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Aperture domenicali. Valorizzare il centro sì, ma in periferia le cose cambiano

San Benedetto del Tronto | La deroga all'obbligo di chiusura domenicale e festiva dei negozi può effettivamente favorire il centro della città, ma i pubblici esercizi come bar e ristoranti che si trovano vicino ai centri commerciali risentono della situazione.

di Francesca Gironelli

Via Secondo Moretti a San Bendetto del Tronto

Di solito si aspetta che arrivi il fine settimana come meta agognata dopo le fatiche feriali, riempiendo sempre più spesso le giornate dedicate al riposo con giri programmati per compre e commissioni legate al menagé domestico.

Questa rivoluzione copernicana - commercialmente parlando - delle aperture domenicali dei negozi sembra seguire appunto tale tendenza sociale. O sono forse più i cittadini che si adagiano su cambiamenti dettati da motivazioni più o meno palesi.

La situazione è tale anche a San Benedetto, che propone con un'ordinanza le ventotto domeniche e giorni festivi in cui i negozianti possono derogare all'obbligo di chiusura, secondo anche quanto previsto dalle relative leggi regionali.
Per il centro si aggiungono altre quindici aperture per un totale di 43 giornate di deroga che sono comunque facoltative.

I commercianti però non sono proprio liberi di scegliere e spesso fanno quello che decidono i vicini, spinti da interessi differenti. Per il pubblico esercizio, bar e ristoranti, l'apertura dei negozi in centro sembra portare solo benefici: la gente passeggia, fa acquisti e si ferma a prendere qualcosa al bar.

Un accordo unanime non c'è. Maddalena e Alessandro Parroni che posseggono un negozio di pelletterie hanno le idee chiare: "Se non apri, non va bene - spiega la titolare - prima si lavorava tanto il sabato, adesso con la scusa che spesso si sta aperti anche la domenica la clientela viene anche quel giorno, e dopo? Se trova chiuso si rischia di perderla". Il numero elevato di aperture viene vissuto con perplessità. "Oggi il commercio al dettaglio sta aperto più di una farmacia" aggiunge il figlio Alessandro.

Diversa l'opinione di Vicenzo Amato, titolare di un negozio d'abbigliamento: "La città è a carattere turistico e bisogna dare servizi, e bisogna darli anche il sabato e la domenica". Si dovrebbe attribuire la situazione critica del centro al problema generale dei consumi e alla condizione economica avversa che si sta vivendo a livello nazionale.

Il fatto che, quando fa freddo o piove, i centri commerciali sono pieni non sembra disturbare più di tanto. "Quando il tempo è buono il centro è pieno di gente! Però sarebbe meglio stare sempre aperti, così a singhiozzo non ha senso" sostiene Chiara Gentile, responsabile di un negozio che vende abbigliamento intimo.

Anche le associazioni di categoria divergono su alcune posizioni. Mentre Gabriele Sciarra della Confesercenti concorda con l'ordinanza del Sindaco e spiega che le aperture del centro servono per valorizzarlo e favorire le piccole medie imprese, Maria Angellotti della Confcommercio si batte per una riduzione delle aperture e per una scelta più opportuna dei giorni: "Bisogna infatti pensare che le pmi sono a gestione familiare e bisogna lasciare alla famiglia il giusto spazio e riposo".

Secondo l'assessore Mozzoni il problema del numero di aperture sta nel trovare un accordo con i Comuni vicini, soprattutto con quelli abruzzesi che hanno disposizioni diverse "Qui vicino abbiamo il centro commerciale di Colonnella sempre aperto. Questo porta scompensi, è necessario normalizzare la situazione con le stesse regole per tutti" spiega infatti l'assessore.

Chi accusa di più le conseguenze della deroga, però, sono i pubblici esercizi vicini ai centri commerciali, che vedono il numero di clienti scendere e le ‘piazze' artificiali della grande distribuzione popolarsi nelle ventotto o più domeniche di apertura.

30/01/2008





        
  



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