Nel prendere visione della Determinazione n. 285/2006 a firma del Dirigente del Settore Attività Sociali, già nell’oggetto, si legge una polemica sterile contro non si sa chi, e nelle motivazioni giustificative dell’atto un insieme di considerazioni che nulla hanno a che fare con le capacità decisionali e gestionali per le quali il Dirigente è pagato con i soldi della collettività, arrivando addirittura a individuare nelle norme contrattuali e nelle tutele del lavoro l’origine delle inefficienze della Pubblica Amministrazione!!

Da un Dirigente pubblico ci si aspetta un impegno lavorativo volto alla risoluzione dei tanti problemi che il Comuna vive. E invece no!

Vale forse la pena ricordare che la P.A., come ogni altra realtà produttiva, è costituita da lavoratori e altri fattori che debbono essere organizzati dai Dirigenti. Nel caso in questione, invece di trovare le modalità ottimali affinché i dipendenti possano dare il massimo della loro professionalità, si impiega il proprio tempo, pagato dalla collettività, per lanciarsi in accuse gratuite contro le conquiste sindacali.
Vale forse la pena di ricordare che l’Italia non è la Cina, e il mercato del lavoro è fatto di regole che distinguono un paese progredito, poiché lo sfruttamento del lavoro, sotto qualsiasi forma, non deve avere posto in un paese civile.

O forse tale atto è un’autodenuncia di incapacità a gestire le risorse umane affidategli nel rispetto di regole consolidate che costituiscono quell’istituto che si chiama “diritto del lavoro”. In verità qualche sospetto lo abbiamo avuto a partire dai tafferugli verificatisi nel suo settore e dalle continue richieste di trasferimento del personale che dovrebbe essere gestito al meglio.

Eppure le ottime capacità gestionali sono state recentemente premiate dall’Ente con una retribuzione di risultato di circa €.7.000,00, in aggiunta al congruo stipendio di cui beneficia, grazie ad un Contratto di lavoro, anch’esso frutto di rivendicazioni dei lavoratori.

La FP CGIL nel sollecitare l’intervento del Commissario, affinché faccia chiarezza e ristabilisca un momento di serenità, chiede con forza la revoca dell’atto dirigenziale in questione.