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Il Sindaco Falcioni:"Sponsorizzare l’Ascoli Calcio motivo di vanto per l’intero piceno"

Maltignano | ...mi è saltato alla mente un neologismo, per la verità bruttino, che inquadrerebbe la situazione della nuova provincia di Ascoli Piceno. “ Picenismo” o “ Picenità “, faccia Lei, che inquadri quel senso di appartenenza al territorio piceno...

di Armando Falcioni*


Egregio direttore,
mi è saltato alla mente un neologismo, per la verità bruttino, che inquadrerebbe la situazione della nuova provincia di Ascoli Piceno. “ Picenismo” o “ Picenità “, faccia Lei, che inquadri quel senso di appartenenza al territorio piceno.

Un sentimento che se fosse nato qualche anno or avrebbe evitato che le scelte fossero fatte prevalentemente a favore del territorio al nord dell’Aso, mascherato da una sorta di pedaggio non scritto per il fatto che il fermano non avendo una provincia autonoma doveva, ed ha avuto, le migliori risorse e gli uomini determinanti nelle scelte strategiche.

Se fosse rimasto avrebbe evitato la inutile, devastante, deleteria, unilaterale e soprattutto costosissima per il contribuente, divisione della provincia di Ascoli Piceno, magari con quel senso di ribellione e sdegno che, caso sporadico a parte, è clamorosamente mancato.

Se questo sentimento fosse presente ora permetterebbe intanto di vigilare sulla divisione “ in fieri” per evitare che la parte fermana, sempre agguerrita e preparata prenda il sopravvento e goda della divisione delle vesti lasciando la futura provincia picena in braghe di tela, piena di debiti ed incapace di amministrare per lustri.

Infatti manca quel senso di reciproca mutualità che dovrebbe avere il territorio dei 33 comuni, quel sentirsi uniti per programmare la futura provincia di Ascoli Piceno, un comitato promotore composto da sindaci, rappresentanti di enti, sindacati e associazioni di categoria che faccia da organo propulsore ed in grado di andare oltre l’ordinario affaccendarsi.

Ed invece, dopo la parentesi con Fermo che chiuderei il più in fretta possibile a questo punto, senza però essere proni alle volontà di lassù, emerge come questo lembo di territorio tenti ad andare per proprio conto, riesumando gelosie ed ataviche rivalità.

La recente proposta di Castelli e Brugni di far rappresentare alla provincia di Ascoli la squadra del capoluogo ha suscitato imbarazzi e musi storti a dimostrazione di come Ascoli Piceno, al di là della sigla sulle targhe e di qualche ufficio ,abbia sempre contato poco nel contesto provinciale.

Ora sarà giusto che riprenda quel ruolo principe quanto meno valorizzando le realtà da cui viene rappresentata.

Sponsorizzare l’Ascoli Calcio, espressione massima del calcio adriatico oltre che regionale, figuriamoci provinciale, dovrebbe essere un motivo di vanto per l’intero piceno, senza vergognarsene, come non ci si dovrebbe vergognare se sul litorale si magnificasse ufficialmente altra esperienza sportiva, culturale o turistica.

Il “ picenismo” è soprattutto questo. Una simbiosi mutualistica tra le varie realtà, senza ammuffite gelosie. E soprattutto senza togliere quelle peculiarità locali che ne fanno anche il sale del territorio.
Uno stadio unico a metà strada ha il sapore di quella promiscuità di facciata che non è reciproco scambio bensì ipocrita commistione di ruoli mortificante per chi ne dovrebbe trarne beneficio.
Il nostro piceno è la culla del libero comune e dell’orgoglio di abbracciare il campanile.
Se togliamo questo globalizzeremo un territorio che ha la città più bella delle Marche (Ascoli Piceno), la riviera più bella della regione (San Benedetto del Tronto), l’unico territorio ad avere due parchi montani ed i colli tra i più caratteristici.
Che ognuno da oggi in poi faccia la sua parte. Senza mescolanze, sovrapposizioni o falsi apparentamenti.

C’è chi dovrà fare turismo, chi i servizi, chi il commercio, chi l’università, chi la sanità e chi industria o l’artigianato.

E chi dovrà continuare a fare calcio ed esporlo ai quattro venti come è giusto che sia.
Invece di fare uno stadio a metà, che rischierebbe di essere una ara solitaria e senza anima, lasciamo ai rispettivi luoghi il loro orgoglio, la loro storia ed il loro festante teatro dell’unico rito tribale moderno quale è il calcio.

Pensiamo invece che siamo la provincia più bella di una regione che, dopo la costituzione della provincia di Fermo, termina al fiume Aso.
Siamo annessi e non parte integrante. E dovremo lottare chiedendo una maggiore autonomia, di essere trattati a parte se non altro per il danno patito con la divisione.

Ma se partiamo ignorando una squadra di calcio in serie A e ipotizzando unitili promiscuità, verremo trattati come sempre hanno fatto: un territorio nato da incestuoso rapporto da Marche ed Abruzzo. E quindi da tenere a scandalosa e debita distanza.

*Sindaco di Maltignano (AP)

08/08/2006





        
  



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