Si ammazza troppo poco
Ascoli Piceno | "Luso delle foibe è stato brevettato dal regime fascista"
Riceviamo da:
Il Partito della Rifondazione Comunista Circolo “Peppe Fanesi” – Ascoli Piceno
Il Partito della Rifondazione Comunista Circolo “Peppe Fanesi” – Ascoli Piceno
Vogliamo titolare così, con una sconsolata espressione del generale Mario Robotti, comandante fascista del XI Corpo d’Armata italiano di stanza in Slovenia, la nostra risposta agli strumentali e patetici attacchi della destra AN all’iniziativa “I crimini di guerra in Jugoslavia e i processi negati”.
Nel contesto di questi giorni le Foibe sembrano solo un pretesto di Brugni & Co. per attaccare la Provincia e il presidente Massimo Rossi in particolare, perché sono evidenti sia la scarsa conoscenza dei fatti storici che l’uso improprio e strumentale di questa penuria culturale.
Lo stesso Brugni crede di avere un’intuizione geniale quando ci ricorda “a dovere” le parole del Presidente Ciampi, il quale auspica una profonda opera di recupero della memoria storica italiana, ma non si rende conto che l’iniziativa proposta dalla Provincia si muove proprio in sintonia con l’auspicio del nostro Presidente della Repubblica, trattandosi di eventi che intendono fornire ai cittadini elementi utili per comprendere la complessità della storia del nostro paese, anziché estrapolare i fatti in una dimensione a-temporale isolata come pretendono invece certi revisionismi di una certa parte.
La destra si è fatta paladina della “Giornata del Ricordo”, separando la tragedia delle Foibe dal dramma complessivo che il nazi-fascismo ha provocato non certo da vittima ma da protagonista; per di più, a pochi giorni dal “Giorno della Memoria” della Shoah, la strumentalizzazione politica delle Foibe può costituire per qualcuno un tentativo disgustoso di impattare i crimini nazi-fascisti con quelli “slavocomunisti”, come se la tragedia di quegli anni la si possa misurare in base al criterio “noi abbiamo fatto questo? Voi avete fatto quest’altro!”.
Ricordare il dramma delle Foibe, ricordarlo storicamente come monito morale dell’assurdità della guerra, significa considerare un contesto ampio, che da quella terribile strage commessa dalle truppe di Tito nel 1945 abbraccia tutto il ventennio fascista e la sua politica di annientamento delle etnie slovena e croata nella Venezia Giulia, praticata sventolando l’idiozia del mito della superiorità della civiltà e della razza italica.
I fascisti italiani dimostrarono di essere all’altezza dei loro colleghi nazisti, con la brutale snazionalizzazione di tutto ciò che non risultava “italiano” (cioè, al tempo, fascista), la proibizione dell’uso della propria lingua di origine, la chiusura delle scuole e delle strutture pubbliche, la distruzione di interi paesi, l’imposizione di nomi e cognomi italianizzati (persino nelle lapidi), il cambiamento dei nomi di luoghi, le persecuzioni, le fucilazioni e le stragi, le deportazioni …
Nel 1942, al villaggio di Podhum, vicino Fiume, 91 abitanti furono fucilati perché considerati “sospetti” dalla milizia fascista e gli altri abitanti, 800 persone, tutti deportati.
Tra il 1942 e il 1943 migliaia di persone furono internate nel campo di concentramento di Gonars allo scopo di ripopolare il territorio sloveno con gli italiani.
Nel 1927 il gerarca e ministro dei lavori pubblici Giuseppe Coboldi Gigli sosteneva la necessità della pulizia etnica attraverso la sostituzione degli agricoltori sloveni con i coloni italiani del Regno. Nell’agosto 1942 Emilio Grazioli, alto commissario fascista di Lubiana (annessa al Regno d’Italia nel 1941), prospettava al Ministero dell’Interno l’internamento di massa della popolazione slovena e la sua sostituzione con quella italiana. Una vera e propria pulizia etnica “all’italiana”, condotta forse anche in maniera non proprio perfetta, dal momento che il prima citato generale Robotti lamentava che “si ammazza troppo poco”.
Dal 1927 al 1943 il Tribunale Speciale Fascista, cui spettava il compito di mantenere l’ordine secondo il principio del primato della razza e della civiltà italiana, ha emesso una serie lunghissima di condanne a morte e di internamento nei confronti di croati e sloveni.
Alla vigilia dell’8 settembre ’43, soltanto nella provincia di Lubiana, si contavano 33.000 persone deportate, circa 7.000 solo nei campi d’internamento italiani.
Solo qualche (tragica) cifra e qualche (tragico) esempio per rinfrescare la memoria a chi intende far partire la storia delle Foibe dal 1945, da quando cioè le truppe di Tito occuparono Trieste, dimenticando la lunga storia del “fascismo di frontiera” e le sue efferatezze.
L’identificazione italiani = fascisti, così come la contrapposizione italiani-slavi, non sono state inventate dai titini ma dagli stessi fascisti nel momento in cui hanno praticato la pulizia etnica in Venezia Giulia; e così anche la cultura della foiba è di matrice fascista, visto che oltre ad essere crudamente praticata, la minaccia di finire “in fondo alla foiba” compariva in molte canzoncine delle squadracce. Eccone una:
“A Pola xè l’Arena/ la Foiba xè a Pisin/ che buta zo in quel fondo/ chi gà un zerto morbin/
E chi con zerte storie/ fra i piè ne vegnarà/ diseghe ciaro e tondo:/ <feve più in là, più in là>”
Questa robaccia è stata anche pubblicata, con tanto di introduzione del sopra citato ministro Coboldi Gigli, che riportiamo: “La musa istriana ha chiamato FOIBA il degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell’Istria”. L’uso delle foibe è stato brevettato dal regime fascista.
Con ciò non intendiamo certo dare lezioni di storia – un lavoro che svolgono egregiamente gli storici di professione e gli Istituti come quello Provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche e dell’età contemporanea, che sta gestendo la tanto discussa iniziativa – ma vogliamo solo sperare che il patetico trio Brugni-Castelli-Antonini la smetta di invocare la par condicio ideologica riguardo un periodo tragico della storia del Novecento che è stato scritto e determinato soprattutto dalla dittatura fascista e dalla tradizione da cui provengono e permangono.
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09/02/2006
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