Survey sul mercato della verdura
San Benedetto del Tronto | Renato Novelli:"Sono preoccupato del silenzio. Vorrei raccogliere delle firme. C'è Agosto per meditare."
di Renato Novelli
Un tempo nel nostro paese si usava un metodo di ricerca detto inchiesta. Vi fu una rivista molto importante tra gli studiosi sociali e i giovani che volevano conoscere la realtà che portava proprio questo nome "Inchiesta". La dirigeva Vittorio Capecchi. Ogni ricerca modello CNR con tanto di questionario, era accompagnata da strumenti di verifica, consistente in interviste, rilevamenti, gruppi di discussione.
Ai giorni nostri, si sono sviluppate le scienze sociali apparenti, cioè sedicenti ricerche che sono fatte da indagini più o meno dette di mercato, che ci segnalano quanti cittadini voterebbero per chi, quanto i turisti gradiscono una località, come i giovani vedono il matrimonio ecc., per non parlare della proliferazione di verifiche sulla popolarità dei leader in ogni campo. Lo scorso anno ho letto che in tempo reale un centro di ricerca ci diceva che nel turismo a San Benedetto aumentavano i gruppi di amici a scapito delle famiglie. Come ricercatore mi sono chiesto come fosse stato rilevato questo dato.
La vecchia inchiesta avrebbe richiesto un questionario, rigorosamente quantitativo(non si chiede se piacciono le mele, ma quante mele l'intervistato mangia alla settimana e si deduce se piacciono o no), distribuito dagli albergatori con un piccolo corso per gli stessi su come si distribuisce un questionario, perché fare interviste è un mestiere non facile. Il campione scelto per essere rappresentativo non può essere inferiore ad una certa percentuale dell'universo indagato. Si mettono in campo, poi, strumenti di approfondimento qualitativo come i focus groups o altri. Che brivido per un vecchio ricercatore sapere che di tutto questo si può fare a meno per distribuire dati sulla stagione balneare sambenedettese.
La vecchia inchiesta parte dall'osservazione sociologica, cioè dallo sguardo particolare dell'osservatore - ricercatore che guarda ogni cosa per tentare di capire. Arrivato in Albania, mi mettono in auto e mi portano dall'aeroporto a valona. Non ho parlato quasi mai, perché ho contato il numero di uomini con pecore al pascolo incontrarti lungo la statale. Erano le sei della sera.
Li ho contati anche il mattino. Forse la cosa non dice niente, ma forse aiuta a capire che ogni famiglia ha un'attività delegata agli anziani di autoconsumo o piccolo mercato che mi dicono qualcosa sul reddito reale e la funzione delle famiglie. Tutto da verificare, ovviamente, con metodi scientifici di ricerca. Poi si passa alla raccolta di tutte le informazioni possibili, cartacee e non, di fantasia, di follia, di ragionamenti. Poi si identificano gli strumenti di ricerca. Poi si sviluppa un sistema incrociato di verifica e uno di approfondimento. Nel caso del mercato ho fatto un'inchiesta, ma un semplice survey o se volete una ricognizione. Il metodo usato è quello della sociologia narrativa illustrata di recente da Rydden in Pennsylvania, ma ha illustri precedenti. L'osservatore entra come variabile diretta nello studio e propone un mix di elementi di rilevamento con osservazioni derivate dal proprio sguardo interno all'oggetto indagato.
Ecco i risultati.
2. Survey di osservazione sul mercato di Piazza della verdura
2.1.Reale frequenza di venditori nel mercato presente
Il luogo è piccolo e permette un'osservazione diretta, secondo il metodo dell'osservazione quantitativa e descrittiva della sociologia narrativa
Categoria: indichiamo con
CV= commercianti che acquistano i prodotti;
PV=produttori diretti
PA=produttori diretti che acquistano parte dei prodotti
Pm= commercianti del reparto pesce
Data e orario di osservazione Venditori presenti Categoria Commento
9/6/07 h. 11,00 Sab. 13 CV 1, PV 6, PA2, Pm 4 Il sabato è più popolato. Tre sono piccoli e specializzati. Si collocano in zona sud del mercato
11/6/ h. 10,30 Lun. 6 CV1, PV3, PA 4, Pm 0 Pesce il Lunedì non si vende. Sono spariti i tre piccoli del sabato
12/6/07 Mart. 22
13/6/07 Merc. 7
14/6/07 Giov. 6
15/6/07 Ven. 24
2.2.Identità sociale e culturale dei clienti del mercato
I compratori sembrano appartenere a tre gruppi visibili all'osservazione:
1) Anziani del quartiere e del centro. Gli abitanti del frammento del centro più storico dell'intero paese di San Benedetto (cioè la frazione centro di quello che fu il paese dei pescatori, prima della nuova San Benedetto del turismo e dell'unione con Porto d'Ascoli) rappresentato dall'area del vecchio incasato già presente nel Piano regolatore di Paglia nel Settecento, vanno al mercato per vicinanza e perché è una delle abitudini consolidate. Prima del mercato, infatti, lungo la via i contadini vendevano i prodotti agricoli. La chiusura della vendita costituirebbe un problema. Nella percezione soggettiva delle distanze, per questi anziani, arrivare in Viale De Gasperi si presenta come una specie di attraversamento avventuroso della città. Da notare che alcuni degli anziani più anziani frequentano anche negozi della zona per sedersi e chiacchierare (vedere la nuova macelleria di Felicioni per capire) con negozianti conosciuti.
2) Donne relativamente giovani ed eleganti che appaiono gratificate dal colloquio con le venditrici (soprattutto rapporto donna - donna), impostato come rapporto tra donna anziana che è esperta del mondo della produzione agricola e donna relativamente giovane che cerca nella spesa l'identità di consumatrice consapevole.
3) Volti comuni sambenedettesi di mezza età, soprattutto donne, con minoranza maschile. Questo gruppo frequenta il luogo con un senso simbolico di appartenenza all'identità locale, compiendo anche tragitti relativamente lunghi dalla propria abitazione
4) Turisti che frequentano il mercato occasionalmente come estensione del mercato dei giorni di martedì e venerdì. Per loro il mercato appare essere una delle vetrine, magari la meno rilevante, ma pur sempre vetrina, della città turistica. Mitico l'episodio del barbiere Ricci che raccontava ad una radio locale negli anni Settanta di avere incontrato una turista fiorentina che gli diceva "Avete tutte le verdure qui, più che in Toscana" A lei Ricci, vero orgoglio sambenedettese citò deformato forse da cacciatore e da cittadino il noto detto degli allori "A San Benedetto, Signora, non dormiamo sulle allodole" L'episodio è qui riferito come esempio della funzione di vetrina svolta dal luogo.
2.3. Il degrado e i problemi del mercato
Le interviste con 4 abitanti della zona antistante hanno identificato i nodi seguenti
2.3.1.
Nessuno degli intervistati ama particolarmente il mercato, ma nessuno degli intervistati si dichiara contrario all'idea che la vendita della verdura
Il reclamo più frequente è la mancanza di igiene del luogo e il comportamento poco attento dei venditori. Secondo un intervistato i banconi non vengono mai puliti dopo la vendita mattutina. Il comportamento poco attento si estende per un solo intervistato anche a parte degli abitanti, che pensando al passaggio degli spazzini al mattino presto prima che il mercato apra, lascerebbero lì i sacchetti serali di spazzatura, invece di raggiungere i cassonetti comunali a poche decine di metri. Per un'intervistata anziana, che abita di fronte al mercato, la costruzione le ha tolto la piazza della sua infanzia. Alcune famiglie dicono di non aprire le finestre per paura dell'amianto del tetto, con chiara disinformazione rispetto alla polverizzazione del metallo di cui sopra.
3. Survey sulle potenzialità di incontro domanda - offerta di prodotti di qualità nell'area di San Benedetto
3.1. Dalla tipicità all'identità storico - sociale del prodotto locale
Esiste una tendenza di mercato ben definita che sta superandola divisione tra prodotto globale della grande distribuzione e prodotto della tipicità. Il primo, infatti, offre prezzi più contenuti per i prodotti nazionali, cibi e frutti esotici internazionalizzati, abbattimento della stagionalità dei prodotti, ma negli ultimi anni anche prodotti sedicenti o reali locali, inseriti in un circuito internazionale. Le tipicità, da una parte con i presidi Slow Food offrono prodotti estremamente locali e della tradizione collegati ad una riscoperta, dall'altro con le varie associazioni e marchi si centra la caratterizzazione locale, sottolineando l'unicità del prodotto. Le filiere corte sembrano avere messo in discussione le certificazioni di larga banda del biologico.
L'identità storico sociale del prodotto locale vuol dire sottolineare
a) la specificità storica del cibo: chi l'ha inventato, per rispondere a quali domande, quale comunità o società lo ha utilizzato ecc.
b) Chi lo produce oggi, con quali strumenti e tecniche, quali relazioni sociali e stili di vita caratterizzano i produttori
c) Le caratteristiche del prodotto, non la loro unicità, ma la loro specificità che non lo rendono unico, ma particolare e caratteristico
d) Le caratteristiche diventano lo0 specchio del "carattere del luogo" di produzione
L'identità sociale del prodotto è insieme una proposta di mercato di frutta, verdura ed altro cibo e insieme una proposta del luogo dove si produce.
Può il mercato rinnovato divenire una mostra e un punto vendita significativo di prodotti selezionati per identità sociale ?
4. Classificazione dei prodotti di un mercato di qualità
4.1 prodotti locali con potenzialità di sistema di qualità
La produzione locale di frutta e verdura biologica è diffusa e sviluppata. Le marche sono una delle regioni più attive nel campo e la provincia di Ascoli Piceno presenta una buona offerta di mercato.
Accanto ai produttori biologici, vi sono produttori locali:
a) Zona Acquaviva - Contrada Ferola ed altre
b) Coperativa di produzione della valle Menocchia
c) Produttori della valle dell'Aso già organizzati e presenti con alcuni punti vendita a San Benedetto(uno accanto alla sede dell'Ulivo)
Accanto alla frutta e verdura esistono potenzialità di vendita di:
d) Vino sfuso di qualità. Una rinascita importante dopo il trionfo dell'imbottigliamento
e) Filiere corte e prodotti locali dell'area di San Benedetto e dell'intero Piceno
La piazza della verdura potenzialmente può diventare un centro di vendita organizzata di questi prodotti. Non basta costruire uno spazio apposito. E' necessario un progetto preciso, con iniziative specifiche, periodiche. La vetrina del sistema agricolo locale e della proposta nuova dell'identità sociale del prodotto.
5. Il paesaggio invisibile, l'anima del luogo e il turismo di esperienza polisensoriale
Un progetto attivo che trasformi un punto vendita, sicuramente limitato oggi, in un centro attivo e specifico che abbia la funzione di presentare un paesaggio urbano di qualità per i cittadini e nello stesso tempo un'esperienza sensoriale per i turisti, che diventi punto di riferimento nelle iniziative per i cittadini che vivono nei centri vicini a San Benedetto, è realizzabile. Richiede anche un esperimento di democrazia esperianziale. Può avere successo solo a condizione di un coinvolgimento di produttori, associazioni di consumatori, soggetti sociali - culturali attenti al mondo dell'alimentazione. Il Comune dovrebbe essere il soggetto che crea i collegamenti e costruisce un sistema paritario di partecipazione. Questa è una proposta.
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16/07/2007
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