Boicottiamo i Giochi di Pechino
San Benedetto del Tronto | Amo tutto ciò che riguarda lo sport, ma quest'anno mi rifiuto di guardare le olimpiadi. E dovreste farlo anche voi. Formeremo insieme il team "Quelli del boicottaggio".
di Antonella Roncarolo

A dispetto delle tante proteste di questi ultimi anni, tutte le nazioni hanno mandato i loro atleti a Pechino. E per queste ed altre ragioni voglio organizzare questa silenziosa dimostrazione di protesta.
"Se volete cambiare le olimpiadi, cambiate canale".
Ad oggi nulla della cinica brutalità dei leader cinesi è cambiato, da quando il CIO decise di assegnare i giochi olimpici alla Cina. Per esempio il governo aveva promesso che non ci sarebbero state censure per i giornalisti durante i giochi, invece già al loro arrivo sono stati bloccati i siti internet di Radio Free Asia e Amnisty International.
Lo stesso regime ha rapporti politici ed economici con il dittatore sudanese Omar
al-Bashir recentemente indicato come il responsabile del genocidio e dei crimini in Darfur. La Cina investe 1 billione di dollari l'anno in Sudan e compra la maggior parte del petrolio sudanese. Ma i cinesi fanno orecchie da mercante affermando che il problema Darfur è solo un "affare interno".
La Cina usa naturalmente la stessa linea in Tibet, dove in primavera la protesta dei monaci è stata repressa ne sangue. La stessa linea è usata per i dissidenti politici in prigione. Tutti "affari interni".
Se voi siete d'accordo con tutto ciò, proseguite pure e guardate le olimpiadi. Ma se pensate che gli uomini debbano avere tutti gli stessi diritti, dovunque essi siano nati, allora facciamo in modo di far sentire la nostra silenziosa protesta.
Naturalmente alcuni lettori di questo giornale avranno subito pronte alcune obiezioni contro il boicottaggio. Ne posso anticipare quattro.
1-"Le olimpiadi non devono essere politicizzate".
Non è vero, le olimpiadi sono sempre un momento politico.
Sono state politiche nel 1936 quando Hitler le usò per mostrare al mondo la sua potenza, nel 1968 quando due atleti afroamericani, durante la premiazione, alzarono i pugni nel saluto del "Black Power", nel 1972 quando terroristi palestinesi uccisero 11 atleti israeliani e nel 1980 quando 60 nazioni boicottarono le olimpiadi di Mosca per protestare contro l'occupazione dell'Afghanistan. E una di quelle nazioni fu proprio la Repubblica Popolare Cinese.
2- "Protestare contro le olimpiadi riflette un'ideologia anticinese".
Non è vero. Io non contesto né la Cina, paese meraviglioso che ho avuto la fortuna di visitare ed amare, né i cinesi di cui apprezzo la loro antica cultura, il loro sorriso e gentilezza, la loro cucina e il forte senso del sacrificio e imprenditoriale.
Io contesto il governo cinese, non i cittadini.
Ho scritto molte pagine contro il governo americano per la guerra in Iraq, ma chi mi conosce sa che non sono antiamericana, tutt'altro.
3-"Anche paesi democratici come gli USA e i suoi alleati hanno commesso abusi contro i diritti umanitari in Iraq e altrove"
E' vero, ma io posso scriverlo e protestare e partecipare a manifestazioni, senza temere ritorsioni da parte del mio governo.
Non sono così fortunati i dissidenti cinesi.
4-" Il boicottaggio penalizza il lavoro degli atleti"
Non è vero. Gli atleti sono già a Pechino, faranno le loro gare e vinceranno medaglie.
Ma come sarebbe bello (I have a dream...) se l'audience dei giochi scendesse così in basso, tanto da far perdere ai più grandi network del mondo i diritti pubblicitari!
Sarebbe una notizia da prima pagina, naturalmente accanto a quella della vittoria di una medaglia d'oro.
Un pensiero finale.
Se voi non guarderete le olimpiadi di Pechino, non le guarderanno neanche i vostri figli. E quando, un giorno, gli storici si chiederanno come paesi liberi e democratici abbiano potuto permettere che questi giochi si facessero, i vostri figli potranno dire: "noi non lo abbiamo fatto".
Saranno fieri di ciò.
E saranno fieri anche di voi.
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10/08/2008
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