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BIT: una farsa?

San Benedetto del Tronto | Lettera alla redazione di un marchigiano trapiantato a Milano.

di Luigino Vagnozzi*


Gentile Direttore,
Le scrivo per mostrare tutto il mio disappunto per quello che ho potuto leggere sulla stampa locale on line in merito allo svolgimento della BIT a Milano nello scorso week end. Ho letto di una fiera “internazionale”, di un successo senza precedenti, dello stand migliore mai realizzato.
Mi piacerebbe poter dire la mia, visto che sono un testimone diretto dell’evento.

Ho avuto modo di visitare la BIT domenica 19 febbraio, nel momento del massimo afflusso alla fiera. Da marchigiano trapiantato a Milano, fortemente legato per motivi familiari al turismo della Riviera delle Palme, mi sono immediatamente recato a visitare lo stand della Regione Marche. Vista la posizione abbastanza decentrata, ho avuto modo di attraversare tutti i padiglioni che ospitavano le esposizioni delle altre regione italiane. Tra gli altri ho potuto apprezzare gli stand e l’organizzazione della Puglia, del Lazio, della Sicilia, della Lombardia, che mi hanno colpito per attrattività delle strutture, entusiasmo degli espositori e partecipazione del gran pubblico presente.

Ho raggiunto lo stand delle Marche, difficile da notare a causa dei colori spenti e della posizione decentrata: nell’ora di punta, le 11,30 circa, ho trovato un vero e proprio deserto. Uno stand “difficile” da visitare, in quanto chiuso su più lati, labirintico nel layout, contrariamente agli altri aperti ed accoglienti. Ho cercato per alcuni minuti di capire se ci fosse qualcuno, fino a quando ho scoperto che centralmente c’era una folla che ascoltava la conferenza stampa di Luciano Agostini.

Assieme ad amici arrivati da San benedetto per l’evento, ho ascoltato la conferenza, e nel frattempo ho osservato con attenzione chi fosse il parterre dell’incontro: ebbene, ad ascoltare il resoconto della politica turistica regionale c’erano, per la stragrande maggioranza, politici marchigiani di qualsiasi livello, regione, province e comuni, oltre a qualche giornalista in trasferta per l’evento.

Presenti alla conferenza stampa anche alcune classi dell’istituto turistico di Grottammare, il futuro del turismo della Riviera delle Palme: i ragazzi erano nelle ultime file, ascoltando compostamente, seduti in terra visto il poco spazio a disposizione nello stand labirinto, e ad un certo punto gli organizzatori li hanno invitati a spostarsi (dove?) per fare spazio evidentemente ad altri politici che reclamavano una migliore posizione per le foto che sarebbero apparse l’indomani sulla stampa locale.

Abbiamo aspettato la fine della conferenza stampa, per cercare di capire un po’ meglio chi fosse presente all’evento, oltre ai politici: ebbene è durante il buffet e le interviste di rito che ci siamo resi conto che non c’era nessun turista, nessun operatore internazionale o che non fosse marchigiano, ma solo politici che straparlvano a loro stessi dell’offerta turistica marchigiana e dei risultati raggiunti: insomma, hanno organizzato una fiera solamente per loro, o più probabilmente per l’imminente campagna elettorale.

La cosa più interessante è stata camminare tra la gente che cercava di strappare tra la folla un paio di olive all’ascolana, e ascoltare i commenti: i politici stessi, tra un’oliva e una foto, parlando tra loro o con conoscenti presenti, criticavano lo stand, l’organizzazione e la scarsa affluenza di operatori, quando un minuto prima, davanti a telecamere e taccuini avevano affermato esattamente il contrario.

Ammetto che sono rimasto solamente due o tre ore nello stand delle Marche e che sicuramente negli altri giorni il successo potrebbe essere stato notevole, ma non nascondo tutta la mia delusione nel sentire parlare i nostri politici di risultati raggiunti e grandi programmi turistici a ridosso delle elezioni, quando tutti conoscono la crisi del turismo negli ultimi due anni.

E’ impossibile negare infatti il calo dei volumi d’affari del turismo, in particolare nella Riviera delle Palme: quando si parla di aumento degli arrivi da un anno all’altro, bisognerebbe incrociare il dato con le presenze e cioè con i giorni di vacanza passati nelle nostre città, il tono delle analisi cambierebbe di certo.

In tutto questo la BIT rappresenta un’altra occasione mancata: un evento organizzato per permettere agli operatori marchigiani di incontrare chiunque volesse visitare la nostra bellissima regione (dov’erano gli stranieri?), trasformata in una vetrina per politici in campagna elettorale e venduta tramite la stampa come un successo.
Quello che mi aspettavo dalla BIT era vedere operatori interessati al prodotto Marche e politici che riconoscessero la crisi del sistema turistico e proponessero qualcosa di concreto per una soluzione che non sia una loro gita fuoriporta a Milano.

Per non sembrare solamente un cittadino critico, ma riconoscendo anche i passi avanti fatti (ad esempio il portale turistico regionale on line) mi permetto anche di suggerire alcuni punti di riflessione riguardo al turismo marchigiano e sambenedettese in particolare:

1) una delle priorità è avere un aeroporto in grado di ricevere turisti provenienti da tutto il mondo e quindi con collegamenti efficaci; purtroppo lo stato dell’aereoporto di Ancona è tutt’altro che tranquillizzante: calo costante dei passeggeri, sempre meno collegamenti, incapacità di reagire alla concorrenza di Rimini, Forlì e Pescara. La gestione politica dello scalo dorico anziché creare ricchezza, continua a bruciarla, visto che è stato deliberato un altro aumento di capitale di 5 milioni di euro (soldi pubblici!) per coprire le perdite;

2) I collegamenti ferroviari, nonostante gli investimenti pubblicitari garantiti negli ultimi anni a Trenitalia, sono perfettamente pianificati per scoraggiare chiunque voglia visitare le Marche in treno;

3) La promozione turistica all’estero, vista la scarsa affluenza di turisti stranieri, mi sembra quantomeno inefficace: potremo fare tutte le BIT internazionali del mondo, ma se continueremo a mandare anche in quelle occasioni politici che si destreggiano a malapena con la madrelingua, credo che i risultati non cambieranno;

4) Il turismo congressuale è praticamente inesistente: Rimini, che ha subito l’abbandono pressoché totale dei turisti tedeschi negli ultimi anni, ha reagito investendo con successo su fiera e congressi: San Benedetto, che sicuramente non ha nulla da invidiare aRimini, è riuscita a creare un Palacongressi che rimane tuttora una cattedrale nel deserto;

5) Gli imprenditori del turismo oramai, preferiscono fare gli immobiliaristi, trasformando gli hotel in residence: la politica dovrebbe sostenere maggiormente l’imprenditoria, anche cercando di attirare nuovi investimenti dall’esterno;

6) Fare sistema significa anche continuare a valorizzare il bellissimo entroterra: riconosco che è stato fatto molto in questo senso e per questo auspico che non si arrivi alla distruzione di tutto questo lavoro consentendo l’arretramento dell’ autostrada. Si spera che Massimo Rossi continui a difendere il territorio così come ha fatto fino a oggi.

7) E infine, ma non perché sia di minore importanza, auspico che alle nuove generazioni venga ritagliato un ruolo sempre più importante: non serve creare dal nulla istituti e corsi di laurea specializzati in turismo (come si è fatto e si sta facendo a Grottammare e San Benedetto) se poi vengono abbandonati e non integrati nel territorio e nell’economia nazionale.

Sottolineo che in questo intervento non c’è nulla di politico: sentivo di dire questo, anche per farmi portavoce delle molte persone, primi fra tutti gli studenti, che, con molta delusione hanno visitato la BIT e poi hanno letto tutt’altro sui giornali e che sperano che ciò possa non ripetersi in futuro.

* un nostro lettore

22/02/2006





        
  



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