Registriamo, ma non condividiamo la posizione contraria del Ministro alla Salute Livia Turco in merito all'emendamento approvato dalla Camera dei Deputati circa la possibilità di dispensare farmaci con obbligo di ricetta medica fuori dalla farmacia.

Garanzia per la salute dei cittadini non è il luogo ove avviene la consegna del farmaco, ma chi svolge tale azione.

Solo il professionista laureato ed abilitato in farmacia esercita tale funzione.

Del resto, per il medico, nessuno si sogna di mettere in discussione l'esercizio della sua professione a seconda se egli è proprietario o meno dello studio ove esercita.

Il medico può, se vuole, scegliere il sistema sanitario nazionale o la libera professione, in entrambi i casi egli sarà legittimato dalla propria laurea ed abilitazione.

Allo stesso modo per il farmacista è irrilevante per la tutela della salute pubblica se egli opera in farmacia o in altro esercizio. Solo la Sua preparazione e professionalità saranno strumenti idonei a garantire il cittadino.

L'unico rischio tra quelli paventati dai titolari di farmacia è quello economico, ovvero perdere quel sistema di protezioni che sino ad oggi hanno garantito le loro entrate.

Al Ministro della Sanità un consiglio: ascolti meno "le vestali" del monopolio delle farmacie e presti più attenzione alle richieste di modernità che giungono dalla società civile e da quella parte maggioritaria dei farmacisti sino ad oggi impediti ad esercitare liberamente la propria professione.

Termini come "pari opportunità" ed "equità" sappiamo essere presenti nel bagaglio culturale del Ministro, non vogliamo credere siano stati dimenticati nell'ultimo tavolo di concertazione con Federfarma.