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Contro Garibaldi e i comitati: basta menzogne

Porto San Giorgio | Cesare Catà critica l'istituzione di un comitato a Montegiorgio per il bicentenario della nascita di Garibaldi; nessun eroe dei due mondi, "Era pirata e corsaro, mercenario e negriero, amministratore incapace, massone e ateo"

di Cesare Catà

Cesare Catà

"Apprendo con amarezza, e non senza una certa rabbia, della nascita di un comitato, a Montegiorgio, per la Celebrazione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. Il comitato, sulla scorta delle cerimonie messe in piedi dal nostro governo, pretenderebbe di "insegnare ai giovani i valori della vita partendo dall'esempio di Giuseppe Garibaldi".

Non si può tacere di fronte a chi, anche nella nostra provincia, intenda dar seguito alla menzogna plurisecolare che ha fatto di Garibaldi un eroe. L'unità di Italia, che certo andava fatta, ha seguito un corso e una modalità intollerabili: è stato un mero atto di annessione violenta da pare di un singolo regno: quello sabaudo.
Su Garibaldi, si è costruita ad hoc, dopo tale "unificazione", una grande leggenda propagandistica, facendone un esempio e un eroe. Si è taciuto per secoli, riguardo i crimini dei quali Garibaldi, per tutta la sua esistenza, si è costantemente macchiato.

Pirata e corsaro, mercenario e negriero, artefice di saccheggi, omicidi e ruberie varie, probabile complice dell'assassinio di sua moglie Anita, amministratore incapace, massone e ateo, ciò che è stato capace di fare nel Sud Italia (e prima in America) è degno dei peggiori criminali di guerra. Solo una propaganda interessata e gigantesca ha potuto trasformarlo in eroe nazionale.

In questi anni, sono usciti tre volumi importanti dedicati a Garibaldi, che ne mettono in luce la bassezza umana. Testi di certo neanche sfogliati dai promotori dei tanti comitati che in tutta Italia stanno sorgendo per celebrarne il duecentenario.
L'unità imposta al popolo italiano dai Piemonsardi - movimento massonico di cui Garibaldi altro non fu che lo strumentale braccio armato - si è svolta come un movimento di conquista, avente tre vittime ben precise: la Chiesa Cattolica, il contado, il Meridione. Queste tre realtà, essenza dell'Italia, furono sacrificate da coloro i quali, facendo sorgere la leggenda di Garibaldi, si autoproclamarono "liberatori", essendo invece conquistatori. L'Italia, appena nata, si fondò su questa gigantesca menzogna (così simile alla "grande bugia" partigiana di cui ha parlato Pansa nel suo recente libro). E questo è un peccato d'origine che a tutt'oggi scontiamo.

Anche Fermo, una fra i centri più fiorenti dello Stato Pontificio, subì in questo senso gravissimi torti, mai ripagati, dopo il fatale 1860. Trovo intollerabile che, a duecento anni dalla nascita di Garibaldi, si dia seguito a questa propaganda antistorica e ideologica, non solo nei palazzi del governo, ma anche nella nostra provincia.
Mi auguro che il neonato comitato abbia il coraggio e il buongusto di dare voce anche a chi tenta di dire la verità sulla vicenda garibaldina, in maniera critica e libera. Io posso intanto assicurare che, nella nostra provincia, organizzeremo come Circolo della Libertà degli incontri per mettere in luce una verità che oggi finalmente chiede di essere detta. Non possiamo tollerare, come Italiani e come Fermani, che la storia continuino ancora farla i vincitori. Anche dopo duecento anni".

17/09/2007





        
  



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