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Cooperazione: Marcolini, serve una nuova legge

| ANCONA - Per l’assessore regionale, bisogna pensare a creare delle cooperative di gestione di alcuni servizi pubblici fra gli scenari futuri emersi dalla ricerca di Cooperstudi-La Polis.

“Penso che per le cooperative marchigiane si possa pensare ad una nuova legge regionale che permetta di unificare gli interventi nei diversi settori dei servizi, delle attività produttive, della promozione. Una legge che permetta di promuovere ulteriormente l’internazionalizzazione delle imprese cooperative, la qualificazione e l’innovazione tecnologica”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Cooperazione, Pietro Marcolini, intervenendo alla presentazione della ricerca “La cooperazione domani: analisi degli scenari nel mondo cooperativo delle Marche”. L’indagine, promossa da Cooperstudi, il Centro studi sulla cooperazione marchigiana, e dalle Centrali cooperative Agci, Confcooperative, Legacoop, Unci, è stata realizzata da La Polis, Laboratorio di studi politici e sociali dell’Università di Urbino, diretto da Ilvo Diamanti, ed è stata presentata nella Sala Raffaello della Regione ad Ancona.

Marcolini ha anche lanciato l’idea di creare “delle cooperative che possano gestire alcuni servizi pubblici, occuparsi di alcune ‘utilities’, acqua, luce, gas, come già successo in altre regioni d’Italia. Penso all’esempio della Cooperativa utenti telefonici di Prato o alla Cooperativa energia elettrica di Ivrea. Nelle Marche, ci sono comitati di pendolari organizzati che potrebbero pensare alla gestione di alcuni tratti del servizio di trasporto pubblico locale o ancora cooperative per la costruzione di edilizia secondo i principi della bioarchitettura”. All’incontro hanno portato il loro prezioso contributo Enzo Pesciarelli, preside della Facoltà di Economia dell’Università Pollitecnica delle Marche di Ancona e Mario Primo Salani dell’Università “La Sapienza” di Roma.

L’indagine sugli scenari futuri della cooperazione, sostenuta dalla legge regionale 5 del 2003, ha spiegato Massimo Lanzavecchia che ha coordinato il progetto per Cooperstudi, “è nata dall’esigenza di verificare quali siano le direttrici di sviluppo delle 1.600 cooperative delle Marche e quali possono essere, da qui al futuro, le opportunità per coniugare la capacità di stare sulle mercato con la grande possibilità di creare occupazione e di mantenere forti legami con il territorio e con il tessuto sociale”.

La ricerca, curata da Fabio Turato della Polis, è stata costruita con delle interviste telefoniche su un campione di 186 cooperative e a testimoni privilegiati dell’economia, delle istituzioni, del sindacato. “Emerge che, nei prossimi cinque anni, i settori in cui queste imprese avranno margine di crescita – ha detto Turato – sono quelli del credito cooperativo, dell’istruzione, del turismo e della cultura, dell’edilizia, del consumo e di mutuo soccorso. Molte cooperative prevedono che compiranno delle azioni di ‘network’ con altre cooperative, sottolineano la necessità di comunicare meglio quelli che sono i loro valori, produzioni e servizi e di misurarsi con fattori nuovi come managerialità, competizione e problemi di ordine dimensionale dell’impresa”.

Il professor Ilvo Diamanti ha rimarcato che, nell’opinione pubblica italiana, la cooperazione è vista di nuovo con fiducia dopo il periodo in cui si parlava di cooperative solo per le scalate alle banche. “Si pensa però – ha detto Diamanti – che siano sempre le ‘imprese di sinistra’. Sono aziende portatrici di valori caratteristici, che hanno fatto del bilancio e del capitale una loro priorità eppure non hanno ancora un linguaggio che le identifichi”.

“Penso che per le cooperative marchigiane si possa pensare ad una nuova legge regionale che permetta di unificare gli interventi nei diversi settori dei servizi, delle attività produttive, della promozione. Una legge che permetta di promuovere ulteriormente l’internazionalizzazione delle imprese cooperative, la qualificazione e l’innovazione tecnologica”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Cooperazione, Pietro Marcolini, intervenendo alla presentazione della ricerca “La cooperazione domani: analisi degli scenari nel mondo cooperativo delle Marche”. L’indagine, promossa da Cooperstudi, il Centro studi sulla cooperazione marchigiana, e dalle Centrali cooperative Agci, Confcooperative, Legacoop, Unci, è stata realizzata da La Polis, Laboratorio di studi politici e sociali dell’Università di Urbino, diretto da Ilvo Diamanti, ed è stata presentata nella Sala Raffaello della Regione ad Ancona.

Marcolini ha anche lanciato l’idea di creare “delle cooperative che possano gestire alcuni servizi pubblici, occuparsi di alcune ‘utilities’, acqua, luce, gas, come già successo in altre regioni d’Italia. Penso all’esempio della Cooperativa utenti telefonici di Prato o alla Cooperativa energia elettrica di Ivrea. Nelle Marche, ci sono comitati di pendolari organizzati che potrebbero pensare alla gestione di alcuni tratti del servizio di trasporto pubblico locale o ancora cooperative per la costruzione di edilizia secondo i principi della bioarchitettura”. All’incontro hanno portato il loro prezioso contributo Enzo Pesciarelli, preside della Facoltà di Economia dell’Università Pollitecnica delle Marche di Ancona e Mario Primo Salani dell’Università “La Sapienza” di Roma.

L’indagine sugli scenari futuri della cooperazione, sostenuta dalla legge regionale 5 del 2003, ha spiegato Massimo Lanzavecchia che ha coordinato il progetto per Cooperstudi, “è nata dall’esigenza di verificare quali siano le direttrici di sviluppo delle 1.600 cooperative delle Marche e quali possono essere, da qui al futuro, le opportunità per coniugare la capacità di stare sulle mercato con la grande possibilità di creare occupazione e di mantenere forti legami con il territorio e con il tessuto sociale”.
La ricerca, curata da Fabio Turato della Polis, è stata costruita con delle interviste telefoniche su un campione di 186 cooperative e a testimoni privilegiati dell’economia, delle istituzioni, del sindacato.

“Emerge che, nei prossimi cinque anni, i settori in cui queste imprese avranno margine di crescita – ha detto Turato – sono quelli del credito cooperativo, dell’istruzione, del turismo e della cultura, dell’edilizia, del consumo e di mutuo soccorso. Molte cooperative prevedono che compiranno delle azioni di ‘network’ con altre cooperative, sottolineano la necessità di comunicare meglio quelli che sono i loro valori, produzioni e servizi e di misurarsi con fattori nuovi come managerialità, competizione e problemi di ordine dimensionale dell’impresa”.

Il professor Ilvo Diamanti ha rimarcato che, nell’opinione pubblica italiana, la cooperazione è vista di nuovo con fiducia dopo il periodo in cui si parlava di cooperative solo per le scalate alle banche. “Si pensa però – ha detto Diamanti – che siano sempre le ‘imprese di sinistra’. Sono aziende portatrici di valori caratteristici, che hanno fatto del bilancio e del capitale una loro priorità eppure non hanno ancora un linguaggio che le identifichi”.

27/10/2006





        
  



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