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Energia, Coldiretti marche propone una rete di piccole centrali alimentate a biomasse

| ANCONA - No alla megacentrale turbogas di San Severino

“Il modello energetico marchigiano deve puntare su una rete di piccole centrali a biomasse, non certo seguire il richiamo di ‘sirene’ che avrebbero ripercussioni negative per il territorio”.

Lo afferma la Coldiretti Marche, in merito alle polemiche sollevate in questi giorni intorno al tema energia.

“Stiamo lavorando sul territorio per favorire la costruzione di una rete di piccoli impianti per la produzione di energia da biomasse, anche gestiti dalle imprese agricole in forma singola o associata – spiegano il presidente Giannalberto Luzi e il direttore Alberto Bertinelli -. Esistono studi di fattibilità, che illustrano i vantaggi di tale sistema, perfettamente compatibile con il Piano energetico regionale.

Basti pensare al progetto del Consorzio agrario di Pesaro, con la realizzazione di due impianti per la produzione di energia elettrica utilizzando l’olio di girasole. Ma esperienze interessanti si stanno sviluppando anche a Treia e San Severino”. Proprio quest’ultima cittadina è finita al centro della polemica per la ventilata realizzazione della Turbogas.

Un’eventualità duramente contestata da Coldiretti Macerata. “Altro che polo del benessere! La realizzazione di una megacentrale da oltre 370 megawatt farebbe della zona di San Severino un polo del malessere – spiegano il presidente Luciano Fuselli e il direttore Luigi Masnari -. Non siamo certo un ‘partito del no’, ma non capiamo perché si continui a puntare su un modello di sviluppo che già da anni ha mostrato evidenti limiti. Il territorio non si valorizza occupandolo militarmente con macchinari e capannoni, bensì utilizzandone in maniera intelligente le componenti naturali e produttive.

In una zona dove i venti sono deboli, le dispersioni in quota delle emissioni gassose sarebbero più difficili, con il rischio che le sostanze inquinanti ricadano al suolo. L’elevata potenza delle centrale potrebbe inoltre avere un impatto dannoso sullo sviluppo delle colture della zona”.

11/08/2006





        
  



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