Ecco perché io non boicotto le olimpiadi
Monteprandone | Raccolgo volentieri la provocazione che Antonella Roncarolo, mia cara e stimata amica, ha lanciato a proposito della opportunità di boicottare le olimpiadi di Pechino.
di Romano Speca

Il logo ufficiale delle Olimpiadi di Pechino 2008
Pur condividendo le motivazioni ideali ed emotive che sottostanno a questo invito, non condivido l'utilità di un boicottaggio, anzi proverò a spiegare gli aspetti, a parer mio negativi, di una simile iniziativa.
Per evitare che si possa pensare ad una presa di posizione dettata da motivazioni politiche o di simpatia verso il regime cinese, chiarisco subito che non giustifico per nessuna ragione il comportamento del regime cinese per quanto attiene la libertà di stampa, politica e la negazione del diritti civili, libertà e condizioni imprescindibili per ogni stato civile e democratico.
Premesso ciò, ritengo che ogni mezzo utile di pressione (tranne l'uso della forza, sia per il principio in sé, sia per evidente e ragionevole valutazione dei rapporti di forza) vada esercitato nei confronti della Cina, ma sicuramente non quello dell'isolamento e della chiusura di contatti, perché questi al contrario, aumentano gli scambi di esperienze e le contaminazioni socio-culturali.
Lo sport, storicamente canale privilegiato per rapporti e scambi di esperienze tra atleti (che sono anche cittadini) di varie nazioni è il mezzo ideale per confrontare e far emergere pubblicamente le contraddizioni di stili di vita e di condizioni diverse: gli atleti-cittadini delle varie nazioni si scambiano contatti, opinioni e valutazioni, ed essendo personaggi pubblici, veicolano nuove idee e aspettative di cambiamento.
Direi anzi che andrebbero favoriti incontri di grande portata mediatica proprio in quei paesi che hanno utilizzato l'isolamento ed il controllo dell'informazione come barriera per impedire la libera circolazione di uomini e di idee. Nonostante il severo controllo sugli inviati esteri, certamente la presenza di migliaia di giornalisti permetterà di conoscere meglio la Cina e scalfire quel muro di ferreo controllo creato in secoli di isolamento.
Aggiungo ancora un'altra considerazione e cioè che nel mondo non solo la Cina si è macchiata di vergognose repressioni, negazione di diritti umani, occupazione di stati e popolazioni sovrane (ancora proprio in questi giorni durante le olimpiadi) e quant'altro purtroppo conosciamo; molte altre nazioni in forme magari più raffinate hanno perpetrato e giustificato massacri e violenze di ogni genere. E allora si pone il problema di stilare un elenco di paesi buoni che hanno il diritto di ospitare i giochi olimpici e di paesi cattivi che non lo hanno. E chi ha la necessaria autorità e credibilità per compilare una simile lista?
Sono molto diversi i punti di vista e le opinioni sulle guerre preventive, sulle risposte militari spesso eccessive in nome della lotta al terrorismo, le pulizie etniche che non hanno vetrine mediatiche e che sono "tollerate" silenziosamente da chi potrebbe fermarle: quanti paesi sono coinvolti anche se non così apertamente? Il fatto, cara Antonella, che si possa criticare liberamente è certamente positivo rispetto a dove non si può neppure farlo, ma non assolve comunque il fatto commesso!
Se proprio vogliamo attuare un boicottaggio, facciamolo con altri strumenti che sono quelli della politica e dell'economia: avrete notato tutti che i vari capi di stato, dopo essersi chi più chi meno stracciate le vesti per la mancanza di democrazia in Cina, erano tutti in bella vista allegri e tifosi come tanti bravi bambini a sventolare le loro bandierine e si chiede poi ad uno sportivo, che ha come massima aspirazione della vita quella di una partecipare ad una olimpiade, di valutare politicamente a seconda del paese ospitante se partecipare o meno dopo essersi allenato per quattro anni? Non credo spetti agli sportivi farsi carico di questi problemi.
Senza retorica il gesto della campionessa georgiana che abbraccia quella russa, circostanza resa possibile proprio grazie alla opportunità data dalle olimpiadi, è un esempio di comportamento che vale mille discorsi politici e favorisce la crescita di coscienza dei popoli che, credo e spero, valuteranno le azioni dei propri governanti con un diverso spirito critico.
La politica nelle sedi opportune deve continuare a fare pressione per favorire la democrazia e i diritti civili, e bloccare la pena di morte così massicciamente applicata, si dovrebbero poi ancora effettuare controlli seri sulle condizioni in cui gli immigrati cinesi operano nei vari laboratori aperti in Italia, nei quali senza il rispetto di ogni elementare norma di sicurezza e di orario di lavoro si attua una concorrenza sleale verso i nostri imprenditori così vessati invece da mille controlli e gabelle varie; Gli imprenditori ancora, che mi pare non disdegnino di fare affari con il regime totalitario cinese ma anzi gareggiano negli ultimi anni in una folle corsa per accattivarsi le simpatie e i mercati del celeste impero, pretendano maggiori garanzie di qualità e di produzioni compatibili con lo sfruttamento ambientale ed infine ci siamo noi semplici cittadini che potremmo anche acquistare meno cianfrusaglie cinesi solo perché costano poco!
Facciamo tutto quello è doveroso fare, ma lasciatemi ammirare per quindici giorni ogni quattro anni gli atleti e vivere qualche sana emozione: la visione delle gare sono peraltro una lieta eccezione nel panorama della programmazione televisiva.
Ma questo è un altro argomento!
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11/08/2008
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