Per quel mezzo grammo in più...
| ROMA - Decreto Turco bocciato, la Fini-Giovinardi sembra appartenere al passato: quali saranno i nuovi provvedimenti?
di Valentina De Cosmis
Hanno bocciato un decreto e oggi si parla di un popolo a cui il Tar del Lazio, interpellato sul decreto Livia Turco da un comunità terapeutica di Taranto e dall'associazione di consumatori Codacons, ha spiegato:
«La legge non conferisce al decreto un potere politico di scelta in ordine all'individuazione dei limiti massimi dalle sostanze stupefacenti o psicotrope che possono essere detenute senza incorrere nelle sanzioni penali ma solo un potere di discrezionalità tecnica soprattutto per quanto attiene alle competenze del ministero della salute».
Non è, quindi, competenza del Ministro la gestione della quantità di cannabis detenibile ma l'on. Turco risponde che la stessa commissione scientifica, qualche tempo fa, sottolineò l’impossibilità di una valutazione tecnica che fosse sostitutiva della decisione politica, infatti, questa si limitò a stabilire una dose media singola che non producesse effetti troppo dannosi sul singolo consumatore.
Franco Schifani (Fi) chiede che il Ministro si fermi a pensare "e ne tragga le necessarie conseguenze", Carlo Giovanardi (Udc) sostiene che "il governo avrebbe fatto meglio a consultarsi sulla materia con il Parlamento, che ha criticato quella scelta sia da parte di esponenti dell'opposizione che della maggioranza".Giampiero Catone, Segretario Organizzativo nazionale del Partito della Democrazia Cristiana per le Autonomie, vede l'ordinanza del Tar come"una conferma dell'atteggiamento spregiudicato tenuto dal Governo Prodi in tema di droga".
Il decreto Turco aveva proposto di innalzare la quantità minima da cinquecento milligrammi ad un grammo, rabbonendo così i pro-liberalizzazione. Infatti l’arco di interesse del problema era stato ampiamente traslato e la questione abilmente raggirata: se prima, partiti come Rifondazione chiedevano la liberalizzazione delle droghe leggere, ora si limitano a pretendere l’innalzamento della dose media singola.
Veronesi, però, ci tiene ad evidenziare come più del 50% dei giovani fumi hashish (dato in continuo aumento) e la maggior parte di loro tenda a considerarla non una droga ma uno strumento per la socializzazione. E lo stesso, poi, spiega come, in paesi come Svizzera e Olanda, dopo le liberalizzazioni non sia aumentato il consumo ma si sia solo ridotta l’illegalità e la morte per overdose (essendo le dosi controllate).
Ma per ora c’è da chiedersi se lasceranno prendere le decisioni in materia a chi di dovere.
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20/03/2007
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