Jazz... e non solo: Concerto del supergruppo Stazioni Lunari
Monteprandone | Sabato 29 luglio ore 21.15 - Boschetto di Monteprandone, ingresso libero.

Teresa De Sio
La rassegna di musica doc “Jazz... e non solo” prosegue sabato 29 luglio al boschetto di Monteprandone con la performance del progetto Stazioni Lunari. Il concerto a ingresso libero è organizzato da Pier Mario Maravalli dell’associazione PicenoEventi, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. Lo spettacolo si svolgerà anche in caso di pioggia, essendo il palco coperto.
Stazioni Lunari nasce da un’idea di Francesco Magnelli (membro fondatore dei C.S.I. e PGR) pianista, compositore, arrangiatore. Spinto dalla necessità interiore di interagire con altre esperienze musicali – poiché è anche attraverso queste che si determina la propria crescita artistica – si ritrova nel tempo alla ricerca di un terreno fertile (da sempre desiderato) dove la musica, e non quello che ci ruota intorno, è l’unica vera protagonista.
La voglia è quella di creare un porto, un punto di attracco per tutti quegli artisti (siano essi musicisti, cantanti o esponenti delle forme d’arte più varie) che hanno la spinta e la curiosità di confrontarsi con gli altri, avendo modo di conoscere più da vicino coloro che solo apparentemente, per fortuna, sembrano così lontano. La musica di per sé non costruisce muri e differenze, ma è un’arte che se perseguita con amore, rispetto e dedizione, può davvero stupire e, a volte, far succedere ciò che non potremmo mai aspettarci.
Stazioni Lunari nasce per mettersi in gioco, per nutrire la curiosità, è un ristoro artistico. E’ il luogo perfetto dove fermarsi per un po’ e poi ripartire portando con sé qualche esperienza in più. E’ un progetto fra teatro e musica dove Ginevra Di Marco, unico elemento in movimento da una stazione all’altra, determina successioni e movimenti e favorisce incontri e commistioni fra i diversi mondi musicali.
Sul palco quattro stazioni lunari, quattro stanze costruite con delle cantinelle di legno. Le lavagne luminose illuminano le cantinelle delineando la forma delle stanze in contorni di luce.
Quattro artisti, uno per ogni stanza, avranno 20/25 minuti a performance. La prima stanza sarà la sola ad essere illuminata per la prima esibizione e sfumerà al suo termine per lasciare spazio alla seconda e così via fino alla quarta.
Non è una kermesse, né tantomeno una passerella: gli artisti restano tutti sul palco anche quando termina “idealmente” il loro set.
La particolarità di questo evento sta nel fatto che ogni musicista, dalla propria stanza, può liberamente interagire con ciò che sta succedendo: c’è chi suona, chi contrappunta, chi armonizza con la voce, chi improvvisa, chi semplicemente sorride o si concentra nell’ascolto dell’altro. Inoltre il cast artistico cambia a seconda del luogo e della cornice, facendo sì che ogni data diventi un evento unico, quasi irripetibile.
La musica proposta (assemblata, arrangiata e eseguita sul palco da Francesco Magnelli, Marzio Del Testa e Andrea Salvadori) proviene in parte dal repertorio di ogni artista, in parte viene scelta tra le canzoni che hanno accompagnato la vita di ognuno che così proporrà un aspetto di sé che generalmente in pochi conoscono, un volto diverso dal solito, lontano da particolari responsabilità, da obblighi contrattuali e d’immagine, lontano per una sera da ciò che il pubblico si può aspettare.
E quindi via libera alle canzoni del nostro cuore, quelle che hanno scosso gli animi e reso indelebili certi momenti della vita, via libera a riscoprire canzoni e interpreti. Ogni concerto è anche un viaggio attraverso la tradizione della musica popolare: ogni volta si suonano e si cantano quattro canti tradizionali di varie parti del mondo; quattro canti di aggregazione e di ringraziamento che costituiscono l’ossatura della scaletta e che sono la chiave che permette di aprire la musica al di là di ogni etichetta; e poi la musica popolare che parte dal nostro passato e arriva ai giorni nostri come patrimonio artistico e culturale. Dallo spettacolo emerge forte l’idea di partecipazione collettiva: i testi, le musiche, i gesti, le testimonianze, le voci, e la voglia di andare a scavare là dove si sono depositate le nostre memorie, di recuperarle, studiarle, valorizzarle e farle conoscere.
E se c’è un artista che è stato un raro, netto, inequivocabile spartiacque tra il vecchio e il nuovo, questo è certamente stato Domenico Modugno; istintivo e travolgente, indomabile come una forza della natura, è stato il talento più originale della canzone italiana del dopoguerra; ecco perché Stazioni Lunari ama ritrovarlo, spesso e volentieri, nelle sue canzoni: padre e ispiratore, ha operato una vera e propria rivoluzione nella forma “canzone” dimostrando che “canto” non significa altro che uso espressivo della voce e dei suoi timbri, dei suoi difetti, della sua inflessione, della sua natura musicale.
Sul palco si respira piacere, sintonia. E fra intersezioni artistiche, omaggi e gentilezze si nota evidente il piacere di trovarsi lì, una gioia di cantare e suonare insieme che è davvero raro riscontrare.
www.stazionilunari.com
Stazioni Lunari nasce da un’idea di Francesco Magnelli (membro fondatore dei C.S.I. e PGR) pianista, compositore, arrangiatore. Spinto dalla necessità interiore di interagire con altre esperienze musicali – poiché è anche attraverso queste che si determina la propria crescita artistica – si ritrova nel tempo alla ricerca di un terreno fertile (da sempre desiderato) dove la musica, e non quello che ci ruota intorno, è l’unica vera protagonista.
La voglia è quella di creare un porto, un punto di attracco per tutti quegli artisti (siano essi musicisti, cantanti o esponenti delle forme d’arte più varie) che hanno la spinta e la curiosità di confrontarsi con gli altri, avendo modo di conoscere più da vicino coloro che solo apparentemente, per fortuna, sembrano così lontano. La musica di per sé non costruisce muri e differenze, ma è un’arte che se perseguita con amore, rispetto e dedizione, può davvero stupire e, a volte, far succedere ciò che non potremmo mai aspettarci.
Stazioni Lunari nasce per mettersi in gioco, per nutrire la curiosità, è un ristoro artistico. E’ il luogo perfetto dove fermarsi per un po’ e poi ripartire portando con sé qualche esperienza in più. E’ un progetto fra teatro e musica dove Ginevra Di Marco, unico elemento in movimento da una stazione all’altra, determina successioni e movimenti e favorisce incontri e commistioni fra i diversi mondi musicali.
Sul palco quattro stazioni lunari, quattro stanze costruite con delle cantinelle di legno. Le lavagne luminose illuminano le cantinelle delineando la forma delle stanze in contorni di luce.
Quattro artisti, uno per ogni stanza, avranno 20/25 minuti a performance. La prima stanza sarà la sola ad essere illuminata per la prima esibizione e sfumerà al suo termine per lasciare spazio alla seconda e così via fino alla quarta.
Non è una kermesse, né tantomeno una passerella: gli artisti restano tutti sul palco anche quando termina “idealmente” il loro set.
La particolarità di questo evento sta nel fatto che ogni musicista, dalla propria stanza, può liberamente interagire con ciò che sta succedendo: c’è chi suona, chi contrappunta, chi armonizza con la voce, chi improvvisa, chi semplicemente sorride o si concentra nell’ascolto dell’altro. Inoltre il cast artistico cambia a seconda del luogo e della cornice, facendo sì che ogni data diventi un evento unico, quasi irripetibile.
La musica proposta (assemblata, arrangiata e eseguita sul palco da Francesco Magnelli, Marzio Del Testa e Andrea Salvadori) proviene in parte dal repertorio di ogni artista, in parte viene scelta tra le canzoni che hanno accompagnato la vita di ognuno che così proporrà un aspetto di sé che generalmente in pochi conoscono, un volto diverso dal solito, lontano da particolari responsabilità, da obblighi contrattuali e d’immagine, lontano per una sera da ciò che il pubblico si può aspettare.
E quindi via libera alle canzoni del nostro cuore, quelle che hanno scosso gli animi e reso indelebili certi momenti della vita, via libera a riscoprire canzoni e interpreti. Ogni concerto è anche un viaggio attraverso la tradizione della musica popolare: ogni volta si suonano e si cantano quattro canti tradizionali di varie parti del mondo; quattro canti di aggregazione e di ringraziamento che costituiscono l’ossatura della scaletta e che sono la chiave che permette di aprire la musica al di là di ogni etichetta; e poi la musica popolare che parte dal nostro passato e arriva ai giorni nostri come patrimonio artistico e culturale. Dallo spettacolo emerge forte l’idea di partecipazione collettiva: i testi, le musiche, i gesti, le testimonianze, le voci, e la voglia di andare a scavare là dove si sono depositate le nostre memorie, di recuperarle, studiarle, valorizzarle e farle conoscere.
E se c’è un artista che è stato un raro, netto, inequivocabile spartiacque tra il vecchio e il nuovo, questo è certamente stato Domenico Modugno; istintivo e travolgente, indomabile come una forza della natura, è stato il talento più originale della canzone italiana del dopoguerra; ecco perché Stazioni Lunari ama ritrovarlo, spesso e volentieri, nelle sue canzoni: padre e ispiratore, ha operato una vera e propria rivoluzione nella forma “canzone” dimostrando che “canto” non significa altro che uso espressivo della voce e dei suoi timbri, dei suoi difetti, della sua inflessione, della sua natura musicale.
Sul palco si respira piacere, sintonia. E fra intersezioni artistiche, omaggi e gentilezze si nota evidente il piacere di trovarsi lì, una gioia di cantare e suonare insieme che è davvero raro riscontrare.
www.stazionilunari.com
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27/07/2006
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