A Castel di Lama un ricordo di Joseph Beuys, scultore di anime
Castel di Lama | In programma sabato un convegno a Villa Sehetti Panichi per rendere omaggio alla figura dell'artista, a vent'anni dalla sua scomparsa
di Paolo Clerici
Come altri giganti, da Goethe in poi, fu trasformato dal Viaggio in Italia che compì in età prima giovanile e poi matura. Come altri scelse l’Italia come su secondo patria, dove a Bolognano, un piccolo paese di montagna in provincia di Pescara, grazie al sostegno della baronessa Lucrezia De Domizio Durini, e alla gente del posto, iniziò a costruire, negli anni Ottanta, quella che sta diventando la “Piantagione Paradise” (7000 piante diverse in un unica area).
Ma Beuys, artista straordinario, scultore di anime, ecologista ante litteram, botanico, visionario, un uomo fuori dal sistema che dopo aver usato tutte le espressioni dell’arte era andato oltre, usando per simbolo della sua opera e del suo pensiero, quattro soli arbusti o materiali (l’alloro, il rosmarino, l’albero di olivo, e la quercia), insieme al grasso animale e al feltro ( le “medicine” con i quali i tartari della steppa della Crimea lo avevano salvato dopo un incidente aereo nel 1943, durante il quale rimase 12 giorni senza conoscenza), un progetto così ambizioso lo aveva già realizzato a Kassell, in Germania, sua città natale, dove era riuscito a far piantare la bellezza di 7000 alberi di quercia.
E tutto per attuare il programma della “Difesa della Natura”, che lui aveva intuito fosse quello prioritario. L’arte e la vita per lui erano la stessa cosa, e a lui non poteva che essere dedicato l’omaggio, unico in Italia, nel ventesimo anno dalla sua morte, che l’associazione culturale Seghetti Panichi gli ha dedicato sabato 14 ottobre, al Borgo storico omonimo, in occasione della mostra internazione d’arte contemporanea nel parco della Villa locale, dal titolo “Natura, Morte e Resurrezione, 24 artisti internazionale per un ecologia della mente”, curata da Marisa Vescovo e voluta dalla principessa Giulia Panichi Pignatelli e da sua figlia Stefania, direttore dell’Associazione che ha organizzato l’evento.
Tra i relatori al convegno, insieme alla stessa Vescovo, che definisce Beuys come un esempio per i tanti giovani artisti che stanno esponendo al parco, il docente dell’Accademia di Brera e insigne storico dell’arte Antonio D’Avossa, che giungerà appositamente da Milano, e la baronessa De Domizio, che Beuys lo ha conosciuto bene, e sul quale ha scritto ben 27 libri.
L’incontro costituirà l’occasione per ascoltare il racconto di una vita e di un’opera eccezionale e unica, di una figura che è riuscita a sublimare l’arte e ad usare tutti i modelli con il fine di riconciliare, nel messaggio finale, la Natura, la terra, gli animali con l’uomo. Una personalità che è riuscita a spostare l’asse della storia dell’arte e della cultura europea del Novecento e di cui, come accade solo ai grandi, comprenderemo il valore e sentiremo parlare sempre più nei prossimi anni. Da ricordare , che alcune sue fotografie e lavori sono esposti al Borgo storico Seghetti Panichi, fino al 5 novembre prossimo.
Ma Beuys, artista straordinario, scultore di anime, ecologista ante litteram, botanico, visionario, un uomo fuori dal sistema che dopo aver usato tutte le espressioni dell’arte era andato oltre, usando per simbolo della sua opera e del suo pensiero, quattro soli arbusti o materiali (l’alloro, il rosmarino, l’albero di olivo, e la quercia), insieme al grasso animale e al feltro ( le “medicine” con i quali i tartari della steppa della Crimea lo avevano salvato dopo un incidente aereo nel 1943, durante il quale rimase 12 giorni senza conoscenza), un progetto così ambizioso lo aveva già realizzato a Kassell, in Germania, sua città natale, dove era riuscito a far piantare la bellezza di 7000 alberi di quercia.
E tutto per attuare il programma della “Difesa della Natura”, che lui aveva intuito fosse quello prioritario. L’arte e la vita per lui erano la stessa cosa, e a lui non poteva che essere dedicato l’omaggio, unico in Italia, nel ventesimo anno dalla sua morte, che l’associazione culturale Seghetti Panichi gli ha dedicato sabato 14 ottobre, al Borgo storico omonimo, in occasione della mostra internazione d’arte contemporanea nel parco della Villa locale, dal titolo “Natura, Morte e Resurrezione, 24 artisti internazionale per un ecologia della mente”, curata da Marisa Vescovo e voluta dalla principessa Giulia Panichi Pignatelli e da sua figlia Stefania, direttore dell’Associazione che ha organizzato l’evento.
Tra i relatori al convegno, insieme alla stessa Vescovo, che definisce Beuys come un esempio per i tanti giovani artisti che stanno esponendo al parco, il docente dell’Accademia di Brera e insigne storico dell’arte Antonio D’Avossa, che giungerà appositamente da Milano, e la baronessa De Domizio, che Beuys lo ha conosciuto bene, e sul quale ha scritto ben 27 libri.
L’incontro costituirà l’occasione per ascoltare il racconto di una vita e di un’opera eccezionale e unica, di una figura che è riuscita a sublimare l’arte e ad usare tutti i modelli con il fine di riconciliare, nel messaggio finale, la Natura, la terra, gli animali con l’uomo. Una personalità che è riuscita a spostare l’asse della storia dell’arte e della cultura europea del Novecento e di cui, come accade solo ai grandi, comprenderemo il valore e sentiremo parlare sempre più nei prossimi anni. Da ricordare , che alcune sue fotografie e lavori sono esposti al Borgo storico Seghetti Panichi, fino al 5 novembre prossimo.
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17/10/2006
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