevuto illegittimamente da ogni singolo utente”. Quest'ultimo potrà quindi rivolgersi al proprio comune per informarsi sull’esistenza e sul funzionamento del depuratore  e, in caso di assenza, recuperare le somme versate rivolgendosi al Giudice di Pace. La modulistica relativa alla diffida dell'ente e  alla restituzione delle somme versate è disponibile gratuitamente presso la sede Asppi di Fermo.