La strada del traforo di Forca Canapine rischia di chiudere
Ascoli Piceno | Il paradosso della strada e della galleria in territorio umbro gestita da molti anni dalla Provincia di Ascoli per conto dello Stato.
di Stefania Mistichelli
Pur essendo in buona parte in territorio umbro, la strada e la galleria di Forca Canapine sono gestiti da molti anni dalla Provincia di Ascoli per conto dello Stato.
Un paradosso che non accenna a risolversi, nonostante un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 febbraio 2006, giunto dopo anni di battaglie della Provincia in tutte le sedi, stabilisca che, dal primo aprile 2006, la strada debba essere trasferita all’ANAS.
Ora l’Amministrazione guidata dal presidente Massimo Rossi dice basta, anche perché il bilancio provinciale non è in grado di far fronte alle spese di gestione, e annuncia che, senza novità, nel giro di pochi giorni la strada dovrà essere chiusa.
La storia comincia alla fine degli anni ‘60, quando partono i lavori per realizzare questa arteria alternativa alla vecchia e tortuosa strada di collegamento con l’Umbria: 15,5 chilometri che collegano la Salaria con la strada provinciale per Norcia, per circa la metà in territorio umbro. I lavori sono condotti dalla Provincia per conto della Cassa per il Mezzogiorno (poi Agensud).
L’ultimo tratto, comprendente la galleria di S. Benedetto di 4,5 chilometri, viene inaugurato il 7 dicembre 1996. Parallelamente si sviluppa l’azione della Provincia per far sì che lo Stato si riprenda l’onere della manutenzione e gestione dell’arteria, visto che la strada è stata interamente finanziata con fondi statali e addirittura i terreni via via espropriati durante i lavori sono stati intestati al patrimonio indisponibile dello Stato.
Ma, si sa, quando bisogna combattere contro una burocrazia articolata e in continuo assestamento, l’impresa è a dir poco ardua. Il nodo si scioglie solo nel 2004 quando, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, si riconosce il carattere e la funzione statale di questa strada e si indica nell’ANAS il soggetto gestore.
Ma già nel 2003 la Giunta provinciale aveva annunciato che, se l’ANAS non avesse presa in carico la strada, ne avrebbe disposto la chiusura. Nulla accadde e la Provincia, per non interrompere un collegamento così prezioso tra il sud dell’Umbria e l’Adriatico, ha continuato a farsi carico, per quanto possibile, degli oneri: basti pensare che sul bilancio provinciale grava una bolletta di 160.00 euro annui per illuminare le gallerie e una spesa di 100.000 euro all’anno per la guardiania, senza considerare il costo della manutenzione minima indispensabile.
Poi, finalmente, arriva il Decreto del febbraio scorso: la strada viene classificata nella rete stradale di interesse nazionale e dal 1° aprile deve passare allo Stato. Sembra fatta, ma i compartimenti ANAS di Marche e Umbria dicono che, per la firma del passaggio, occorre la delega della direzione generale. Che non arriva, visto che il 19 aprile, data fissata per la stipula dell’atto, all’appuntamento con la Provincia non si presenta nessuno.
“Ora basta – dice il presidente della Provincia Massimo Rossi – sono anni che ci prendono in giro. Non siamo più in grado di far fronte alle spese di gestione ed occorrono interventi di manutenzione straordinaria da almeno due milioni di euro. Basta giocare allo scaricabarile, ne va di mezzo la pubblica incolumità. Ieri ho scritto al Ministero, all’Anas, alle Agenzie del Demanio di Marche e Umbria, ma anche ai Presidenti delle Regioni Marche e Umbria, al collega Presidente della Provincia di Perugia e ai Sindaci dei Comuni posti ai due estremi della strada, Norcia e Arquata: a tutti ho detto chiaramente che, solo per non danneggiare coloro che si apprestano a viaggiare per i due “ponti” di fine mese, lasceremo aperta la strada, ma una fitta segnaletica evidenzierà i pericoli e costringerà a limitare fortemente la velocità. Se non accadrà nulla, il 2 maggio ci vedremo costretti a chiudere la strada”.
(in allegato il testo integrale della lettera)
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21/04/2006
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