Dieci giorni per il recupero dei dispersi. Ed è il massimo che si può fare
San Benedetto del Tronto | Lo asseriscono il comandante in II° Piccioli e il Presidente Regionale di Federpesca Giardini. In arrivo il pontone "D3" munito di campana e camera iperbarica.
di Carmine Rozzi

Il Comandante in II° della Capitaneria di Porto Piccioli
A cinque giorni dall’affondamento del “Rita Evelyn” la situazione di recupero è, grosso modo, quella iniziale. E intanto è previsto per mercoledì il peggiorare delle condizioni atmosferiche. Ci hanno provato con lo “Sca Sonar”, con il “Rov”, con tutti i mezzi scientifici a disposizione ma le condizioni del fondo non hanno permesso di fare progressi. Intanto dalla Capitaneria di Porto il Comandante in II° Luigi Piccioli ci tiene a sottolineare che le ricerche di superficie in realtà non hanno mai cessato di operare in quanto sono state allertate tutte le Capitanerie di Porto del litorale marchigiano ed abruzzese affinché, durante le normali ispezioni giornaliere, la ricerca dei tre corpi abbia la massima priorità.
Per le operazioni subacquee dovrebbe partire a breve il pontone “D3” della S.A.I.P.E.M che, sotto la direzione della Ditta “Ilma” si trova ad operare nella parte petrolifera chiamata “Barbare” di fronte alla costa croata a circa 25 miglia dal luogo dove è avvenuto l’affondamento. E’ un colosso munito di campana, camera iperbarica e palombari addetti ed addestrati allo scopo. Per accelerare i tempi con ogni probabilità verrà impiegato un rimorchiatore da 3.500 cavalli in grado di percorrere 7/8 miglia al giorno. Ammesso che i corpi si trovino all’interno del motopeschereccio ci sarà poi da decidere se riportare a galla anche il natante ma è quasi certo che la Procura di Fermo non si lasci sfuggire l’occasione e pretenda il recupero della nave per poter meglio risalire alle cause del disastro.
C’è la piena disponibilità dell’Eni (proprietaria del pontone) e quella della direzione nazionale della Protezione Civile che coprirà l’intero costo in base alla legge che permette loro di intervenire per casi di “massima urgenza”. “Tuttavia ciò non toglie – aggiunge il Comandante Piccioli – che ci vorranno circa quattro giorni per lo spostamento, altrettanti per disporsi all’operazione e circa altri tre per i palombari nella discesa e ricerca dei corpi”. Fanno in tutto una decina di giorni che si sommano a quelli che stanno scorrendo in tempo reale. Per Romualdo Fanesi, ex capitano e ex presidente della cooperative “Pescatori Sanbenedettesi” i tempi possono essere accorciati se si decide di partire immediatamente.
”Ho lavorato su quel pontone e posso assicurare che è in grado di muoversi e svolgere le operazioni al più presto. Ma deve partire immediatamente”. Più cauto Tonino Giardini, presidente Regionale della Federpesca “Ci fu un episodio simile lo scorso anno verificatosi non lontano dall’attuale. Si fece l’impossibile per accelerare i tempi ma il tutto non terminò prima di 15 giorni”. Ma chi reclama i suoi morti vorranno aspettare tanto ? Molti incominciano a chiedersi : ci è voluto una giornata per appurare la profondità e l’impossibilità di raggiungere la stiva. Perché aver aspettato quattro giorni per decidersi ad utilizzare un pontone?
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30/10/2006
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