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“Italiani senza onore”

Ascoli Piceno | Nel Giorno del Ricordo, un pensiero alla “Norimberga negata” italiana. Spunto di riflessione utile, anche per i politici

di Anna Laura Biagini


Mettendo per un momento da parte le polemiche dei due schieramenti politici, sull’attenzione dedicata o meno alla giornata della memoria e al giorno del ricordo, ieri pomeriggio, presso la Biblioteca U. Toria, in Corso Mazzini, si è svolto un incontro dal titolo I crimini di guerra in Jugoslavia e i processi negati. Una riflessione voluta dall’Istituto Storico provinciale, dall’Assessorato alla Cultura della Provincia, per cui era presente la prof. Olimpia Gobbi, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Grottammare, insieme all’Associazione Blow up e alla Fondazione Libero Bizzarri.

L’evento fa parte di una serie di incontri, che proseguiranno domani alle 17.30, presso la Sala Kursall di Grottammare e sabato 11 alle 9.30, a San Benedetto presso l’Auditorium della Biblioteca comunale, quest’ultimo sarà riservato agli studenti delle scuole superiori. Momenti di riflessione, inviti ad approfondire la storia del ‘900, che è anche una storia di violenze, compiute da ambo le parti in causa, destra e sinistra.

In particolare, per il giorno del ricordo, si è analizzato più seriamente il tema del Confine Orientale, il contesto storico in cui esplose la guerra, la politica estera di occupazione sotto il Fascismo e i delitti compiuti in quei territori di confine, rimasti impuniti.

Questo è anche l’argomento del libro Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati, edito da Ombre Corte e scritto da Costantino Di Sante, Presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ascoli, presentato ieri all’incontro. Un’analisi della mancata Norimberga italiana, che non ha lasciato memoria giudiziaria, di una giustizia che evidentemente non è stata fatta. Anzi ha supportato lo stereotipo dell’italiano vittima e mai carnefice, nascondendo le colpe negli “armadi della vergogna”.

Italiani che non solo hanno subito l’invasore, ma che hanno fatto guerra. Un’Italia che si è alleata con Hitler e poi, dopo l’8 settembre si è divisa, combattendo al fianco degli alleati. “Quello del buon italiano”, spiega il prof. Umberto Gentiloni dell’Università di Teramo, “è un pregiudizio antico che dobbiamo conoscere e soprattutto comprendere. Inserire le vicende nel quadro storiografico e affrontare la questione su 3 livelli, come ha fatto Di Sante nel suo lavoro: l’identità europea e il difficile approccio con le violenze; il teatro della guerra, con la difficile ricostruzione storiografica; la distinzione fondamentale tra storia e memoria”.

Interessante anche il suggerimento della prof. Olimpia Gobbi, Assessore provinciale alla Cultura, che si lega al concetto di memoria, “come depositaria della consapevolezza collettiva, ma che ha bisogno di un supporto storico, per un approccio valido alla complessità. Questa”, spiega Gobbi, “è anche la linea didattica che l’amministrazione provinciale suggerisce alle scuole, leggere la memoria alla luce della complessità storica”.

Quindi non lasciamo spazio a polemiche, ma a riflessioni e ammissioni di colpa. “Il confine orientale”, ricorda Di Sante, “sarà per sempre una ferita nella nostra storia. Italiani come noi cacciati dalle loro case, deportati, imprigionati, uccisi. E noi di qua dalla linea cosa abbiamo fatto per loro? L’uso pubblico della storia, ne distorce il ricordo. Meglio fare meno celebrazioni e più conoscenza”. Riflettere su questo input potrebbe essere la strada per dirimere le questioni sollevate dai nostri politici locali.

09/02/2006





        
  



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