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Lavorare ancora a lungo per gli agricoltori del Piceno

Ascoli Piceno | Pensioni troppo basse da non consentire ai coltivatori di lasciare il lavoro dopo una vita passata sui campi

di Luigina Pezzoli


«Chi ha lavorato una vita in campagna percepisce, infatti, meno di 490 euro al mese - sostiene la Cia, Confederazione Italiana Agricoltori della provincia di Ascoli accogliendo le istanze di tantissimi agricoltori e, tra questi, anche Renato Orso che nei giorni scorsi, con una lettera, denunciava la situazione che accomuna purtroppo tanti suoi colleghi - una pensione da fame che costringe centinaia di pensionati agricoltori a vivere al limite della sussistenza, costretti a continuare a lavorare la propria terra, anche fino ad ottanta anni, per soddisfare i bisogni primari. E’ un’assurdità, un’ingiustizia sociale che va al più presto corretta».

Purtroppo gli agricoltori del Piceno non potranno abbandonare il lavoro dei campi fino alla tarda età di ottant’anni, questo perché la loro pensione è troppo bassa. Un tema quello delle pensioni, che ha il sapore della denuncia finalizzata a richiamare l’attenzione delle istituzioni e della società sulla difficile condizione degli anziani che vivono e operano nelle campagne, nelle zone rurali. «Vogliamo - sostengono all’Associazione pensionati della Cia - parità dei diritti. Occorre costruire un nuovo Stato sociale nelle campagne e garantire agli anziani, oltre ad una pensione dignitosa, servizi (ospedali, trasporti, uffici postali, centri di assistenza) efficaci e tempestivi».

D’altronde, chi oggi vive nelle zone rurali deve far i conti con strutture e servizi pubblici insufficienti, ma soprattutto percepisce una pensione irrisoria rispetto alle esigenze della vita moderna. Basta un dato: se si tolgono le spese per le bollette della luce, del gas, del telefono, ad un pensionato coltivatore non resta praticamente nulla. Quindi, è costretto a continuare a restare nell’azienda agricola e a lavorare per poter arrotondare il suo basso trattamento pensionistico. «Chiedono - hanno affermato il Presidente della Cia di Ascoli, Tonino Cioccolanti e il Presidente dell’ANP Associazione Nazionale Pensionati CIA della Provincia di Ascoli Piceno Sante D’Angelo -un incremento del trattamento delle pensioni minime dei coltivatori pari almeno a quello che hanno percepito da tempo le altre categorie. È un atto di giustizia sociale nei confronti di una categoria che ha speso una vita nel duro lavoro nelle campagne e che oggi è costretto a continuare la propria attività per sopravvivere.

D’altra parte, come Cia, avanzando le nostre proposte, abbiamo rilevato che non si può predisporre una riforma qualsiasi, ma deve avere la capacità di essere ad ampio raggio, supportata da un progetto preciso di Stato sociale e deve cogliere le opportunità, nonché attenuare i rischi che la nostra società globale presenta. E’ vero che c’è la necessità di costruire un sistema che tuteli i lavoratori stabilizzati, ma è altrettanto vero che occorre salvaguardare le fasce più deboli, i giovani, le donne, gli immigrati che insieme sono un pezzo crescente del mercato del lavoro. Insomma, un sistema previdenziale capace di assicurare i diritti di tutte le generazioni e di tutta la società. Pertanto, anche i pensionati agricoltori».

Le richieste avanzate dalla Cia e dalla ANP sono relative a un riesame del sistema previdenziale dei coltivatori; all’aumento del trattamento minimo delle pensioni dei coltivatori, modificando i meccanismi che impediscono di realizzare l’adeguamento alle altre categorie, la garanzia di servizi efficienti per gli anziani nelle zone rurali e adeguamento delle risorse per una valida assistenza sociale, soprattutto per i più deboli.

20/09/2006





        
  



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