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Il "punto" sulla dislessia

Ascoli Piceno | Nuove iniziative nel territorio per garantire il diritto allo studio e una crescita serena ai bambini con disturbo specifico di apprendimento

di Maria Teresa Rosini

"I soggetti con dislessia evolutiva in Italia sono, seguendo le stime più prudenti, almeno 1.500.000. Gran parte di questi soggetti hanno avuto una carriera scolastica costellata di insuccessi, con abbandoni precoci e con conseguenze sociali e professionali a volte molto pesanti."

E. è una bambina timida, lo sguardo implorante di chi deve scusarsi di qualcosa tradisce il desiderio di "scomparire", di ricevere meno attenzione possibile.
Piccola e impacciata fa difficoltà a esprimersi, a parlare in modo fluido e a spiegare bene ciò che vuole dire.
In classe perciò è sempre molto silenziosa e sembra fare una grande fatica a "incontrare" gli altri, a condividere con loro momenti di serenità o di impegno, risate o tristezze.

Non vuole mangiare a ricreazione, e spesso sta molte ore completamente digiuna: a volte il suo viso è bianco in modo innaturale e lamenta terribili mal di testa.

E. è dislessica: non sa leggere e scrivere bene come gli altri. Lo so io, che sono la sua insegnante, di certo lo sa anche lei: che qualcosa non andava deve averlo capito prima di me, ma non avendo, alla sua età, strumenti per comprenderlo deve aver pensato che fosse colpa sua.

Nel periodo in cui sapere di possedere la capacità di apprendere sperimentando come, misteriosamente, i simboli e i segni attraverso i quali il mondo si rende leggibile e comprensibile acquistano senso e, come in un puzzle, le "tessere" vanno prodigiosamente a comporre un quadro nuovo ed eccitante, vedersi ogni giorno preclusa la gioia di questa avventura può diventare un dolore estremo e devastante che compromette la possibilità di una crescita serena e la conquista di un'identità adulta completa.

"I soggetti con dislessia evolutiva in Italia sono, seguendo le stime più prudenti, almeno 1.500.000. Gran parte di questi soggetti hanno avuto una carriera scolastica costellata di insuccessi, con abbandoni precoci e con conseguenze sociali e professionali a volte molto pesanti.

Le storie che raccontano i ragazzi dislessici diventati adulti sottolineano la frustrazione derivante dalla mancata identificazione del problema. Da bambini si sono trovati a crescere con una difficoltà inattesa e inspiegabile e in genere sono stati colpevolizzati dagli adulti (insegnanti e genitori) che si lamentavano per lo scarso impegno e per gli scadenti risultati scolastici, a fronte di normali abilità sociali e cognitive." (dal sito dell'AID associazione italiana dislessia)

Oggi di dislessia si sa molto di più di un tempo, le informazioni sono più precise, gli studi sono numerosi e dettagliati grazie a nuovi e più precisi strumenti diagnostici e si sono gradualmente aperti canali di comunicazione più efficaci tra specialisti, famiglie, scuola.

Eppure in Italia non c'è ancora una legge organica sui DSA (disturbi specifici di apprendimento) dei quali la dislessia fa parte: un disegno di legge è già stato approvato nella commissione istruzione e cultura del Senato in sede deliberante ed è in attesa di approvazione alla Camera. Nella legge in corso di approvazione si stabilisce la non applicabilità in questi casi della legge 104 del 1992 sull'assistenza, l'integrazione e diritti dei soggetti portatori di handicap, quindi non è prevista l'utilizzazione dell'insegnante di sostegno per i soggetti con diagnosi di DSA.

Abbiamo parlato di Dislessia con Stefano Franceschi, psicologo, responsabile della sezione provinciale di Ascoli Piceno dell'AID (Associazione italiana dislessia).
L'AID è nata, a livello nazionale, ormai da 10 anni per sensibilizzare il mondo scolastico e la pubblica opinione sui problemi inerenti la Dislessia evolutiva, offrire sostegno alle famiglie dei dislessici e contribuire a garantire il diritto all'istruzione e allo studio a bambini che sono comunque dotati di intelligenza pari o superiore alla media.

La sezione AID di Ascoli Piceno è invece una conquista recente, è stata infatti istituita proprio quest'anno e sta iniziando la propria attività in questi mesi. Essa costituisce ora un punto di riferimento, nel nostro territorio, per tutti coloro, genitori, insegnanti, educatori in genere, che devono confrontarsi con questo problema per offrire il miglior contributo possibile alla realizzazione scolastica ed umana dei soggetti con DSA.

Chiediamo innanzitutto al dott. Franceschi una definizione corretta della Dislessia, data la confusione e la disinformazione che ancora può capitare di rilevare tra le famiglie e tra gli stessi operatori scolastici.
"La Dislessia Evolutiva è un disturbo selettivo e circoscritto dell'apprendimento della lettura che si manifesta in un soggetto in età di sviluppo privo di deficit cognitivi, neurologici, sensoriali, di disordini significativi della sfera emotivo- relazionale, nonostante una normale istruzione scolastica e condizioni socio culturali adeguate.
Essa è caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura fluente e/o accurata e può essere, in percentuali diverse, associata a disortografia (difficoltà a scrivere in modo ortograficamente corretto), disgrafia (difficoltà a riprodurre in modo corretto ed efficace i segni alfabetici), discalculia ( difficoltà ad operare calcoli)." 

Anche riguardo alle origini del disturbo circolano, a volte, informazioni non sempre corrette, mentre gli ultimi studi hanno assunto ormai da tempo una direzione univoca nell'identificazione delle cause di questa disabilità.
"L'origine neurobiologica è ormai un dato definitivamente accertato. Secondo la spiegazione più largamente condivisa, avvallata da dati sperimentali, la dislessia deriva da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che ostacolerebbe l'acquisizione dell'abilità di rendere automatico e rapido il riconoscimento delle "stringhe" di lettere nei corrispondenti segmenti fonologici, per cui si osservano nel bambino dislessico errori di omissione o di confusione di lettere.

Qual è il momento giusto per effettuare una diagnosi corretta e quali sono i "segnali" che non vanno sottovalutati da famiglie e insegnanti anche prima dell'ingresso alla scuola elementare?
Il momento in cui è possibile emettere una chiara diagnosi di dislessia evolutiva coincide con il completamento del secondo anno della scuola primaria (2^ elementare) perché in questo periodo si conclude il ciclo di istruzione relativo all'acquisizione del codice scritto. Tuttavia va sottolineato come già alla fine della prima elementare sia possibile sospettare un'ipotesi dignostica quando siano presenti in un bambino: difficoltà di apprendimento della lettoscrittura, pregresso disturbo del linguaggio, anche risoltosi spontaneamente, familiarità accertata per il disturbo relativo alla lettura.

Quali possibilità di recupero e quali opportunità di successo nel completare l'intero percorso di studio sono realisticamente possibili per un bambino dislessico?
Le possibilità di recuperare la disabilità di lettura, che può assumere differenti livelli di severità, sono connesse, oltre che a fattori individuali e contestuali, (buona efficienza cognitiva, adeguato ambiente educativo e familiare, buon equilibrio psicologico del bambino) alla precocità e all'efficacia dell'intervento riabilitativo, e ad una rieducazione intensiva che non può non prevedere attività linguistiche e di letto-scrittura mirate.
Nel prosieguo del percorso scolastico lo studente dovrà, a seconda del livello di "severità" del suo disturbo, avvalersi dell'utilizzo di strumenti che compensino la sua disabilità: audio libri, tabelle e grafici relativi a tutti quei contenuti che normalmente sono oggetto di memorizzazione, utilizzazione del computer e di software specifici.
Gli insegnanti quindi dovranno essere disponibili ad accettare queste modalità "diverse" di apprendimento e, anzi, favorirle, privilegiando il canale orale a quello scritto nell'accertamento e nella valutazione delle conoscenze e delle competenze dello studente.
Tutto questo, del resto, è già previsto in una serie di circolari emanate dal Ministero della Pubblica Istruzione negli ultimi anni e che dovrebbero orientare l'attività dei docenti.
(Note MPI: 5/10/2004 e 5/01/2005- iniziative relative alla Dislessia e 1/03/2005- esami di stato, alunni affetti da Dislessia)

Qual è la realtà della scuola italiana rispetto a questo disturbo?
C'è una consapevolezza diffusa o si riscontrano delle differenze, anche significative, nell'approccio e nella risposta al problema Dislessia nelle diverse regioni?
Abbiamo Regioni italiane che fanno registrare una maggiore attività di formazione dei docenti e una maggiore sensibilità nei confronti del problema. Altre che sono meno impegnate nella comprensione del fenomeno e nell'attuazione di iniziative di formazione.
Il MPI in collaborazione con l'AID, nell'anno scolastico 2003/2004 ha dato il via ad un Progetto per la Formazione di Insegnanti Referenti sulla Dislessia (che quest'anno ha coinvolto le istituzioni scolastiche della Regione Marche) con l'obiettivo di preparare, in ogni istituzione scolastica, docenti che, oltre ad avere una formazione specifica sul problema DSA, sappiano essere un punto di riferimento per i colleghi permettendo anche una migliore comunicazione tra scuola, famiglia, servizi sanitari.
Inoltre, su iniziativa del Prof. Stella e del Dott. Savelli del Centro di Neuropsicologia Clinica dell'Età Evolutiva di Pesaro e con la collaborazione attiva delle diverse Zone Territoriali dell'ASUR, si è proceduto in quest'anno scolastico ad uno screening finalizzato all'individuazione precoce dei bambini a rischio di DSA in 101 classi prime elementari della Regione Marche, attraverso la somministrazione di due prove in base al risultato delle quali proporre alle famiglie un accertamento diagnostico di verifica.

A proposito di audio libri e software specifico per soggetti con DSA, esiste la possibilità che i libri di testo siano supportati da strumenti che ne riproducano i contenuti in formato digitale?
Questa, per fortuna, è già una realtà perché la gran parte delle case editrici di testi scolastici fornisce, su richiesta, ad alunni con diagnosi DSA già in possesso dei testi adottati dalle scuole in formato cartaceo, il testo in formato digitale pagando soltanto una esigua differenza.
Risultano invece relativamente costosi i software di sintesi vocale indispensabili per la lettura dei testi digitali. Occorre perciò per acquisire informazioni corrette ed esaurienti consultare il sito AID su queste opportunità, anche per la presenza nel territorio di centri in grado di fornire questi strumenti compensativi (es. "CRH" presso l' IPSIA di S.B.T.).

Ringraziando il dott. Franceschi per la sua disponibilità, alleghiamo alcune informazioni per tutti coloro, docenti, genitori ed educatori che ne abbiano necessità o desiderino documentarsi sull'argomento.

CENTRI di diagnosi DSA:

• Centro di Neuropsicologia Clinica dell'Età Evolutiva, ASUR 1
Pesaro, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", via Nanterre,
Pesaro; tel. 0721.424609
• Unità operativa per la diagnosi e lo studio dei disturbi specifici
dell'apprendimento, UONPIA Ospedale San Paolo, Milano; tel.
02.5695297
• Centro Regionale per le disabilità linguistiche e cognitive in età
evolutiva, via Emilia Ponente, Bologna; 051.6476643.


Associazione Italiana Dislessia Onlus - Piazza dei Martiri, 1/2 - 40121 Bologna - Tel. 051242919 - www.dislessia.it
x 0516393194
Associazione italiana dislessia sezione Ascoli Piceno ascolipiceno@dislessia.it , dott. Stefano Franceschi.

02/08/2007





        
  



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