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La mielina rossa

San Benedetto del Tronto | Silvio Berlusconi “condiziona” realmente i mezzi di comunicazione?

Caro Direttore,
ti invio un interessante articolo di Gabriele Cazzulini pubblicato di Ragionpoliticia.it  -  8  marzo  2006.
Riguarda la posizione assunta dal Corriere della Sera e dal suo Direttore Paolo Mieli.
Che un giornale così autorevole parteggi apertamente per uno dei due Poli, la dice lunga su come Silvio Berlusconi “condizioni”  realmente i mezzi di comunicazione. 
Ti sarò grato se vorrai pubblicarlo su ilQuotidiano.it.
Grazie.

Giuseppe Orsini
Coordinatore Comunale  FI  -  Acquasanta Terme


di Gabriele Cazzulini - 8 marzo 2006 su Ragionpolitica

Da restare allibiti. Non ci sono altri stati d'animo che descrivano meglio lo stupore di fronte all'editoriale di Paolo Mieli sul Corriere della Sera. Ma cosa è successo? Fino a ieri gli editoriali conservavano un alone di serietà, le parolesembravano ombre di ragionamenti che, pur rannuvolati, emanavano una luce di significato. Oggi buio.

La prima pagina è una radura desolata in cui è piantato il grosso cartellone di uno spot elettorale. Niente immagini, niente colori, solo le parole di Paolo Mieli.
Il contenuto è quanto di più ingenuo e allo stesso tempo spudorato si possa immaginare: il giuramento di fedeltà all'Unione proclamato con la sobrietà di chi compie un atto d'ufficio, costretto a genuflettere le convinzioni personali per accettare quanto è necessario. Peccato, per il rispetto a Paolo Mieli, per forza sospeso, e per la reputazione del suo storico quotidiano, che farà più fatica a restare un punto di riferimento per tanti italiani.

Da oggi il giornalismo italiano ha perso un prestigioso nome mentre la politica ha assunto l'ennesimo militante.

E allora via con le lusinghe, che lucidano la migliore argenteria delle cavolate contro Berlusconi. Neanche fosse il confessionale del Grande Fratello, l'editoriale di Mieli passa in rassegna tutte le fasce sociali più esposte alla propaganda dell'Unione. Si inizia con banalità da diciottenne pacifista in occupazione scolastica: il governo di centrodestra non ha fatto altro che tutelare gli interessi di Berlusconi.

Ma le operazioni di pace in Iraq e Afghanistan, le grandi opere, la patente a punti, l'abolizione della leva sono interessi di Berlusconi? Non è stile da galantuomini lanciare dichiarazioni così pesanti senza sostenerle con argomentazioni altrettanto solide. Altrimenti si fa solo brutta figura. Come quando Mieli afferma che l'ipotesi del pareggio sarebbe un esito nefasto, da scongiurare peggio di un gatto nero che passa sotto una scala il venerdì 17. E' la scaramanzia che fa confondere la complessità della politica con gli interessi di parte.

Dove sarebbe poi quest'Unione così perfetta? La coalizione di Prodi sarebbe poi adatta non solo a governare, ma a «governare al meglio». Solo? Già che ci siamo, potrebbe governare in eterno, su tutto e tutti, senza limiti, né alla sete di potere dell'Unione né alla fantascienza di Mieli. La Margherita un partito liberaldemocratico? Rutelli è solo un affitta camere per «ex» in sosta temporanea - l'ultimo «ex» ad aver lasciato il bel soggiorno della Margherita è Loiero. I radicalsocialisti offrirebbero l'apporto di un «laicismo temperato»? Chiedere l'abolizione del Concordato è laicismo temperato? E quello non temperato cosa prevede? La demolizione di tutte le chiese con i fedeli raccolti nella messa?

Dall'incredulità si passa allo sdegno scoprendo che Bertinotti si fa portatore della «nonviolenza» - per la polizia, non certo per i no global.

Però uno squarcio di verità traspare sull'impossibilità di lusingare Prodi. E qui riemerge lo stile intelligente di Mieli quando si limita a dire, a mezza voce: «Prodi ha affrontato le numerose contraddizioni interne al suo schieramento». Fine. Di più non si può, perché va bene compromettere la propria imparzialità, ma diffamare anche l'intelligenza, questo Mieli non lo ha accettato.

E Prodi resta lì, con «numerose contraddizioni», ad affrontarle ma non a risolverle - che è poi il messaggio della sua politica stampato come un manifesto sulla sua schiena. Parole che voltano le spalle all'intelligenza e alla realtà, parole adatte ai tabloid distribuiti gratuitamente nelle stazioni e poi lasciati sui sedili dei vagoni. Infine c'è la stoccata a Berlusconi con l'auspicio di vedere rafforzati i suoi alleati. Non serve replicare perché non c'è nulla da replicare. Basta la tradizione, che insegna come le maledizioni tornino indietro al mittente.

In sottofondo si sente la sirena dell'ambulanza del soccorso rosso, con Mieli a portare la lettiga per Prodi, esattamente come sta facendo Montezemolo. Non sono gli unici. Gli intellettuali arruolati nella caserma elettorale dell'Unione iniziano oggi le loro offensive. Claudio Magris sollecita a serrare i ranghi per tirare la volata fino all' «ultima linea». Umberto Eco è addirittura stacanovista: prima dichiara di essere pronto a trasferirsi all'estero se vincesse nuovamente il centrodestra; poi proclama che il 9 aprile sono in ballo le istituzioni e la democrazia. Certo: se vincesse l'Unione.

Buone notizie per il centrodestra: se c'è bisogno di ricorrere alle penne degli intellettuali vuol dire che l'Unione da sola non riesce a vincere - e allora ricorre al doping politico usando sostegni proibiti che falsano la competizione elettorale. Aveva ragione Berlusconi.

08/03/2006





        
  



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