L'addio a Marco Vallesi: una folla enorme alla chiesa di S. Alessandro
Fermo | Sulla bara fiori bianchi ed una maglia gialla da portiere; tantissimi i ragazzi presenti alla cerimonia funebre
di Pierpaolo Pierleoni
Una bara davanti all’altare, nella navata centrale della Chiesa di S. Alessandro. Un enorme cuscino di fiori al di sopra, ed una maglia gialla, col numero 1, appoggiata sul feretro. La sua maglia da portiere, quella che indossava in campo con la Firmum, Marco Vallesi, 17enne stroncato da un incidente stradale nel pomeriggio di domenica. Scendeva verso Porto San Giorgio a bordo del suo scooter insieme all’amico Andrea Donzelli, quando una Passat nera gli è arrivata addosso, per schivare un’altra auto, invadendo la corsia opposta, lo ha colpito frontalmente, lanciandolo in un volo atroce in cui è finita la sua vita.
Due giorni dopo, in una mattina di novembre, è in una chiesa gremita. Lui che da portiere giocava alle spalle di tutti, ora è davanti ad una folla enorme, occhi braccia e lacrime di una città che ha risposto commossa alla fine inaccettabile di un ragazzo perbene, semplice e trasparente, vitale ed entusiasta come si è a 17 anni. A salutarlo una marea di coetanei, compagni di scuola vecchi e attuali, la sua squadra al completo, gli amici della zona Tirassegno. Centinaia, alle spalle del primo banco, dove i genitori ed il fratello minore guardano ancora sbigottiti quella bara dove sembra impossibile riposi il loro ragazzo.
Parla, il parroco don Giovanni Cognigni, di mistero della fede, di domande alle quali è impossibile rispondere, di una squadra in cielo che accoglierà Marco tra i pali e lo vedrà sorridere. Parole che più in là, forse, verranno metabolizzate, accettate, come una disgrazia che oggi taglia il fiato. Parole che in un momento così terribile scivolano via, come i fiumi di lacrime sulla morte di Marco Vallesi. Un ragazzo che resta nei ricordi di chi l’ha conosciuto e amato, nel silenzio assoluto, irreale, della chiesa. Un silenzio fatto di mille volti. Quelli di una famiglia distrutta che dovrà imparare ad andare avanti senza un pezzo insostituibile. Quelle numerosissime di un esercito di coetanei che conoscevano la morte senza forse pensare potesse arrivare così vicina anche a loro, e di fronte a quel brusco, violento risveglio si troveranno a riflettere, a crescere. Quelli di tanti genitori solidali con Claudio e Mariella Vallesi, di fronte alla prova più dura per un uomo. Quelli di una città che rispettosamente si è fermata in un’ora di dolore.
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14/11/2006
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