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Comitato Benigni. Un'analisi ed un comunicato stampa

San Benedetto del Tronto | Dura e senza mezzi termini l'analisi. Così come il comunicato stampa.

di Il Comitato Benigni Sindaco

Tra i partiti del centrosinistra è passata la candidatura di “Capitan Uncino”, (almeno è tale nell'immaginario collettivo, chi difende i poteri forti di SBT). Si è autoimposto candidato con il sostegno molto interessato dei micro-partiti, i partiti ad-personam, caserecci. Questi partiti fantasma si sono consumati e massacrati in pletore di riunioni interpartitiche per discutere il contorno programmatico fatto di niente condito con il nulla; di tutto e di più purché si arrivasse all'investitura di Capitan Uncino nella speranza di avere in contropartita, “un posto al sole”.

Si assiste alla farsa dei partiti bottegai, protesi all'assalto delle istituzioni, cercano voti in cambio di fumo, alcuni votati alla politica per il posto fisso garantito. Dirigenti per lo più provenienti da ceti medi benestanti (medici e professionisti), hanno preso il controllo della maggior parte dei partiti, non capiscono nulla di politica, ma in compenso, soprattutto i secondi hanno un gran senso della politica votata agli affari personali.
Ne esce un'Unione fondata su equilibri da partitocrazia feudale, al posto di mediazioni sociali che i partiti dovrebbero rappresentare. A loro discolpa bisogna dire che sono in linea con l'andazzo Nazionale.

I partiti di centrosinistra si sono completamente dimenticati che esiste un “popolo” (d’origine laica e cattolica) di sinistra fiero di appartenere ad un gruppo sociale marcato dalla propensione ideale e culturale fondato sul rigore etico, civico e deontologico nell'amministrare la città; un popolo che vuole serietà, morale e dedizione del politico verso la collettività; la democrazia partecipata, progressiva e progressista, l'uguaglianza, attenzione ai deboli e al diritto di cittadinanza.

In tutto questo, il popolo di centrosinistra si autoriconosce e si distingue dal popolo della destra.
Questi sentimenti di base permeano gli elettori di centrosinistra ed hanno il sopravvento sulle ideologie identitarie o di fede. La maggioranza spesso non sa nulla di Marx, Mazzini, Gramsci, Calamandrei o di Teologia, ma le aspettative di onestà civica più che giuridica del “politico”, non possono essere disilluse.

Di contro, abbiamo una “classe dirigente” dei partiti di centrosinistra molto disinvolta, tende ad americanizzare e personalizzare sempre più il loro rapporto con i cittadini; e questo si avverte sia nella cultura che nella pratica. Una classe dirigente che antepone l'economia dominante, l'interesse privato, il controllo della media e dell'apparato amministrativo come “forma” prevalente e dominante di fare politica.

La deriva nei partiti verso “l'isomorfismo” con le strutture di potere consolidate: alta finanza, grande industria, alti vertici dello Stato a livello nazionale; cariche amministrative, immobiliari, potenti corporazioni a livello periferico; ovunque c'è potere c'è un padrino politico, e spesso il potere nei rispettivi partiti e potere nelle cariche istituzionali coincidono, questo modo di fare ha fortemente disilluso il popolo di centrosinistra.

Una parte della colpa bisogna anche indirizzarla verso una parte del ceto intellettuale, la cultura ha smesso da qualche tempo di diventare coscienza attenta e critica della società, si è silenziosamente conformizzata, o adeguata fino a diventare ancellare a questo “nuovo corso” dei partiti e della democrazia (Per fortuna ci sono rimasti i comici).

Questa decadenza della politica e della cultura ha sortito pure un effetto deleterio sui giovani. La nostra becera classe dirigente ha smesso da qualche tempo di essere veicolo di nobili modelli sociali, culturali e ideali. Ora essi sono l'emblema della cultura da bottegaio, da furbetto di quartiere, di quello che riesce a vivere di rendita di posizione. Hanno quest’influenza particolarmente negativa in quanto personaggi pubblici, sempre sotto i riflettori, come tale sono la parte trainante, l'avanguardia nella decadenza di tutto il sistema.

Anche nel linguaggio questa classe dirigente si distingue: il famoso “politichese”, che fa dei partiti delle sette esoteriche, danno corso a discorsi e decisioni surreali, incomprensibili e/o inconfessabili alla maggioranza dei cittadini, sempre allusivi, mai coerenti e intellegibili. A noi normali “mortali” non è dato capire, partecipare, commentare. Siamo sempre vittime di programmi e promesse elettorali mai mantenute. Il “peso” della politica sui cittadini è diventato insostenibile, si replicano Provincie e microcomuni, commissioni, enti e società pubbliche per la loro gestione clientelare.
Oltre il tema della Politica sostenibile ci sono anche alcune riflessioni più generali da mettere sul tappeto: 1) Il nuovo laicismo 2) La democrazia che vogliamo

1) Il laicismo classico si riferisce alla separazione tra Stato e Chiesa, per la cultura di centrosinistra si pone il problema urgente della separazione tra Politica e affari e tra partiti e partitocrazia.
Per la destra questi temi non sono un problema, anzi, è la regola, ma per la cultura di sinistra è la differenza sostanziale è la distinzione primaria dalla destra.
Gli apparati della Pubblica Amministrazione devono eseguire gli indirizzi della Politica, ma non possono diventare “bottino di guerra”, centro di scambio dei partiti o emolumento per i candidati trombati. L'etica, la deontologia, devono diventare 'valore aggiunto' della sinistra!

2) I partiti di centrosinistra sembra che hanno dimenticato la “democrazia progressiva” di un tempo, e la democrazia “dentro i cancelli della fabbrica”, la democrazia dentro i partiti e nelle organizzazioni sindacali, il movimento sulla partecipazione, hanno sentimenti molto strumentali verso le “Primarie”. La domanda è pressante, per i partiti è questa la democrazia che vogliamo?, è sufficiente o è troppa quella che abbiamo? Da dove viene questa deriva autoritaria?
Cosa spinge i partiti di sinistra a restaurare la partitocrazia e rifiutare o strumentalizzare le “Primarie” per i candidati alle amministrazioni locali e nazionali, le primarie non sono un'avanzata della democrazia?
I pirati sono all'arrembaggio dell'isola che non c'è e soccombe, chi la salverà?


COMUNICATO STAMPA

A San Benedetto per non smentirsi

In alcuni degli incontri interpartitici, i nostri grandi diligenti cervelli, massacrati dal “brain storming” delle riunioni, hanno dato corso al meglio di loro, hanno prodotto dei veri e propri capolavori di furberia suicida: l'affondamento del Forum, inversione a U sulle “Primarie” e con un’operazione congiunta di potere e d’epurazione di tipo stalinista estranea alle tradizioni cattoliche, socialista e comunista della città, l'esclusione del Comitato Benigni dall'Unione. Ebbene, forse mai come in questo caso, la candidatura di una persona onesta come Peppe Benigni ha svelato la blindatura autoritaria del potere politico sambenedettese, la prigione della democrazia. Con l’esclusione prepotente e autoreferenziale, il potere politico cittadino, ha liberato se stesso e solo se stesso dalla “seccatura” delle 1000 firme raccolte per la partecipazione alle “Primarie” per il candidato Sindaco alle elezioni amministrative del 2006.

Con queste scelte, la “statura” politica da classe dirigente votata all'opportunismo ha prodotto il meglio di sé. Per chiunque queste decisioni sembrano autolesioniste sia dal punto di vista elettorale che politico, oltre che etico e democratico, perché l'esclusione di pezzi consistenti della sinistra dal fronte elettorale non fa che indebolire la coalizione e l'immagine sociale dell'Unione. La questione delle “Primarie”e atteggiamenti d’assalto alla diligenza dei partiti-virtuali unitamente a brutte consuetudini consolidate di “voto di scambio” pongono problemi seri al centrosinistra.

Il candidato Giovanni Gaspari non deve condividere le argomentazioni generali esposte sopra ma avere la sensibilità politica di allargare la sua rachitica Unione sambenedettese a quanto di tutto quello che abbiamo detto è presente a San Benedetto. Il Forum, il Comitato Benigni hanno posto con più insistenza la questione della partecipazione (lo sfregio che a questa si è data con delle primarie fantasma), la realizzazione del nuovo PRG per arginare la speculazione edilizia. C'è il coraggio di aprire un confronto/incontro? Se c'è, l'iniziativa può prenderla solo il candidato sindaco dei partiti dell’Unione e smetterla d’alimentare giorno dopo giorno la confusione intorno all’ing. Peppe Benigni: una confusione, ecco il punto, nutrita da notizie autenticamente false, inventate ad arte, ma con qualche scopo, e con il possibile risultato di disorientare i cittadini.

“COMITATO PEPPE BENIGNI SINDACO”

P.S. In merito ai recenti fatti di cronaca apparsi sulla stampa locale: negli ultimi tempi l’ing. Benigni è stato oggetto di una campagna falsa e denigratoria per cui ha ritenuto doveroso ricorrere a vie legali per tutelare la sua immagine di uomo pulito. Pertanto, come sono stati solidali tutti i componenti del Comitato, ci aspettiamo che la politica sambenedettese faccia altrettanto. In particolare quella di area politica vicina al Comitato Benigni.

03/02/2006





        
  



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