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Esondazione del '92. Per la Corte d'Appello il fatto "Non sussiste"

San Benedetto del Tronto | I Verdi sorpresi e perplessi. Curiosità ed impazienza per il testo della motivazione sulla quale si nutrono diversi dubbi.

di Carmine Rozzi

D'Angelo e Canducci dei Verdi


La sentenza perché il fatto non sussiste emanata dalla Corte d’Appello nei confronti dell’ing. Vincenzo Mattiolo riguardante il processo per l’esondazione del ‘92 non convince affatto D’Angelo e Canducci dei Verdi. “Aspettiamo con viva curiosità la motivazione – rileva Pietro D’Angelo - che purtroppo non avverrà prima di un paio di mesi. Siamo impazienti di apprendere come mai è stata rigettata e capovolta di 360 gradi la sentenza di primo grado che aveva accolto la tesi della colpevolezza per i progetti riguardanti, la sicurezza del fiume redatti a suo tempo”.

Per gli esponenti del Partito del Sole che Ride la Corte avrebbe accolto le tesi della difesa secondo la quale l’ultima esondazione rientra nella casistica delle manifestazioni climatiche “eccezionali”. Secondo Canducci, si definiscono “eccezionali” quei cataclismi, piccoli o grandi, che hanno ricorrenza con intervalli che vanno dai 3 ai 400 anni. Nel caso del Fiume Tronto questi si sono verificati negli anni ’20, ‘60 e ‘90 con una casistica di neanche 100 anni.

Gli stessi atti della Magistratura avrebbero invece escluso con chiarezza che siano stati fenomeni atmosferici di natura “eccezionale” a causare l’evento. Secondo le precise e documentate relazioni scientifiche e fotografiche del “Libro Bianco sul Tronto” dei Verdi (utilizzato come atto d’accusa nel primo processo) l’alveo del fiume fu notevolmente ridotto e dragato proprio dai lavori fatti in esecuzione del progetto redatto dall’ingegner Mattiolo.

La sentenza che nella formula “perché il fatto non sussiste” raggiunge il massimo dell’assoluzione in pratica ritiene che il comportamento professionale del Mattiolo non abbia influenzato sul verificarsi dell’esondazione. I giudici della Corte d’Appello (dovendo speculare nell’attesa della motivazione) sarebbero quindi convinti che fossero fattori diversi dall’opera dell’ingegnere ha causare l’evento. Secondo i Verdi molti sono ancora i punti oscuri da chiarire riguardo alla vicenda e la sua ultima conclusione.

 “Pur nel pieno rispetto della legge e delle sue decisioni – precisa Canducci – sono tuttavia molte le perplessità che ci lasciano dubbiosi. Come farà la motivazione della Corte d’Appello a rovesciare la sentenza di primo grado disconoscendo le numerose e documentate perizie? Come farà a non tener presente che, dalle vicinanze del Fosso Sant’Anna (comune di Monteprandone) verso ovest l’alveo del fiume, dopo gli interventi della progettazione Mattiolo, si è ristretto quasi del 50 %, come documentato dalle foto aeree riportate dal nostro libro?” Come mai sono sparite le foto presenti nel processo di primo grado?”.

Se la motivazione confermerà l’ipotesi di “calamità naturale” allora, secondo i Verdi, il Fiume Tronto è a rischio immediato e continuato. Per D’Angelo gli insediamenti in alveo, che sono aumentati negli anni invece di diminuire, sono da considerarsi tra i principali fattori d’esondazione che ne hanno determinato l’ultima del ’92 e che potrebbero, con altissime probabilità, essere in futuro la causa di altre.

La prova inequivocabile è fornita dal fatto che l’ultima esondazione ebbe una capacità di appena 800 metri cubi il secondo contro i 2 mila del 1929 ed i 1.200 del 1959 facendo terminare a D’Angelo e Canducci che essa non poteva essere la sola causa dello straripamento. D’Angelo fa rilevare come il suo partito già dal lontano 16 e 18 aprile del ’92 e ’93 aveva comunicato una precisa e documentata denuncia alla Procura della Repubblica e al Ministero per l’Ambiente sui pericoli di un’esondazione dovuta al “dissesto idrogeologico del territorio nella Valle del Tronto”.

23/02/2006





        
  



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