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“Municipio-Padrone” o ritorni ai Feudi

Ascoli Piceno | la Ciip Spa e l’ingegneria del come imbrogliare la Comunità Europea

di Luigi Meconi

 
La Ciip Spa, Cicli Integrati Impianti Primari, di Ascoli Piceno, manda ai 54 Comuni soci quattro brochure con dentro più cose, tra cui l’avvio di una nuova società, la NEWCO (con ingresso di partner privati) per l’imbottigliamento di acque dei Monti Azzurri e la costituzione di quella che chiama “Local utilities”, una società consortile a responsabilità limitata con dentro altre 6 società in parte interamente pubbliche e in parte pubblico-private. Di tutta la Regione Marche.
           
A giudizio di un povero segretario di montagna che rimpiange, suo malgrado, la scomparsa dei Comitati Regionali di Controllo, dietro queste operazioni si nascondono macroscopici violazioni sia dei principi costituzionali sulla imparzialità e buon andamento dell’amministrazione pubblica, che, non meno, cito il dispositivo della sentenza della Corte di Giustizia Ue nel procedimento C-458/03 del 13 ottobre 2005, “Gli artt. 43 CE e 49 CE nonché i principi di parità di trattamento, di non discriminazione e di trasparenza devono essere interpretati nel senso che ostano a che un’autorità pubblica attribuisca, senza svolgimento di pubblica gara, una concessione di pubblici servizi a una società per azioni nata dalla trasformazione di un’azienda speciale della detta autorità pubblica…”.
           
Come dare torto al seguente, ironico, titolo de Il Sole 24 Ore di mercoledì 15 marzo, pagina 11: “L’ora del municipio-padrone”? Attenzione, di questo stanno via via parlando anche i politici.
           
Chi è che governa simili processi? I Sindaci dei Comuni azionisti? I Consigli Comunali azionisti? Gli Assessori azionisti? Non scherziamo.
           
Quando si legge, sempre dalla stessa pagina dello stesso giornale, che “il fatturato dei servizi pubblici locali rilevato dalla Confservizi è stato pari a circa 22,5 miliardi di €uro nel 2005”, si amerebbe conoscere il cittadino, l’avvocato o l’economista o il filosofo o il politico o chi si vuole, che possa sostenere che a governare simili cifre siano, già oggi, i Sindaci dei nostri Comuni o i Consigli Comunali o le Giunte dei Comuni. Men che mai il cittadino! A questo punto non si parli più, amici della Rete del Nuovo Municipio, di cui faccio parte, di Comuni e di Bilanci Partecipavi! (nella Rete sanno che scrivo, inascoltato, su queste cose, dalla sua costituzione).
 
Ciò che è sicuro è che si stanno facendo giochi di prestigio e, per altri, tra cui appunto, la Confindustria, veri e propri ‘cartelli’. Che giocano non solo e non tanto contro i principi base della libera concorrenza, ma, soprattutto, almeno per chi, come chi scrive, crede essere i beni comuni, cioè i servizi pubblici comunali, costitutivi, da circa mille anni, degli stessi Comuni, che giocano alla ricostituzione nientemeno che dei Feudi. Con Feudatari, vassalli e valvassori. Siamo a prima degli anni mille. A quella realtà che ha fatto sorgere, per reazione, appunto, i Comuni.
 
Chi è che vuole tutto questo? Bene. Tutte, si ripete, tutte, le forze politiche. Da Rifondazione a Alleanza Nazionale.
 
Dal momento che nessuno dei 54 Comuni e né la Provincia, azionisti della CIIP Spa, hanno qualcosa contro la loro Società di capitale e dal momento che dentro questi 55 Enti Locali ci sono tutti i predetti partiti, rappresentati ai massimi livelli, va da se che non ci si sbaglia.
 
Tutto chiaro? Macché! In questi stessi giorni mi è giunta una bozza di “Interpellanza comunale” dei capigruppo di centro-sinistra del Comune di Ascoli Piceno. In sintesi, la stessa contesta, in modo per me ineccepibile, i progetti per il potenziamento del “Municipio-padrone” portato avanti dal centro-destra. Richiamando, punto 10 della interpellanza: “sentenze di vari TAR, del Consiglio di Stato e della stessa Corte di Giustizia Europea” che “vietano ai Comuni in maniera definitiva e netta qualsiasi affidamento senza gara <in house> per la gestione di un servizio di interesse pubblico generale”.
 
Ma è così difficile restarsene con gli enti strumentali: Consorzi, Municipalizzate e Aziende Speciali? Società che, aperte, questa volta, al cittadino attraverso bilanci partecipati, come consentito da statuti e regolamenti disciplinati, per legge, dagli stessi Enti Locali e non dal codice civile come le società di capitali, e, non meno, “obbligate al pareggio di bilancio”, cioè a non fare mercato o utili, non inquinerebbero né i beni comuni che resterebbero tali, né il mercato? Mercato che ne sarebbe, in più, aiutato?
 
O, tralasciando l’Enron o la Worcom, perché non affidare i “beni comuni” alla public company per eccellenza; ad esempio l’Unipol; con l’a.d. con gadget personale da un milione di euro all’anno?
Altidona 18 marzo 2006 – Luigi dr. avv. Meconi (un segretario comunale di montagna)         
P.s. dedico questa mia alla giornata mondiale della pace. Non riesco a non vedere guerre dietro la liberalizzazione dei beni comuni.

20/03/2006





        
  



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