"La mia odissea per cambiare un assegno"
San Benedetto del Tronto | Dalla diffidenza della cassiera ai mille cavilli burocratici del Direttore di banca per non cambiare un assegno circolare. Ecco la testimonianza di un nostro lettore.

Pubblichiamo la lettera con cui un nostro affezionato lettore, il signor Sandro Bocci, ci segnala un "sopruso" perpetrato nei suoi confronti da alcuni impiegati di una banca. In particolare l'atteggiamento illegittimo che è stato costretto a subire, a fronte di una semplice richiesta di cambiare un assegno circolare presso lo stesso istituto di credito che lo aveva emesso.
"Ho voluto scrivervi queste righe- ci dice il signor Bocci- per informare tutti i cittadini riguardo i diritti che hanno nei confronti delle Banche. Conosco molte persone che si sono trovate di fronte alle mie stesse difficoltà e che, non conoscendo quali sono le loro garanzie nei confronti degli istituti di credito, hanno dovuto soggiacere a delle richieste davvero improponibili...".
Ecco il testo della lettera:
"Alcuni giorni fa mi sono rivolto alla filiale di una banca di Porto D'Ascoli per cambiare il mio assegno circolare mensile. Già nei mesi scorsi, mi era capitato di dover subire un "terzo grado" poco professionale e dignitoso fuori dalla porta di accesso della stessa filiale.
Esattamente, dopo qualche minuto di attesa, nonostante i tentativi con il campanello della porta di accesso, la cassiera mi ha notato sul marciapiede della SS 16 e mi ha chiesto dalla sua postazione, attraverso i vetri della parete, cosa volevo. Per farmi sentire attraverso gli spessi vetri ho dovuto strillare che dovevo cambiare un assegno. Non soddisfatta, l'impiegata mi ha chiesto di esibirlo ed io ho sfoderato il titolo (assegno circolare emesso dalla stessa Banca).
Dopo un po' di esitazione sono riuscito ad entrare e come se non bastasse ho dovuto subire le solite giustificazioni umane, come la paura di rapinatori o strutturali, come nuove politiche superiori. Comunque un passo avanti è stato fatto dal momento in cui le prime volte chiedevano che esibissi il mio documento di identità fuori dall'edificio.
Ci tengo a precisare che già in altre due occasioni passate la cassiera ha vacillato non poco, ma dopo aver chiesto le consuete autorizzazioni ed avermi bloccato con le proposte commerciali per l'apertura di un conto, mi ha cambiato regolarmente l'assegno.
Comunque, una volta presentato il titolo con un importo pari a 1.083,00 € la cassiera ha iniziato la manfrina sull'impossibilità di cambiare assegni a persone che non hanno il conto corrente con loro ed ha fatto intervenire il direttore della filiale. Forse il mio "errore" è stato quello di non pregarli come al solito e di far presente che stavo esercitando un mio diritto legale, quando il direttore mi ha detto esplicitamente che io non sapevo di cosa stessi parlando.
Ho cercato di spiegare che conoscevo il valore di un assegno circolare e che non potevano astenersi dal cambiarlo a maggior ragione dal momento in cui era stato emesso dalla stessa banca. Il direttore ho sostenuto la motivazione che forse il mio documento di identità poteva essere falso ed altre argomentazioni incerte e evidentemente soggettive quali la conoscenza personale.
Inoltre ha confermato la mia supposizione logica che in precedenza avevano effettuato l'operazione come favore personale, dal momento in cui era così fermamente convinto che l'operazione richiesta non era un mio diritto.
Di fronte alla mia richiesta di maggiori dettagli, il direttore ha deciso di argomentare il suo ultimo intervento a riguardo sostenendo che, nel caso in cui il mio documento fosse stato falso, ci avrebbe rimesso la cassiera in prima persona, dal momento in cui non avevano un conto corrente su cui fare rivalsa.
A quel punto traendo le mie conclusioni in merito all'atteggiamento di deresponsabilizzazione del mio interlocutore, che prima insinuava che io non conoscessi l'argomento e poi scaricava la discussione verso decisioni superiori, ho deciso di documentarmi in merito ed ho trovato una miriade di articoli di protesta e di chiarimenti su internet.
Pare infatti che questo genere di soprusi siano sistematici e che le procedure per far valere i propri diritti siano a dir poso scoraggianti. Bisognerebbe infatti avvalersi di un avvocato per avviare una causa civile ed un notaio per elevare un protesto nei confronti della banca che per inciso commette un atto illegittimo e non tutti possono permettersi tali azioni.
Non bastasse, nessuno vieterebbe poi alla banca di cambiare idea e assegno di fronte all'evidenza, senza per questo pagare alcuna sanzione, al contrario del cliente che avrà avuto le sue spese per dimostrare i suoi diritti.
Nel mio caso, visto il bisogno di liquidità, mi sono rivolto alla "mia" banca a 40 km di distanza, che da parte sua ha approfittato della situazione obbligandomi a versare lo stesso sul conto corrente per poter così usufruire dei 5/10 gg di valuta di cui un assegno di altra banca necessita per la validità contabile, lasciando "scoperto" il mio conto corrente con i conseguenti costi.
Non ho nessuna considerazione da fare in quanto i fatti descrivono ampliamente il ridicolo sistema bancario che a quanto pare può tranquillamente far impazzire più di un valentuomo senza subire alcun danno legale o economico avendo il beneficio di cambiare idea a seconda delle situazioni e dei rischi.
Va da sé che un semplice impiegato stanco e frettoloso, che usa la sua pausa pranzo per riscuotere il suo stipendio, non comporta alcun problema di gestione particolare e può essere raggirato a piacimento. Del resto certi paradossi burocratici sono assodati e fanno parte del quotidiano per ciascuno di noi. Esiste questo atteggiamento spicciolo e frettoloso di confondere le idee il più possibile, per poi risolvere il tutto con l'apertura di un conto corrente (ad esempio)."
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06/12/2007
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