Campana a morto per le imprese della Val Vibrata
| TERAMO - Forza Italia lancia l'allarme. E crisi nera in tutta la provincia di Teramo.
Suona la campana a morto per le imprese della Val Vibrata. E’ crisi nera in tutta la provincia di Teramo. Una delle ultime roccaforti storiche dell’impreditoria locale, chiude i battenti. A far sgranare il rosario della disperazione ai 61 lavoratori della “New Men Srl” (ex Men’s Club) di Sant’Omero, sono i signori della sinistra al governo provinciale da 15 anni. Non ci sono scuse ma solo amare constatazioni. Continuiamo ad assistere al sistematico “annientamento” di imprese che hanno portato in giro per il mondo un prodotto di qualità rappresentando ai più alti livelli le potenzialità della provincia di Teramo: perché?
Il grido di dolore dell’intera Val Vibrata, oggi, si eleva più forte a causa dell’ennesima sconfitta di una politica dell’indifferenza e dell’inefficienza: politicanti e sindacalisti di sinistra, a chi la danno a bere? I cittadini sono stanchi del solito fluido mieloso che viene loro servito: le “pezze” dell’ultima ora, sbandierate ai quattro venti come “impegno a inserire la questione della New Men nell’ambito della vertenza Teramo”, non reggono alla tempesta in atto. Queste politiche hanno “ucciso” l’impresa italiana nella nostra provincia e la somministrazione di strane medicine dell’ultima ora ha il sapore della beffa. E’ ora di dire: basta!
Occorre cambiare l’intera classe dirigente provinciale e regionale, mutare le politiche fallimentari e gli indirizzi finora seguiti, per tornare a sorridere. Il grido di dolore della Val Vibrata resta oggi inascoltato: se il futuro delle nostre imprese e dei nostri lavoratori, è in mano a qualche straniero di buona volontà, allora siamo davvero alla frutta. Dov’è finito lo spirito imprenditoriale teramano? Stavolta la crisi è davvero grave e non si vedono, purtroppo, piani strategici o tattici che siano, per il suo effettivo rilancio. Come sempre, è la politica “vera” a dover fornire le risposte.
I cittadini ci credono ma vogliono conoscere i motivi dell’ennesimo fallimento di una classe politica e sindacale che ha dichiarato guerra al “made in Italy”, favorendo l’insediamento sul territorio provinciale teramano di aziende asiatiche che, il più delle volte, violano le leggi vigenti: verso costoro, che cosa può la concorrenza delle nostre imprese oppresse dal fisco?
La chiusura della New Men Srl suona come la campana a morto per tutta l’imprenditoria teramana: in Provincia e nelle varie amministrazioni comunali, gli uomini del centrosinistra in questi ultimi 15 anni si sono riempiti la bocca solo di bei propositi su viabilità, infrastrutture e sviluppo delle aziende italiane. Ora constatiamo il fallimento di tali miserabili politiche contro l’impresa e i diritti elementari dei lavoratori italiani. La crisi irreversibile di così tante imprese che non hanno retto alla crisi del settore tessile nel nostro Paese, è il problema. La soluzione è a portata di mano: con l’innovazione tecnologica, la realizzazione di grandi infrastrutture viarie tra le valli della provincia di Teramo e delle vicine Marche, possiamo assestare un duro colpo anche alle aziende asiatiche concorrenti.
Ma lo Stato, attraverso le leggi e le istituzioni comandate, deve fare la sua parte, controllando tutte le imprese, non solo quelle italiane ma anche le asiatiche presenti sul territorio, sottoponendo a verifiche e riscontri i lavoratori delle aziende cinesi (la manodopera minorile), i sindacati e quanti tra gli amministratori non svolgono il loro dovere per garantire la concorrenza leale tra le imprese. Se oggi non possiamo più permetterci di indossare il nostro “made in Italy”, i cittadini e i lavoratori teramani e vibratiani sappiano con chi devono prendersela. Con i signori della sinistra.
Il grido di dolore dell’intera Val Vibrata, oggi, si eleva più forte a causa dell’ennesima sconfitta di una politica dell’indifferenza e dell’inefficienza: politicanti e sindacalisti di sinistra, a chi la danno a bere? I cittadini sono stanchi del solito fluido mieloso che viene loro servito: le “pezze” dell’ultima ora, sbandierate ai quattro venti come “impegno a inserire la questione della New Men nell’ambito della vertenza Teramo”, non reggono alla tempesta in atto. Queste politiche hanno “ucciso” l’impresa italiana nella nostra provincia e la somministrazione di strane medicine dell’ultima ora ha il sapore della beffa. E’ ora di dire: basta!
Occorre cambiare l’intera classe dirigente provinciale e regionale, mutare le politiche fallimentari e gli indirizzi finora seguiti, per tornare a sorridere. Il grido di dolore della Val Vibrata resta oggi inascoltato: se il futuro delle nostre imprese e dei nostri lavoratori, è in mano a qualche straniero di buona volontà, allora siamo davvero alla frutta. Dov’è finito lo spirito imprenditoriale teramano? Stavolta la crisi è davvero grave e non si vedono, purtroppo, piani strategici o tattici che siano, per il suo effettivo rilancio. Come sempre, è la politica “vera” a dover fornire le risposte.
I cittadini ci credono ma vogliono conoscere i motivi dell’ennesimo fallimento di una classe politica e sindacale che ha dichiarato guerra al “made in Italy”, favorendo l’insediamento sul territorio provinciale teramano di aziende asiatiche che, il più delle volte, violano le leggi vigenti: verso costoro, che cosa può la concorrenza delle nostre imprese oppresse dal fisco?
La chiusura della New Men Srl suona come la campana a morto per tutta l’imprenditoria teramana: in Provincia e nelle varie amministrazioni comunali, gli uomini del centrosinistra in questi ultimi 15 anni si sono riempiti la bocca solo di bei propositi su viabilità, infrastrutture e sviluppo delle aziende italiane. Ora constatiamo il fallimento di tali miserabili politiche contro l’impresa e i diritti elementari dei lavoratori italiani. La crisi irreversibile di così tante imprese che non hanno retto alla crisi del settore tessile nel nostro Paese, è il problema. La soluzione è a portata di mano: con l’innovazione tecnologica, la realizzazione di grandi infrastrutture viarie tra le valli della provincia di Teramo e delle vicine Marche, possiamo assestare un duro colpo anche alle aziende asiatiche concorrenti.
Ma lo Stato, attraverso le leggi e le istituzioni comandate, deve fare la sua parte, controllando tutte le imprese, non solo quelle italiane ma anche le asiatiche presenti sul territorio, sottoponendo a verifiche e riscontri i lavoratori delle aziende cinesi (la manodopera minorile), i sindacati e quanti tra gli amministratori non svolgono il loro dovere per garantire la concorrenza leale tra le imprese. Se oggi non possiamo più permetterci di indossare il nostro “made in Italy”, i cittadini e i lavoratori teramani e vibratiani sappiano con chi devono prendersela. Con i signori della sinistra.
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07/11/2006
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