Presieduta da Luca Vignoli (AN) si è svolta la prima riunione del nuovo anno per la Commissione Urbanistica. All’ordine del giorno il Piano Regolatore Portuale ed il suo integramento con quello cittadino. Il Sindaco Giovanni Gaspari, nella sua breve introduzione, ha messo in risalto l’importanza dell’area come parte fondamentale di uno sviluppo armonico dell’intera città. Cosa che non era stata contemplata nel Piano di Bellagamba. Tuttavia, prima di procedere oltre, secondo il Primo Cittadino, sarà opportuno attendere i risultati degli studi per il secondo stralcio che sta per portare a termine la ditta Nomisma di Bologna incaricata di redigere lo studio di fattibilità della STU (Studio di Trasformazione Urbana).

Pezzo forte del PRP non può che essere la realizzazione del terzo braccio già inclusa nel Prg del lontano 1968 approvato nel 1985 che ne prevedeva un utilizzo prettamente navale con ampliamento della potenzialità di carenaggio per uno sviluppo ampliato dell’attività marittima. Ma negli anni la flotta peschereccia di San Benedetto è andata scemando al punto tale che oggi sono appena 100 i pescherecci di vario genere a fronte dei 200 degli anni novanta. Così come è rimasto un solo cantiere navale ancora in attività (Marcheggiani). Il Porto, considerato a tutt’oggi di 2° classe, avendo conservando lo statuto di rilevanza nazionale (anche se solo sulla carta) è soggetto alla tutela da parte della Capitaneria di Porto e quindi referente per qualsiasi futuro sviluppo in quell’area.

Inoltre, ancor prima di indire una conferenza preliminare per una bozza propedeutica, occorrerà sentire il parere del Consiglio Superiore dei LL.PP. I punti di discussione proposte dall’ufficio tecnico del comune (ingegneri : Polidori, Laureati, Cicchi) per le prossime riunioni della Commissione in materia annoverano tra l’altro: le interferenze tra città e porto, il problema annesso alle connessioni viarie tra strada e ferrovia, le modalità di finanziamento del 3° braccio. Mentre tra i principali obbiettivi di un nuovo PRP dovrebbero essere tenuti in considerazione: il rilancio della attività esistenti, la riqualificazione delle strutture, l’individuazione di nuove potenzialità.

Lina Lazzari (DS) si chiedeva se la realizzazione del terzo braccio fosse indipendente dal rapporto della N omisma mentre per Giovanni Poli (Forza Italia) la realizzazione di quest’ultimo è essenziale (con destinazione adeguate ai tempi) se si vuol pensare finalmente in grande con una rivisitazione generale del porto. Per Paolo Forlì (Nuovo Psi-Dc) prima di parlare di riconversione del porto occorre chiedersiu quali sono le modalità per i mutamenti di destinazione delle aree e delle infrastrutture attuali legate esclusivamente al mondo marino.

Pesaro e San Benedetto come ulteriori espansioni regionali (non a caso uno all’estremo sud e l’altro alla punta nord) del Porto di Ancona. Questa l’intenzione, secondo l’architetto Luigina Zazio (Ufficio di Piano), in progetto al Capoluogo. Ma prima di ogni cosa occorre inquadrare un riassetto dell’area in uno più armonico che inglobi tutta la città. E, secondo il tecnico, se il porto di San Benedetto ha una “mission” da raggiungere questa non può prescindere dal trovare innanzitutto lo scenario economicamente e strategicamente più attendibile.