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Ora concentriamoci sulle cose da fare

San Benedetto del Tronto | "Onore a Veltroni. Veltroni sarà ricordato non per la sconfitta del PD ma per aver provocato il più grande terremoto politico che la storia nazionale ricordi, da quel 18 aprile 1948 ad oggi".

di Tonino Armata

Walter Veltroni

Archiviamo il prima possibile i commenti politici del risultato elettorale e concentriamoci sulle cose da fare. Diciamo di condividere quelli seri e di scartare le chiacchiere. Personalmente ho sentito il sangue gelare per una cupa premonizione di sconfitta, quando sono cominciate a girare per posta elettronica le barzellette contro il cavaliere.

Poi quando domenica pomeriggio ho letto sul mio cellulare un messaggio che diceva pressappoco "arrivano segnali incoraggianti, si può fare", ho capito che non c'era più nulla da fare.

Onore a Veltroni. Veltroni sarà ricordato non per la sconfitta del PD ma per aver provocato il più grande terremoto politico che la storia nazionale ricordi, da quel 18 aprile 1948 ad oggi: l'ingresso del sistema politico italiano nell'età matura. E' da tutti riconosciuto che senza il suo "azzardo" non avremmo avuto una geografia parlamentare così netta. Non possiamo dire altrettanto della cultura politica, sia a sinistra che a destra.

A Sinistra e nel PD si aprirà una stagione costituente di grandissime proporzioni, almeno si spera. Si è detto: abbiamo un leader che non è stato un vincitore ma un vincente.

Questo non basta, bisogna costruire il Partito democratico, che non è come eleggere comitati federali e segretari, ma creare un organismo che respiri a pieni polmoni, che discute, che elabora, che sappia governare non con la tecnica della mediazione, non con l'esercizio del potere ma con delle idee. Veltroni glie l'ha messa tutta. Certo non si poteva pretendere dei miracoli.

Ma per sfondare nel centrodestra bisogna affrontare la questione settentrionale. Bisogna avere libertà di movimento. Spregiudicatezza. Autonomia organizzativa. Bisogna dar vita al più presto allo svecchiamento del gruppo dirigente, facce nuove, spazio alle forze giovani oneste e competenti esterne o anche cresciute nei partiti e che in molti casi sono poco valorizzate perché meno adatte a costruire cordate o lobby.

Insomma, giovani politici che nascano fuori dai vecchi schemi e dalla dicotomia DS-Margherita e, un'organizzazione federale (nelle Regioni e nei Comuni) del Partito Democratico in modo da essere percepiti come una forza radicata nel territorio.

E' andata com'è andata. C'è un'incompiuta, un sogno spezzato, un lavoro da finire. Da oggi comincia la lunga marcia. Non siamo nudi. Il vestito l'abbiamo. Si chiama Partito Democratico. Ma sarà una marcia piena di pericoli. Il più grande, è la scomparsa dal parlamento italiano di forze politiche storiche (in realtà se la sono cercata perché hanno creato un sacco di problemi al governo Prodi).

Rendere extraparlamentari partiti come quelli che si riconoscono nella Sinistra Arcobaleno o i Socialisti è un vero e proprio rischio per la democrazia del nostro Paese. Una situazione del tutto paradossale, anomala e pericolosa, che può far crescere ulteriori tensioni, contraddizioni e lacerazioni di cui proprio non si sentiva bisogno.

Penso che la condizione di extraparlamentare è qualcosa che si lega male con la democrazia. Dove tutte le forze rappresentative dovrebbero essere rappresentate. In democrazia si parla in Parlamento. Ci troviamo di fronte a un problema reale. Penso a un antagonismo che si può esasperare. Penso a una grande storia come quella socialista che scompare. E' pericolosa perché non è immaginabile che una storia politica così importante scompaia dalle scene parlamentari.

Nel PD si porrà sin da domani un quesito: come amministrare l'alleanza con Di Pietro? Dico la mia: recuperiamo in un progetto riformista e in una discussione franca e dura tutte le componenti della sinistra sconfitte. Confrontiamoci con Bertinotti e Boselli.

17/04/2008





        
  



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