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Sono un cittadino italiano. Discriminato. Perché?

Acquasanta Terme | Due notizie recentissime mi hanno fatto riflettere sui miei diritti di cittadino italiano, nato in Italia, dove vivo da oltre 69 anni. Mi sento discriminato sia rispetto ad altri italiani che a stranieri. Anzi, clandestini.

di Giuseppe Orsini*


Discriminazione tra italiani.
La Regione Marche ha stabilito che alcune categorie di persone (partigiani ed antifascisti, ad esempio) viaggino gratis sui mezzi pubblici della Regione.
Innanzitutto trovare partigiani ed antifascisti “conclamati” (cioè certi) ultaottantaduenni che vogliano scorrazzare sui mezzi pubblici mi sembra abbastanza raro.
Comunque, auguro loro buon viaggio. Gratuito.

La facilitazione pone due ordini di problemi.
Primo. Chi paga? I legislatori regionali marchigiani? No. Paghiamo noi, contribuenti. Ovvio.
Ai legislatori interessano i nostri voti, non le tasse che ci impongono.
Secondo. Discriminazione.
Sono nato nel 1937 in una famiglia di liberali, contrari ad ogni dittatura, sia comunista che fascista. A mio padre, mugnaio, nel 1942 fu fatto chiudere il mulino perché ha sempre rifiutato tessera del PNF (per i giovani: Partito Nazionale Fascista).

In famiglia fornivamo viveri ed auiti a partigiani e a montenegrini.
Sono sempre stato dalla parte della Libertà, allora come oggi.
Non sono mai andato in soccorso dei vari vincitori: Mussolini, Hitler, Stalin, Armata Rossa (vedi Ungheria nel 1956). Neanche dei loro successori. Neppure di quelli sbiaditi di oggi.
Non chiedo “favori” né allo Stato né agli Enti Locali.
Chiedo loro il giusto corrispettivo delle tasse che pago. In servizi.
Non benefici, ma servizi a cui ho diritto. Punto.
Chi nelle Marche è all’opposizione condivide quanto scrivo? Attendo risposte.

Discriminazione dai clandestini.
Ringrazio sia l’Avv. Gian Luigi Pepa (che purtroppo non conosco) sia te, Direttore de “ilQuotidiano.it” per aver reso nota la vicenda della clandestina povera ed espulsa ma autorizzata dalla Suprema Corte a restare in Italia. Per i particolari, vedi articolo allegato.

Da cittadino italiano mi pongo dei quesiti.
Primo. Come sarebbe trattato un cittadino italiano che si trovasse nella stessa situazione presso altra nazione? Oppure in una città italiana da cui viene allontanato?
Secondo. Se la clandestina in questione (ed altri in situazioni analoghe) non ha soldi per pagarsi il viaggio, non ci costerebbe meno darle, con il foglio di via obbligatorio, anche il biglietto di sola andata?
Terzo. Con le massicce ondate di arrivi a cui assistiamo giornalmente quanti clandestini indigenti abbiamo già ed avremo in futuro?
Da cittadino italiano, ho diritto ad avere risposte?
Spero di sì. Le attendo.

*Coordinatore Comunale FI

28/09/2006





        
  



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