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Apocalypse Carbon o Eco-Carbon?

Ascoli Piceno | Che ne sarà del sito Sgl Carbon? Previsioni e scenari da disegnare insieme per ripensare, partecipando, allo sviluppo del territorio.

di Stefania Mistichelli


Cervelli a lavoro per 8 giorni sulla questione Sgl Carbon. Un work-shop, quello nato nell’ambito della 4° edizione del Master internazionale in programmazione di ambienti urbani e sostenibili (Mapaus) e conclusosi stasera in sala Docens alla presenza delle autorità e della cittadinanza, che è stato il primo passo del progetto partecipativo di progettazione della riconversione del sito, in imminente dismissione (si parla di 2007 per la chiusura definitiva dei cancelli) e sul quale risiedono speranze, aspettative, paure e preoccupazioni di un intero territorio.

Spetta al Consorzio Ferrara Ricerche il coordinamento di questo prima importante fase. A partecipare al comitato scientifico anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Ferrara e l’Università di Camerino , che già da gennaio ha cominciato ha lavorare e ha messo un cantiere uno studio (portato avanti da un gruppo squisitamente al femminile, coordinato dalla prof.ssa Elena Ippoliti, sotto la responsabilità scientifica del prof. Umberto Cao, preside della facoltà di Architettura) di inquadramento urbanistico e di rilevamento dell’area in questione: una prima base descrittiva, su cui potrà poggiarsi il lavoro successivo.

Esito del workshop 3 lavori, 2 frutto degli studenti del master e uno del gruppo di lavoro del consorzio ferrarese, che hanno lanciato stimoli e provocazioni su quello che potrà diventare, o non diventare, il sito ex – Carbon nell’arco di 20 anni.

Si passa dal deserto Carbon all’Apocalypse Carbon, dalla Città Carbon all’Eco-Carbon; e ancora Eco-parco o Asco – Hattan o Mixitè o Polo scientifico tecnologico. Soluzioni che passano dalla minore alla maggiore partecipazione e coinvolgimento di tutti i portatori d’interesse, dalla minore alla maggiore sostenibilità economica e/o ambientale.

Qualunque situazione a questo punto va vagliata, a partire da un processo partecipativo, fondamentale per la progettazione e il disegno di uno scenario futuro concretamente realizzabile, da iniziare subito, secondo un crono-programma ben preciso e scandito, che sarà curato dal Consorzio Ferrara Ricerche (è Gaia Lembo la ricercatrice che coordinerà il percorso partecipativo) e che a fine 2007 dovrà restituire un progetto elaborato e condiviso.

"Certo prima di vedere un qualsiasi progetto realizzato dovrà passare del tempo: su questo siamo stati messi in guardia da esperienze passate come quelle Bagnoli o di Marghera che ci parlano di minimo 15-20 anni di lavoro. – spiega il presidente della provincia  Massimo Rossi – Certo come amministrazione stiamo già lavorando per cercare di reperire risorse finanziarie". Ma il passo successivo, imprescindibile, è la caratterizzazione del sito. "Senza caratterizzazione ogni scenario disegnato è virtuale – avverte il prof. Remigio Rossi, direttore insieme a Paolo Ceccarelli del master Mapaus – e essa attiene all’azienda proprietaria sotto il controllo dell’Arpam».

"E l’intervento di bonifica - come sottolinea il prof. Gianfranco Franz del Consorzio Ferrara Ricerche - fatti salvi gli aspetti di sanità pubblica, dipenderà in modo rilevante anche dalla destinazione d’uso urbanistica del sito produttivo dismesso".

Un processo lungo e da svolgere con tutti gli accorgimenti possibili quello della riconversione. «Prendiamoci tutto il tempo che ci vuole – conclude allora il rettore dell’Università di Camerino Fulvio Esposito – ma non un giorno di più». Tutti a lavoro, allora, cittadinanza compresa che sarà chiamata, insieme alle associazioni, alle istituzioni, ai sindacati, agli imprenditori e a tutti coloro che abitano il nostro territorio a ridisegnarne il futuro.

13/06/2006





        
  



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