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La parola: luogo d'incontro

Acquaviva Picena | Convegno sul tema "Migranti e letteratura, la parola come luogo d'incontro" organizzato dal Centro Ricerche Personalistiche "Raissa e Jacques Maritain".

di Francesco Bruni

Cos'è un luogo d'incontro? Una piazza? Un bar? Un ristorante?
Certo, ma per un incontro qualunque. Però quando si incontrano le culture il luogo d'incontro non può che essere la Parola. La parola come una membrana che permette un' osmosi di identità. Identità che però non debbono annullarsi l'una nell'altra ma integrarsi. Un modo in cui una cultura compenetra un'altra arricchendola con una visione diversa del mondo e della realtà globale.

In sostanza è questo il succo del convegno tenutosi ad Acquaviva Picena, organizzato dal centro di ricerche personalistiche "Raissa e Jacques Maritain" che aveva per tema "Migranti e Letteratura:la parola come luogo d'incontro".
La dottoressa Mara Clementi ha messo in risalto come gli emigranti, italiani compresi, che si integrano nella cultura degli altri paesi, poi divengono degli scrittori e dei poeti nell' "altra" lingua senza perdere la loro identità ma mostrando segni di una nuova identità che fa focalizzare, nella nazione che li accoglie, altri punti di vista della stessa realtà.

E' un pò come migrare tra le lingue (Haidari) invece che migrare in altre nazioni.
La dottoressa Clementi ci ha anche fatto un excursus tra i vari poeti e scrittori migrati nel nostro paese che scrivono nella nostra lingua ma vedono la nostra cultura da un'angolatura diversa, arricchendola con nuovi contenuti.

Il congresso è stato allietato con un momento musicale nel quale si sono esibiti la soprano Romina Assenti, accompagnata alla tastiera dal maestro Riccardo Aurini.
Il dibattito che ne è seguito è stato moderato dal dott. Antonio Barra e dalla professoressa Giancarla Perotti. E' intervenuto anche il vescovo della diocesi di San Benedetto-Montalto-Ripatransone Gervasio Gestori il quale ha rimarcato, dal punto di vista della politica sociale della chiesa, l'importanza dell'accoglienza del migrante e l'istaurazione di un rapporto che superi la multicultura, cioè il rapporto tra civilizzatore e civilizzato, per far prevalere lo sforzo di relazione che passa per l'ascolto e il riconoscimento dell'altro.

Poi il "dulcis in fundo", ma fuor di metafora dato che c'erano tanti dolci, nel buffet di chiusura, che hanno solleticato la gola dei presenti.

07/04/2008





        
  



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