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Erosione costiera: chiusa una strada a Marina Palmense

Fermo | L'avanzamento del mare ha creato una scarpata di due metri. Per Legambiente è il risultato di una gestione poco oculata della costa.

di Redazione

Il tratto di strada eroso dal mare

Ancora problemi per la spiaggia di Marina Palmense. Il Circolo Legambiente Fermo-Valdaso ha infatti reso noto che, dopo i lavori di ampliamento delle barriere soffolte e il ripascimento dello scorso anno - costati nel complesso circa tre milioni di euro - la spiaggia si è ritratta a nord delle barriere, creando una scarpata di circa due metri che ha reso la strada litoranea pericolosa al transito. Immediato l’intervento del Comune con la chiusura della via, anche se non pochi sono i disagi arrecati agli abitanti del luogo.

Prima di addentrarci nella questione, definiamo alcuni termini. Una barriera soffolta è una struttura posta sotto la superficie del mare, e parallela alla costa, con lo scopo di smorzare la forza delle onde. Serve, insomma, ad evitare che le forti mareggiate si riversino in modo devastante sulle coste.

A Marina Palmense diverse barriere soffolte sono state posizionate su un tratto di mare della zona sud, quella più 'turistica'. Sarà un caso che l’erosione si è verificata proprio laddove queste barriere cessano e il mare non incontra più ostacoli sul suo percorso?

Per ripascimento si intende, invece, un processo attraverso cui un certo volume di sabbia – prelevata dal fondale marino e pompata verso la riva – una volta asciugata, viene versata nelle zone dove l’ampiezza della spiaggia è ridotta, per ottenerne un avanzamento. Ciò chiarito, che cosa non ha funzionato a Marina Palmense? Secondo Legambiente l’attuale situazione è “conseguenza di una gestione della costa che non tiene conto di una visione complessiva del sistema costiero, ma che cerca di risolvere singoli problemi su pressione di amministratori locali e operatori economici interessati, con soluzioni adatte a soddisfare gli interessi locali immediati, ma che sono inefficaci o controproducenti in tempi più lunghi”.

I provvedimenti presi finora si sono dunque rivelati inefficaci, e se il ripascimento dell’anno scorso si è dimostrato poco fruttuoso - visto che la sabbia versata ha finito per essere di nuovo 'mangiata' - gli interventi effettuati per fronteggiare il cedimento della strada non hanno a quanto pare sortito effetti. “Tutto questo – continua l’associazione ambientalista – mentre la Regione Marche sta provvedendo a finanziare altri ripascimenti con sabbie fini su spiagge ciottolose o addirittura con barriere radenti, destinati quindi a durare fino alle prime mareggiate invernali”.

Per Legambiente l’unica soluzione possibile è nella ricerca: “Senza studi appropriati condotti da organismi indipendenti – come università ed enti di ricerca – e senza una visione complessiva, tale pratica di intervenire sui sistemi costieri può essere particolarmente deleteria, comportando sperpero di denaro pubblico, senza risolvere il problema, anzi con il rischio di aggravarlo”.

19/11/2008





        
  



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