Presentato il libro Vita e morte di una Costituzione
Ascoli Piceno | Ospite dellincontro lautore del libro, il docente di Diritto Pubblico dellUniversità di Teramo Michele Ainis
di Federico Biondi
Aspettando il referendum del 25 e 26 giugno continuano gli incontri del Comitato Piceno “Salviamo la Costituzione per difendere il paese”, questa volta presso la Libreria Rinascita è stato presentato il libro redatto dal professor Michele Ainis dal titolo “Vita e morte di una Costituzione”, ha introdotto e moderato l’incontro il professor Tonino D’Isidoro. L’autore dopo un breve ma interessante excursus storico più volte ha ricordato che la Costituzione della Repubblica Italiana è stata inapplicata e delegittimata dalla classe politica.
Nell’articolo 49 della costituzione c’è scritto che i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente anche in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, la sovranità quindi è del popolo, invece la partitocrazia è divenuta con il passare del tempo sempre più potente, prepotente e arrogante.
Prepotenza aumentata proporzionalmente alla debolezza che i partiti esprimono ed è noto che le sedi sono spesso chiuse e che gli iscritti sono una minoranza rispetto al numero dei votanti. La legge elettorale attualmente in vigore ha sancito questa arroganza dei partiti e della classe politica impedendo agli elettori di indicare il candidato da sostenere limitando così l’espressione di voto ad una croce sul partito di riferimento.
La diminuzione del numero dei parlamentari è uno degli elementi introdotti nella riforma e si rivela sempre più uno specchietto per le allodole che viene interpretato favorevolmente dall’elettore visto il clima di collettiva sfiducia verso la classe politica del paese.
La riduzione del numero dei parlamentari è forse l’unico punto che vede d’accordo tutti gli schieramenti politici, ma sicuramente non basta per cambiare e riscrivere una Costituzione che deve unire un intero paese. Nel ’47 i maggiori esponenti politici della nascente Repubblica avevano vissuto esperienze simili, il regime dittatoriale di Mussolini li aveva esiliati, deportati e reclusi in carcere. C’erano quindi le condizioni per redigere la Costituzione, oggi invece quegli uomini e i partiti che rappresentavano non esistono più, ai loro posti altri nomi e nuovi partiti che cercano una legittimazione nella storia della Repubblica.
Lo scrittore è chiaro, l’elettore chiamato alle urne deve apporre sulla scheda un secco No e questo perché sia le leggi sulla Devoluzione che quelle sulla Governabilità sono una bufala. Con la Costituzione in vigore da 60 anni si ha un buon rapporto Stato-Regioni, anche se può migliorare, invece per quanto riguarda la governabilità con il maggioritario si è riusciti a dare a Berlusconi la possibilità di governare per tutta la durata della legislazione.
Negli ultimi trent’anni si è cercato di mettere mano alla Costituzione moltissime volte, ma i partiti politici non sono mai stati capaci di giungere ad un accordo, questo perpetuo annunciare un cambiamento ha persuaso e convinto la popolazione che ciò fosse necessario. Sicuramente qualche cambiamento ci deve essere e ci sarà anche se vince il No, ma con il contributo di tutta la classe politica e la società, perché nessuna maggioranza può modificare da sola le norme della Costituzione.
Ci sono anche macroscopiche defezioni per quanto riguarda questa proposta di revisione della seconda parte della Costituzione, dato che non è previsto che si possano cambiare contemporaneamente 55 articoli, cioè l’elettore non può esprimere parere su tutti gli articoli con un solo quesito referendario, ma deve esaminarli uno ad uno e ciò è sancito dall’articolo 138 della Costituzione Italiana e confermato dai costituzionalisti.
Cambiare la seconda parte significa mettere anche in discussione la prima o viceversa, si crea un contraddittorio tra i principi e le modalità con cui si devono esprimere. Altro dato interessante che evidenzia il professor Michele Ainis è il linguaggio usato per scriverla, l’articolo 70 dell’attuale costituzione si risolve con un 1 rigo, quella della nuova con 113 righe.
Il professore Tonino D’Isidoro la definisce “un’incontinenza semantico verbale – e aggiunge – è evidente che regna la confusione”. Per Michele Ainis ci sono evidenti pasticci verbali e lessici, al contrario di quella attuale che è sintetica, sobria e molto chiara. I padri fondatori fecero un lungo lavoro per dare alla costituzione questa leggibilità, chiamarono i migliori professori e latinisti del tempo. Al contrario quella proposta dal centro destra è prolissa e disordinata e ciò non conviene sicuramente ai cittadini perché la certezza del diritto è insostituibile.
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21/06/2006
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