Lambiente naturale del Piceno è davvero sostenibile?
Ascoli Piceno | Panoramica di un territorio che a volte, promette bene, ma razzola male.
di Anna Laura Biagini
Distretto culturale, pensare il Piceno come un evento, evidenziare le risorse e le specificità della zona. Parole che spesso leggiamo sui giornali, soprattutto dette da politici locali, su prospettive ottimistiche di sviluppo ambientale e culturale della nostra provincia. Ma effettivamente, qual è la situazione attuale dell’ambiente? Dove viviamo e cosa facciamo ora, in attesa di sviluppi futuri?
Innanzitutto uno sguardo generale all’ambiente, alla salute del nostro territorio, che è scenario indispensabile per realizzare concretamente i progetti auspicati. Le zone protette sono molto poche soprattutto se si pensa che sono incluse quasi per la totalità, nei due parchi nazionali, Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e Parco dei Monti Sibillini. Insieme quasi 80 mila ettari di espansione. Apprezzabile anche la Riserva Naturale della Sentina, di recente istituzione. I nostri standard sono comunque molto bassi rispetto a quelli nazionali.
Degno di menzione anche il Parco Marino Piceno, progetto interregionale in fase avanzata di attuazione, applicato all’area compresa tra le due foci dei fiumi Chienti e Salinello. Il prospetto iniziale prevede la conservazione delle specie animali e vegetali, di singolarità biologiche, una gestione che tenga presente il rispetto dell’equilibrio uomo-ambiente, la promozione di attività educative, di formazione e ricerca ambientali, la difesa degli equilibri idraulici e idrogeologici, la valorizzazione e sperimentazione di attività produttive ecocompatibili.
Ma la cornice è ancora opaca, salvaguardia dell’ambiente non significa solo parchi, ma anche gestione dei rifiuti, dell’acqua, del verde pubblico. Ad Ascoli vengono prodotte 466.572 tonnellate di rifiuti industriali e 192.146 tonnellate di rifiuti urbani. Solo il 6,6% di questi ultimi viene sottoposto a raccolta differenziata. Dai dati Legambiente del Rapporto Ecosistema Urbano, emerge anche che la qualità della nostra aria è tutt’altro che salubre. Il valore medio di concentrazione di polveri sottili è di 40,5 mg/mc, quando i parametri nazionali vanno da 16,9 a 64,0.
Fortunatamente l’acqua ha un’ottima qualità e il suo consumo pro capite è inferiore alla media nazionale, 210 litri al giorno per abitante. Negative però le perdite di rete registrate nel servizio idrico, e la carenza infrastrutturale anche per quanto riguarda la depurazione. L’Amministrazione provinciale è già intervenuta in proposito con due pratiche: la firma di un protocollo d’intesa con altre province, grazie al quale avviare un percorso di ricerca di finanziamenti per studiare le risorse geometriche di Acquasanta Terme; un progetto predisposto dall’Uoc Risorse Energetiche, per produrre energia elettrica fotovoltaica con impianti installati sui tetti delle scuole.
Nel quadro complessivo quindi gli ascolani consumano poco, eccetto per consumo di carburante, che ci vede 59esimi nella classifica nazionale. Una vergogna considerata l’ampiezza della nostra provincia e l’esiguità delle città. Agglomerati urbani che comunque dispongono ancora di poche aree verdi, circa 3 metri quadrati per abitante, contro i 13 delle altre città marchigiane. La posizione di Ascoli in classifica nazionale, manco a dirlo, è quasi agli ultimi posti.
Forse la carenza parte dall’alto, da amministrazioni che solo di recente si preoccupano di educare all’ambiente e di diffondere una cultura volta al rispetto delle ricchezze naturali. L’abusivismo edilizio è in calo, le attività di ecomanagment sono in aumento, ma per pensare ad un reale profitto su cui poter davvero contare, derivante dall’ambiente, il turismo responsabile non deve restare solo una parola di moda usata pensando a mete esotiche.
Il numero degli agriturismi è in ascesa, le nostre colline iniziano a gareggiare con quelle toscane. Facciamo che la sostenibilità diventi tangibile, con la salvaguardia del patrimonio eno-gastronomico e delle tradizioni. Sì a progetti come Pescaturismo, che consente a pescatori a livello artigianale di ospitare sulla propria imbarcazione dei turisti. Sì a Ittiturismo, che unisce offerta turistica del Pescaturismo con servizi a terra, come ospitalità nelle abitazioni tipiche nei borghi, ristorazione a base di prodotti tipici, immersioni e istituzione di un patrimonio museale a tema ittico.
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02/03/2006
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